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L’Ilva è stata massacrata dalle inchieste flop. Il green è la mazzata finale
Acciaieria Ilva (Getty)
Il cappio della sinistra e dei pm sta uccidendo la più grande acciaieria d’Europa. Un omicidio in nome della salute che affossa il Paese e punisce 6.000 dipendenti.

Quando an che l’ultimo altoforno sarà spento, sulla storia dell’Ilva calerà il sipario e si potrà scrivere un libro per spiegare a scuola le ragioni del declino industriale dell’Italia. Immagino già il ti tolo: Così si uccide un’azienda. Sottotitolo: Eutanasia della più grande acciaieria d’Europa. Perché è questo ciò che accadrà. E a dire il vero sta già accadendo: nei prossimi giorni, 5.700 dipendenti saranno messi in cassa integrazione, poi a gennaio diventeranno 6.000. In pratica, il polo siderurgico di Taranto verrà messo in standby. Nessuno ufficialmente dirà di aver staccato la spina, ma la sostanza è questa. Lo dice il sindacato, che invoca l’intervento dello Stato per evitare la chiusura. Ma se anche il governo volesse, per l’Ilva non potrebbe fare niente, perché 13 anni di inchieste e processi hanno fatto il vuoto intorno alla fabbrica.

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Altoforno acciaierie Ilva (Imagoeconomica)
La società aveva segnalato che la procedura per lo stop all’impianto era rischiosa.
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Il presidente di Acciaierie d’Italia (l’ex Ilva), Franco Bernabè (Ansa)
L’Ue dice sì agli aiuti tedeschi. Nessun accordo tra i soci Arcelor e Invitalia. Venerdì assemblea: 320 milioni o rischio chiusura.
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Agonia per l’Ilva: altri soci o nazionalizzare
Franco Bernabè (Imagoeconomica)
Mercoledì l’assemblea. Fitto torna all’idea di 6 mesi fa e propone a Invitalia di acquisire un ulteriore 20% con partner del settore. Ma quelli disponibili a giugno ora trattano per Piombino. Senza contrappeso ad Arcelor, Taranto deraglia. Meglio che entri lo Stato.
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Secondo i sindacati non c’è garanzia che Jindal faccia le rotaie della commessa Rfi in Italia, nell’unico stabilimento che potrebbe produrle: però al momento è fermo e ha 1.428 lavoratori in Cig da dieci anni.
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