2023-07-02
I servizi segreti in allerta. L’islam radicale «soffia» su 2,5 milioni di persone
Imam stranieri, Fratelli musulmani e salafiti fomentano le rivolte con i loro appelli. Sotto la violenza esibita nei quartieri-ghetto si diffonde il proselitismo dei terroristi.«Non abbiamo paura, siamo musulmani, musulmani orgogliosi. Se i poliziotti cercano di ucciderci, li uccideremo a nostra volta. Siamo autorizzati, è scritto nel Corano». Questo è quello che ha detto un barbuto manifestante in favore di telecamere lo scorso 30 giugno a Parigi. Il video diventato subito virale non è che la prova di come gli estremisti islamici stiano cavalcando le proteste in Francia e nessuno è in grado di sapere cosa potrà accadere nei prossimi giorni. La Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) e la Direzione generale per la sicurezza esterna (Dgse) seguono con estrema preoccupazione l’evolversi delle proteste e le conseguenti minacce alla sicurezza dello Stato che provengono dai circoli dell’islam radicale francese: gettano benzina sul fuoco delle proteste e cavalcano i temi cari alla Fratellanza musulmana, ovvero la vittimizzazione dei musulmani, l’islamofobia e tutto l’armamentario dottrinale dell’islam politico. Il timore degli apparati di sicurezza è che ora la protesta contagi le oltre 751 «Zone urbaine sensible» (Zus), quei territori intraurbani definiti dalle autorità pubbliche «obiettivo prioritario della politica urbana, in base a considerazioni locali legate alle difficoltà vissute dagli abitanti di questi territori». Lì vivono almeno quasi 5 milioni di persone delle quali circa la metà - secondo l’Osservatorio nazionale delle aree urbane sensibili (Onzus) - è di origine immigrata ed in particolare proveniente dal Nord Africa. Ed è proprio in queste aree nelle quali lo Stato non è più presente, dove la polizia o i servizi medici ricevono sassate e bombe molotov, che i predicatori salafiti itineranti negli ultimi 30 anni hanno gettato i semi del male con i loro sermoni infuocati. Tutti coloro che si sono succeduti alla guida della Francia hanno sottovalutato il pericolo rappresentato dall’affermazione dell’islam estremo ed in particolare quello legato alla corrente salafita. Chi per convenienza elettorale, chi per denaro e chi per questioni ideologiche, come nel caso dei partiti di sinistra. Il fiume di denaro che è arrivato in Francia per edificare le oltre 2.500 moschee e luogi di culto (stima del 2022 dell’Ufficio dei Culti del ministero dell’Interno mentre erano meno di 100 nel 1970), è arrivato dall’Arabia Saudita, dal Qatar e da altri paesi del Golfo ai quali si è aggiunta anche la Turchia. Gli errori del passato non potevano portare che a disastri che sono puntualmente arrivati prima con le decine di uomini e donne francesi che negli anni Novanta si unirono alle guerre afghane, cecene e balcaniche affasciati dall’allora leader di al-Qaeda Osama Bin Laden e poi dal 2013 con la nascita dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante del califfo dell’epoca giordano al-Zarqawi, un combattente fuoriuscito da al-Qaeda, e poi dall’iracheno al-Baghadi. Come detto il vento della jihad ha soffiato e continua a farlo sulle banlieue, e nelle Zus di tutto l’Esagono e non è un caso che da qui siano partiti per il «Siraq» buona parte degli almeno 1.500 foreign fighter francesi (300 donne) che rappresentano circa la metà di tutti i jihadisti europei. Gli attentati del 2015-2016 sul suolo francese commessi anche da cittadini francesi misero la classe politica di fronte a una situazione mai vissuta prima, senza dimenticare che dal 2012 gli attacchi terroristici hanno ucciso 271 persone e ne hanno ferito quasi 1.200. Inoltre, sono stati sventati 71 attentati, di cui 63 ad opera della Dgsi. Altro choc per la politica e l’opinione pubblica è sapere che in Francia, ci sono circa 24.000 persone sulla lista «S» e 20.000 persone considerate potenzialmente pericolose a causa della loro radicalizzazione sul Fsprt (Fichier de traitement des signalements pour la prévention de la radicalisation terroriste), di cui il 15% sono stranieri (circa 3.000). Altro tema delicato è quello relativo alle carceri dove imperversano sedicenti imam che avvelenano un clima già pesante e che si occupano di convertire prigionieri e personale che lavora negli istituti di pena. Con circa 300 persone attualmente incarcerate per atti di terrorismo e oltre 270 persone rilasciate tra il 2020 e il 2022, la potenziale minaccia rappresentata dai detenuti e dagli ex detenuti è al centro delle preoccupazioni della Dgsi. La protesta di questi giorni rischia di travolgere città come Lille, Lione, Marsiglia, Parigi, Strasburgo, o Roubaix, città della Francia dove i musulmani sono la maggioranza, senza dimenticare piccoli centri come Lunel, piccola città situata tra Montpellier e Nîmes, in grave declino economico da diversi decenni: oltre il 10% dei disoccupati e il 25% della popolazione che vive in povertà fanno della città una delle più povere e più islamizzate di Francia e da dove sono partiti 20 giovani (alcuni dei quali convertiti all’islam) diretti in Siria. Infine, nessuno è in grado di prevedere cosa accadrà alla riapertura delle scuole francesi che sono ormai da tempo l’obbiettivo dell’offensiva della Fratellanza musulmana grazie alla quale fare l’insegnante oggigiorno è uno dei mestieri più pericolosi in Francia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.