2022-02-04
Il leader dell’Isis si fa saltare in aria per sfuggire al blitz degli Usa in Siria
La notizia della morte di Abu Ibrahim Al Hashimi Al Qurayshi è stata annunciata dal presidente Joe Biden: «Ora il mondo è più sicuro». Il jihadista aveva preso il posto di Abu Bakr Al Baghdadi nel 2019. Suicidandosi, ha provocato la strage di sei bambini.Il califfo dell’Isis Abu Ibrahim Al Hashimi Al Qurayshi alias di Amir Muhammad Sa'id Abdal Rahman Al Mawla, noto anche come Hajji Abdallah, è stato ucciso nella notte tra mercoledì e giovedì dalle forze speciali dell’esercito statunitense. Il blitz è avvenuto ad Atmeh, una città vicino al confine con la Turchia nella provincia di Idlib che è controllata dai ribelli. Ad annunciare il raid iniziato intorno alla mezzanotte di mercoledì e l’uccisione del leader delle bandiere nere, è stato il presidente americano Joe Biden che parlando alla Roosevelt Room della Casa Bianca ha anche detto: «Questa operazione è una testimonianza della portata e della capacità dell’America di eliminare le minacce terroristiche indipendentemente da dove cercano di nascondersi in qualsiasi parte del mondo. Oggi il mondo è più sicuro». Che qualcosa di grosso stesse succedendo da qualche giorno nel nord-ovest della Siria lo si era capito dall’intenso traffico di aerei e di droni sulla regione e lo stesso vale per l’insolito silenzio di alcuni membri del Pentagono che da tre giorni erano letteralmente spariti dai radar. Un fatto questo che precede sempre qualche grosso evento; era stato così per l’Operation neptune spear condotta dai Navy seal che nella notte del 2 maggio 2011 uccisero Osama Bin Laden ad Abbottabad (Pakistan) e stesso copione per il blitz avvenuto la notte del 27 ottobre 2019 quando le truppe speciali americane, assistite dai curdi, presero d’assalto il nascondiglio di Abu Bakr Al Baghdadi che si era nascosto a Barisha, un villaggio di circa mille abitanti situato nel nord-ovest della Siria. Secondo le prime ricostruzioni, nell’assalto (durato circa 90 minuti) è stato utilizzato un elicottero che ha trasportato circa due dozzine di militari americani supportati da altri elicotteri da combattimento, droni Reaper armati e jet d’attacco. I soccorritori siriani hanno dichiarato che nel blitz dell’altra notte almeno 13 persone, tra cui sei bambini e quattro donne, sono state uccise mentre Al Qurayshi si sarebbe fatto saltare in aria.Iracheno di origine turkmena, era nato nel 1976 a Tal Afaruna, città a ovest di Mosul. Qui si sarebbe laureato in Scienze islamiche al gran collegio Mosul Al-Adham Abu Hanifa Al Numanin. In seguito divenne ufficiale dell’esercito iracheno di Saddam Hussein, che lasciò dopo la scellerata decisione degli americani di sciogliere l’esercito iracheno nel 2003. Come molti ex ufficiali dell’esercito iracheno rimasti da un giorno all’altro disoccupati, entrò a far parte di Al Qaeda. Venne arrestato e mandato nel campo di prigionia di Bassora, conosciuto anche come Camp Bucca dove era detenuto anche Abu Bakr Al Baghdadi. Con il califfo dell’Isis i rapporti non furono sempre dei migliori, violento e ambizioso Al Qurayshi cercò più volte di estendere il proprio potere e a quel punto Al Baghdadi, vista la crescente pericolosità, decise di dargli spazio mettendolo a capo della sua sicurezza personale ma non solo, gli affidò anche la gestione della sicurezza in Siria e in Iraq, oltre a dargli il compito di eliminare chiunque all’interno dell’Isis manifestasse l’intenzione di iniziare la scalata ai vertici. Così Al Qurayshi non deluse le attese dando sfoggio di tutta la sua crudeltà tanto che venne soprannominato «il distruttore» per l’immane ferocia mostrata contro i yazidi sterminati nell’agosto del 2014 nell’area del Sinjar (nord dell’Iraq). Una figura quella di Al Qurayshi comunque avvolta nel mistero come ci conferma Franco Iacch, analista strategico : «Lo Stato islamico, contrariamente a quanto avvenuto con Al Baghdadi, non ha mai diffuso una foto, un video o un suo messaggio audio. I suoi seguaci, di fatto, sono stati invitati a prestare giuramento ed offrire la loro fedeltà ad un “fantasma”». Ma perché, apparire non avrebbe potuto infondere coraggio ai miliziani? «Si tratta di una scelta dettata esclusivamente da motivi di sicurezza. Le prime informazioni pubbliche risalgono alla sua investitura ufficiale in un messaggio audio diffuso il 31 ottobre del 2019 e letto dal nuovo e attuale portavoce dello Stato islamico, Abu Hamza Al Qurayshi. Quest’ultimo, presentando il nuovo califfo, lo definì come “studioso, emiro della guerra e profondo conoscitore delle strategie militari degli Stati Uniti”. Al Qurayshi, infine, avrebbe combattuto in diverse occasioni contro gli eserciti dell’Occidente. Anche il suo nome di battaglia suggeriva che rivendicava una discendenza con il profeta Maometto, uno stratagemma per mantenere la continuità organizzativa. Un califfo, infatti, deve possedere determinati attributi e credenziali: musulmano, adulto, devoto, sano di mente, fisicamente integro e provenire dalla tribù Al Quraysh della Penisola arabica. Soltanto un legittimo califfo può richiedere la fedeltà di tutti i musulmani». Ora cosa accadrà? «Attendiamo la conferma della morte ad opera dello Stato islamico e la nomina del nuovo califfo. Se confermata, a darne notizia sarà la Fondazione Al Furqan. Non ci vorrà molto tempo. Tutto accadrà in una precisa sequenza di eventi che ben conosciamo».
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