2022-02-19
Draghi è in affanno ma la sua pistola è scarica
Mario Draghi (Getty images)
Lo sfogo dell’ex banchiere contro i partiti non è servito a nulla. Le fibrillazioni continueranno e i politici penseranno ai sondaggi e alle prossime elezioni. Mentre Draghi inizierà una via crucis per tenere in piedi l’Italia tra crisi, caro bollette, Pnrr e spread.Forse non tutti lo ricordano, ma quando venti giorni fa Sergio Mattarella è stato rieletto presidente della Repubblica, i giornaloni hanno scritto che la nomina rafforzava Mario Draghi. Il quale, essendo salito al Colle per chiedere al capo dello Stato di rinunciare ai giardinetti per continuare a passeggiare lungo i viali del Quirinale, si sarebbe trasformato nel vero king maker della politica italiana. Quanto sia infondata la teoria del rafforzamento del premier lo abbiamo visto l’altro ieri, perché si è capito che il capo del governo è in balia di maggioranze variabili e soprattutto di un Parlamento allo sbando, che ha come solo obiettivo la scadenza elettorale. Non ci voleva molto a comprenderlo e ci vuole altrettanto poco a intuire che la sfuriata dell’ex governatore della Bce contro i partiti che nei giorni scorsi hanno messo in minoranza l’esecutivo lascia il tempo che trova. Secondo gran parte della stampa Draghi avrebbe messo in riga gli azionisti di riferimento, ma in realtà lo sfogo pare più una manifestazione d’impotenza che di potenza. Il colloquio con Mattarella per riferire degli intoppi incontrati e la minaccia di non restare a galleggiare sono il segno di un esecutivo che con l’avvicinarsi dello scioglimento delle Camere rischia di impantanarsi. Com’era ovvio immaginare e come avevamo scritto fin dal principio di questa storia. Che non porta la data del 29 gennaio 2022, ma del 12 febbraio dello scorso anno, quando Draghi sciolse la riserva accettando l’incarico di presidente del Consiglio ricevuto dal capo dello Stato. Lo scrivemmo allora e lo ripetiamo adesso. A noi, da quel momento, sembrò chiaro che l’ex governatore si fosse fatto incastrare dal presidente della Repubblica, il quale, in questo modo, toglieva di mezzo il suo più pericoloso concorrente per il bis. Che Mattarella sognasse un secondo mandato lo scrivemmo il 14 febbraio del 2021, il giorno in cui nacque il nuovo governo. Ciò che è seguito dopo, la ricerca di una nuova casa in cui il presidente potesse traslocare, la fotografia degli scatoloni messa in Rete dall’ufficio stampa del Quirinale, le notizie dei materassi pronti per il trasloco, per noi sono sempre stati colore. Anzi, fumo negli occhi. E l’idea che il presidente del Consiglio potesse lasciare Palazzo Chigi per il Colle ci è sempre parsa insensata, perché se Draghi nell’ultimo anno è stato il collante di una maggioranza raccogliticcia, via lui tutto si sarebbe sgretolato. Insomma, l’ex governatore della Bce è stato incatenato alla poltrona di premier e nonostante il suo discorso prima di Natale sia parso a molti un saluto in vista del trasferimento al Quirinale, per noi le sue chance sono sempre state debolissime. Per quanto Draghi abbia lasciato capire che la sua missione era terminata e lui avrebbe potuto essere il nonno della Repubblica, l’addio al governo era praticamente impossibile, perché avrebbe aperto rischi troppo grandi.E però, se da un lato egli si è ritrovato senza volerlo ostaggio dei partiti, allo stesso tempo non avendo molte vie d’uscita se non quella di dimettersi (ma con conseguenze disastrose per l’economia e la tenuta del Paese, delle quali dovrebbe in qualche modo farsi carico), ne è anche vittima. Perché con l’avvicinarsi della fine della legislatura gli appetiti dei leader in cerca di consenso si faranno sempre più forti. Una volta sarà il no alle trivelle in Adriatico e allo sfruttamento del sottosuolo spacciato per difesa dell’ambiente, un’altra sarà lo stop alla messa in gara delle concessioni delle spiagge, un’altra il colpo di mano sul tetto alla circolazione dei contanti. Sta di fatto che ogni giorno il governo rischierà di ballare e Draghi sarà costretto a mediare. Altro che rafforzamento e strigliata in Consiglio dei ministri: il premier rischia una via crucis.Aggiungete a tutto ciò che i prossimi mesi non saranno una passeggiata. Infatti, se da un lato la pandemia sembra aver allentato la morsa, dall’altro la crisi provocata dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia stringe le ganasce. Il Pil, il Pnrr, l’inflazione, lo spread che sale e gli investitori internazionali che alleggeriscono i loro portafogli vendendo titoli di Stato italiani: sono questi i temi con cui dovrà misurarsi il governo. Materie che sono pane per i denti di Draghi, il quale però deve fare i conti con una maggioranza che è poco interessata al bilancio pubblico, ma è più attenta all’andamento delle curve dei sondaggi. I giornali hanno parlato di una strigliata del presidente del Consiglio ai capi delegazione dei partiti e qualcuno ha scritto di uno sfogo in cui il premier avrebbe detto che così non si può andare avanti. Non sappiamo se sia vero. Tuttavia, una cosa appare certa: l’ira di Draghi non pare destinata a sortire alcun effetto. Leader e peones faranno finta di rimettersi in riga, poi tutto ritornerà come prima: tanto l’agognata soglia per maturare la pensione si avvicina e poi ognuno penserà ai fatti suoi. Per ora si segnala Giulia Grillo, ex ministro grillino della Salute, che si prepara a tornare a fare il medico. La legislatura sta finendo e la parentesi anche. Ps. Draghi ha detto in conferenza stampa che il suo governo è bellissimo. L’aggettivo ricorda quello che usò Giuseppe Conte per descrivere un anno difficile. Non è finita benissimo.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)