2022-01-25
Tabaccai, botteghe ed edicole in coro: «Le regole sul pass ci penalizzano»
L’obbligo di controllo del certificato verde rende impossibile la vita ai piccoli esercenti, che minacciano di scioperare.Da martedì prossimo, andare a comprare un giornale, o le sigarette, potrebbe diventare un’attività che richiede di mettersi in coda, come alle poste. Merito delle nuove disposizioni anti Covid del governo, che prevedono l’obbligo di mostrare il green pass base (due vaccinazioni o un tampone fresco fresco) anche in negozi dove spesso lavora una sola persona, che dovrà mettersi anche alla porta a controllare con lo smartphone i certificati di libera circolazione. Ma non è l’unica assurdità del Dpcm che entra in vigore il primo febbraio, visto che a chi andrà a comprare un piccolo elettrodomestico nel negozio sotto casa sarà chiesto di sventolare il green pass, mentre se sceglierà di recarsi in un ipermercato che vende anche generi alimentari potrà comprarlo senza alcun controllo della sua disciplina sanitaria. Oltre a discriminare i consumatori, si rischia di discriminare anche gli esercenti, a tutto svantaggio di chi non ha un fatturato e uno spazio sufficienti ad affidare a un dipendente ad hoc i controlli a tappeto voluti dal ministro Roberto Speranza.Il cuore delle nuove norme, se così si può chiamare l’ennesimo peggioramento della qualità della vita dei cittadini italiani, riguarda l’acquisto di alimentari. Il green pass base non sarà obbligatorio per entrare in tutti i negozi che vendono «in prevalenza prodotti alimentari e bevande (ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati e altri esercizi non specializzati di alimenti vari)». Anche se sarà vietato di usarli come dei bar, e quindi il Dpcm spiega che «è escluso il consumo sul posto» a chi non ha la certificazione. Hai visto mai che chi oggi non può entrare in un pub, faccia il furbo e si beva da impunito una birretta al centro commerciale. Resta libero anche l’accesso ai mercati all’aperto e nei negozi per il commercio al dettaglio di prodotti surgelati. E qui, con la storia dei negozi all’aperto, si arriva al caso forse più assurdo: le edicole. Quelle vecchia maniera, in mezzo alla piazza o lungo una strada, sono esentate dai nuovi compiti (gratuiti) di polizia sanitaria. Ma questo non vale per l’edicolante che ha un negozio al chiuso, dove magari vende anche i tabacchi. Ancora più assurdo il caso delle edicole all’aperto che però si sono ristrutturate e hanno un ingresso: qui bisognerà mostrare il green pass e, prevedibilmente, fare un po’ di coda. Ovviamente, se un cittadino vorrà evitare la coda da giornalaio, oppure se non ha il certificato verde base, potrà comprarsi il quotidiano senza problemi alla Coop o al Carrefour, per fare due esempi. E un’evidente disparità di trattamento è anche quella segnalata in queste ore un po’ da tutti i referenti locali di Confcommercio. Paolo Odone, presidente dell’organizzazione su Genova, fa notare che «in un negozio di vicinato che vende, ad esempio tv, elettrodomestici, è necessario il green pass, ma in un supermercato alimentare che vende anche altri prodotti non essenziali, come ad esempio appunto televisioni, non è necessario». Sembra assurdo, ma lo hanno precisato le faq del ministero della Salute. Egualmente bizzarro che una medesima catena di elettrodomestici debba chiedere il green pass se il suo punto vendita è fisicamente autonomo, come di solito accade in città, mentre possa far finta di nulla se il negozio è inserito un ipermercato alimentare. Quindi dal primo febbraio non solo ci saranno sempre più disparità tra cittadini con o senza green pass, come la Verità avverte da mesi, ma ci saranno diseguaglianze anche tra grandi e piccoli esercizi commerciali. Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana, non usa mezzi termini: «Siamo al ridicolo: dal primo febbraio chi è senza green pass potrà acquistare il quotidiano al supermercato, ma non in edicola. E lo stesso vale per profumi, pentole, televisori o magliette, che saranno in vendita per tutti sugli scaffali della grande distribuzione organizzata, ma non nei negozi specializzati, dove entrerà solo chi ha la certificazione verde». Il governo dei Migliori, insomma, rischia di favorire platealmente la concorrenza dei grandi punti vendita a chi ha già faticato parecchia fatica a restare aperto dopo i lockdown, tra calo dei consumi e caro bollette. E i tabaccai sono i primi pronti a scendere sul sentiero di guerra. Lo ha annunciato ieri Giovanni Risso, presidente della Federazione italiana tabaccai: «Le tabaccherie hanno assicurato, durante il lockdown, servizi essenziali per tutti i cittadini, ma ora il nostro impegno viene disconosciuto». Incontreranno a breve il sottosegretario Andrea Costa e, se non verranno cambiate le norme, abbasseranno le saracinesche per protesta. Comunque vada a finire la faccenda, il caos e il malcontento sarebbe stato tranquillamente evitato se il governo avesse avuto la pazienza di usare il metodo democratico e di dialogare con la Confcommercio di Carlo Sangalli e con le altre organizzazioni degli esercenti.
Jose Mourinho (Getty Images)