2025-08-05
Sydney Sweeney, la nuova regina americana sta mandando in crisi i progressisti
Sydney Sweeney, il suo spot per una marca di jeans fa discutere (Instagram)
L’attrice incarna l’anti Taylor Swift e, da idolo delle generazioni più giovani, è diventata l’ultima icona del Partito repubblicano. Trump la incensa su Truth: «La sua pubblicità è la più sexy in circolazione».È iconica in jeans denim mentre trafigge con lo sguardo i pallidi paladini del woke. Ma lo è ancora di più in tuta sporca di grasso e cappellino con tesa al contrario (da monella chapliniana) mentre aggiusta - o finge di aggiustare - con una chiave del 24 una jeep Ford Bronco del 1969. Da true american girl, da ragazza cresciuta oltre le Rocky Mountains che nonostante gli occhi azzurri e il capello biondo da Barbie, la sera non ha problemi a giocarsi dieci dollari a biliardo con i truzzi del paese. Sydney Sweeney ha fatto bingo, anche se forse non ne aveva bisogno. Lo spot per l’American Eagle («Ha ottimi jeans») tacciato di suprematismo bianco dai fanatici arcobaleno per l’assonanza jeans-geni, è riuscito nell’impresa che nessun Golden Globe potrebbe eguagliare: trasformarla da attrice simbolo dei ventenni digitali in un santino repubblicano, da star della Disney generation nell’immagine della ragazza trumpiana per eccellenza. Oltre Melania, oltre Kim Kardashian, in 24 ore Sweeney è diventata l’anti Taylor Swift per antonomasia, pronta per essere idolatrata ai concerti dei Metallica e dei Motorhead. E per essere massacrata al prossimo galà degli Oscar da un’invettiva sui diritti dalla maestrina Meryl Streep. Per ora ha incassato l’outing di mezza America e della Casa Bianca. Quando ha saputo che Sweeney è registrata in Florida come elettrice repubblicana, Donald Trump non ha perso tempo nel postare il commento: «È una repubblicana registrata? Oh, allora adesso mi piace quella pubblicità! Sareste sorpresi se sapeste quante persone sono repubblicane». Più tardi ha aggiunto con entusiasmo, manco avesse firmato la pace in Ucraina: «Sydney Sweeney, repubblicana registrata, ha realizzato lo spot più hot in circolazione. È per American Eagle, e i jeans stanno volando via dagli scaffali. Forza Sydney». Poi si è esibito in un’analisi sociologica del wokismo in crisi. «Dall’altro lato invece Jaguar ha fatto una stupidaggine, con una pubblicità davvero woke, che è un disastro. L’amministratore delegato si è appena dimesso, l’azienda è nel caos. Non avrebbero dovuto imparare la lezione da Bud Lite, che è diventata woke e in pratica ha distrutto l’azienda con una campagna breve ma molto woke? La distruzione di capitalizzazione di mercato è stata senza precedenti, miliardi di dollari persi. Basta guardare la cantante woke Taylor Swift. Da quando ho avvertito il mondo su chi fosse, dicendo su Truth che non la sopporto, è stata fischiata al Super Bowl ed è diventata non più hot. Il vento è cambiato, essere woke è da perdenti, essere repubblicani è da vincenti». Il punto esclamativo lo ha messo il figlio Donald Jr, che ha pubblicato su Instagram una foto realizzata con l’intelligenza artificiale in cui il padre occhieggia in jeans nella stessa posizione di Sydney, simil Maya desnuda. Didascalia: «Così Donald è davvero un figo». Ventisette anni, diva in ascensore con un posto nel cielo stellato di Hollywood, Sydney Sweeney è nata a Spokane, Stato di Washington, estremo West, niente a che vedere con la capitale della corruzione e degli intrighi all’estremo East. Famiglia repubblicana in purezza, compleanni in giardino con barbecue e cappellini Maga anche per i nipotini in fasce. Papà Steven è un manager alberghiero, mamma Lisa un’avvocatessa penalista. La biografia di frontiera della ragazza sottolinea che è cresciuta nell’Idaho, in una fattoria in riva a un lago appartenente alla famiglia da cinque generazioni ed è esperta di arti marziali. Lampi da Yellowstone senza Kevin Costner e senza indiani croupier. Sydney si è sempre sentita attrice nel profondo e fin da bambina ha costretto la famiglia a pianificare la sua carriera (scuole di recitazione, saggi, teatro, provini) con un «piano quinquennale» di stampo sovietico, riuscito solo un po’ meglio. Nel frattempo partecipava alle olimpiadi di matematica, era un membro della squadra di robotica e aiutava il nonno a conservare in garage le auto d’epoca, passione di famiglia. Ancora oggi è seguitissima sui social come restauratrice di bolidi classici e nel tempo libero gira con una Mustang del ‘65. A 14 anni si è trasferita a Los Angeles con gli Studios nel mirino e dopo alcuni spot pubblicitari e qualche comparsata ha cominciato a vedere i contratti. A particine in serie tv come Criminal Minds, Grey’s Anatomy hanno fatto seguito ruoli secondari in film horror e miniserie Hbo. La svolta è avvenuta nel 2019 quando ha recitato nel film di Quentin Tarantino C’era una volta a… Hollywood accanto a Brad Pitt e Leo Di Caprio nel ruolo truce di Manson girl. Da lì solo fuochi d’artificio, culminati con il successo nelle serie Euphoria e White Lotus, nei film The Voyeurs e soprattutto Eden, diretto da Ron Howard. Il passaggio al mondo della moda è stato automatico, in poco tempo è diventata il volto di Armani Beauty, Miu Miu, Guess, con articolesse pensose su Vogue, Elle, Vanity Fair e tutti gli altri santuari del fashion di tendenza arcobaleno. Povera Sydney, dopo l’outing rischia l’embargo.Bionda con gli occhi azzurri e le misure da pin up, la giovane Venere in bottiglia (è alta 1,61 senza tacchi) tiene a far sapere di non essere solo «the body». E i critici glielo riconoscono. Sulla bibbia del cinema, Atlantic, si legge: «A differenza dei personaggi ingenui che spesso interpreta, sta costruendo attentamente la sua carriera in modi che si adattano alle sue capacità. Sul set sa comunicare emozioni grandi e profonde, piangere, gridare e fissare attonita il caos satanico che scuote lo spirito dei servitori più devoti di Dio». Troppa grazia, c’è anche altro. Perfettamente inserita nel mainstream del suo tempo, a un recente Saturday Night Live, Sydney Sweeney ha detto con ironia: «La mia fama sarebbe dovuta alle scene di nudo? Mostrare le tette era fin dall’inizio il piano B nel caso in cui i tentativi più tradizionali non avessero funzionato». In realtà si sta organizzando un futuro da business woman, come fece Sharon Stone. Con due soci, da un paio d’anni ha cominciato a produrre opere cinematografiche, sedendosi dall’altro lato del set, quello degli affari. La pianificatrice rigorosa guarda avanti, accelerando sulla Mustang cabrio lungo la Pacific Coast. Mai avrebbe immaginato che la sua foto planetaria non sarebbe scaturita da un’interpretazione magistrale di Anna Karenina, ma da un paio di calzoni repubblicani.
Ken Follett @Gareth Iwan Jones
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