2023-12-20
Berlino si finanzia l’acciaio di Stato. Qui per salvare l’Ilva mancano 5 miliardi
Il presidente di Acciaierie d’Italia (l’ex Ilva), Franco Bernabè (Ansa)
L’Ue dice sì agli aiuti tedeschi. Nessun accordo tra i soci Arcelor e Invitalia. Venerdì assemblea: 320 milioni o rischio chiusura.Impantanata. A poche ore dall’assemblea di venerdì, decisiva per il futuro dell’ex Ilva, non c’è modo migliore per descrivere la situazione in cui si trova il sito siderurgico pugliese. Le ultime in ordine cronologico ci dicono che i debiti verso i fornitori stanno aumentando, che a oggi le aziende dell’indotto non sono in grado di pagare le tredicesime ai loro dipendenti, che il Tar del Lazio ha annullato la sospensione della cassa in deroga per un massimo di 2.500 lavoratori e che il vertice di lunedì pomeriggio tra i ministri competenti - oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, c’erano Giorgetti, Fitto e Urso, è stato un mezzo flop. O comunque non ha portato a nessuna soluzione. Eppure una soluzione per un’azienda che si ritrova con un presidente (Franco Bernabè) autodefinitosi in uscita, serve e anche in tempi rapidi. Oggi a Palazzo Chigi c’è l’incontro con sindacati che si preannuncia ad alta tensione e soprattutto a strettissimo giro i due soci - ArcelorMittal (62%) e Invitalia (38%) - dovranno trovare una quadra sul rifinanziamento del sito dell’acciaio che altrimenti rischia sul serio di chiudere i battenti. Quanto serve? Nell’immediato, per fronteggiare la crisi di liquidità, occorrono non meno di 320-350 milioni. Che nel medio periodo diventano quasi 2 miliardi e poi arrivano fino a quota 5 per un rilancio definitivo che punti sulla transizione energetica. Chi ce li mette? Sul disimpegno del primo socio indiano ci sono sempre meno dubbi. È da circa un mese che Arcelor ha fatto capire di non essere disponibile a fare la sua parte, condendo peraltro la sua indisponibilità con un cahiers de doléances nel quale contesta al socio istituzionale, quindi allo Stato, di non aver finanziato la decarbonizzazione dell’impianto così come aveva promesso. Sembra che il governo abbia già preparato una risposta alla multinazionale asiatica, ma non è questo il punto. Che non si possa contare sul Arcelor sembra ormai quasi assodato, il problema è la strada che intende imboccare il governo per uscire dal pantano di cui sopra. E al momento sembra proprio che una decisione non si stata ancora presa. Due le possibilità. Da una parte c’è la strada che prevede la conversione del prestito obbligazionario da 680 milioni, già versato in primavera, e che porterebbe lo Stato a diventare il primo azionista di Taranto. Dall’altra, in virtù della posizione di socio pubblico che detiene almeno il 30% di una società strategica, l’esecutivo può far scattare la legge Marzano, misure per la ristrutturazione delle grandi imprese in stato di insolvenza, richiedendo la procedura di amministrazione straordinaria. Un pantano, appunto. Ma mentre l’acciaio italiano è in un crinale strettissimo, da Berlino arriva la notizia, peraltro da tempo nell’aria, del via libera di Bruxelles a 2,6 miliardi di aiuti per decarbonizzare la produzione di acciaio della Shs, in Saarland. La misura, spiega l’esecutivo europeo, contribuirà alla realizzazione della strategia dell’Unione per l’idrogeno, del Green Deal europeo e del piano industriale verde, aiutando nel contempo a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi e ad accelerare la transizione verde, in linea con il piano RepowerEu. Cosa vuol dire? Nella sostanza Shs intende organizzare un procedimento di gara per selezionare i fornitori di idrogeno rinnovabile. I vincitori installeranno elettrolizzatori nei pressi degli impianti dell’azienda evitando il rilascio di oltre 53 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Da qui il via libera Ue. La Commissione avrebbe «verificato» che i 2,6 miliardi serviranno ad agevolare la produzione di acciaio attraverso processi «puliti». Non solo. Perché a quanto si apprende l’aiuto avrà un effetto di incentivazione perché l’azienda beneficiaria, in assenza di quei fondi, non avrebbe effettuato gli stessi investimenti nella produzione di acciaio verde. Se il progetto risulta molto positivo e genera entrate nette supplementari, il beneficiario restituirà alla Germania una parte degli aiuti ricevuti. Così come se Shs riuscirà ad acquistare idrogeno a un costo inferiore a quello inizialmente messo in conto, tutti i risparmi serviranno per restituire parte del finanziamento alla Germania. Si tratta in pratica di sovvenzioni e mutatis mutandis dello stesso piano che aveva il governo (in particolare il ministro Fitto) per l’ex Ilva. Quel progetto si è fermato. Il problema è che al momento non ce n’è uno alternativo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.