Imam stranieri, Fratelli musulmani e salafiti fomentano le rivolte con i loro appelli. Sotto la violenza esibita nei quartieri-ghetto si diffonde il proselitismo dei terroristi.
L'edificio dove è stato colpito Al-Qurayshi, nel riquadro (Ansa)
Al-Qurayshi, privo di una gamba, è stato visto da un drone zoppicare sul tetto di casa. La Cia l’ha così riconosciuto e messo sotto sorveglianza fino all’attacco.
La notizia della morte di Abu Ibrahim Al Hashimi Al Qurayshi è stata annunciata dal presidente Joe Biden: «Ora il mondo è più sicuro». Il jihadista aveva preso il posto di Abu Bakr Al Baghdadi nel 2019. Suicidandosi, ha provocato la strage di sei bambini.
L'eliminazione di Al Baghdadi è un successo del leader Usa che fa contenti curdi, siriani e turchi. I media criticano la versione della Casa Bianca, ma nessuno fiatò sulla oscura uccisione di Osama Bin Laden sotto Barack Obama.
Il dipartimento di Stato americano ha classificato le sigle. La maggior
parte operano in Medioriente e nel Sudest asiatico. Non mancano le fazioni vicine all'Arabia Saudita,
storico alleato degli Usa.
Spiccano le «armate» operativi nel Continente nero. Non soltanto gli
islamisti di Boko Haram e Al Shabaab, ma anche l'esercito di resistenza
del Signore, che sogna uno Stato teocratico ispirato ai Dieci
comandamenti.
La mediatizzazione e la spettacolarizzazione hanno creato competizione tra gli autori delle stragi, che sempre più spesso sono singoli individui in cui è difficile distinguere tra motivazioni ideologiche e personali. Per l'analista Guido Olimpio si tratta di un fenomeno in ascesa che rappresenterà una delle principali sfide per l'Occidente. E così i metodi terrirstici tradizionali sono destinati a scomparire.