2024-07-15
«Sull’autonomia non posso aspettare»
Il presidente del Veneto Luca Zaia: «La mia non è una fuga in avanti: la legge è legge. Chiederei più competenze anche se fossi un governatore del Sud: avrei da guadagnarci. Chi si oppone vuole un’equa distribuzione del malessere».«Non so cosa pensare, sto leggendo dichiarazioni davvero imbarazzanti. Per non dire folli».Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, sta parlando delle barricate innalzate contro l’Autonomia?«Si ascolta di tutto. Dicono che la legge è uno “Spacca Italia”, ma dicono anche che è una “scatola vuota” che non sortirà effetti. Ma è difficile spaccare l’Italia con una scatola vuota. Li vedo confusi. Forse è meglio se, prima di parlare, si chiariscano un po’ le idee».La lettera che ha scritto al governo per aprire le trattative sulle nove materie non legate ai Lep ha causato malumori, anche nello stesso governo. Alcuni ministri l’hanno giudicata «una fuga in avanti». Cosa risponde?«Nessuna fuga. La mia lettera non è una richiesta fuorilegge, al contrario: rispetta semplicemente la procedura prevista dalle norme sull’Autonomia. E quelle norme dicono che le nove materie slegate dai Lep possono essere già oggetto di discussione, con l’obiettivo di trasferire anche una sola di queste alle regioni che ne fanno richiesta».Sì, ma non è disposto ad aspettare?«Aspettare cosa? Capisco che siamo il Paese dell’eterno rinvio, ma la legge è legge. E poi la mia non è una dichiarazione di guerra, solo la richiesta di un tavolo di confronto. Vogliamo partire? Facciamolo assieme».Lei sa bene che intorno a quelle materie si annida molto potere politico, e forse qualcuno è restìo a rinunciarvi.«Io mi occupo dei cittadini. Se qualcuno mi dimostra che rispettare alla lettera la legge comporta un danno alla cittadinanza, mi fermo. Finora nessuno l’ha dimostrato».Quali materie trasferirebbe subito alle Regioni che ne fanno richiesta? Il ventaglio è ampio, dalla protezione civile ai tributi locali, fino al commercio e ai rapporti con l’estero. Da dove vuole iniziare? «Non voglio fare una classifica delle priorità, non so quante saranno in questa prima fase, non intendo anticipare per rispetto del governo che siede al tavolo. Devo essere rispettoso nei confronti dell’interlocutore».Però?«Diciamo che si può fare tutto con la giusta gradualità, ma di fronte ad un Paese fermo abbiamo bisogno di dare un segnale di azione. Il Veneto nel 2018 ha portato più di due milioni di persone a votare sul referendum per l’Autonomia. Ho una responsabilità di fronte alla nostra gente».Emilia-Romagna, Campania, Sardegna, Puglia e Toscana. Tutti i partiti dell’opposizione, più i sindacati. È il fronte che promuove il referendum per abrogare la riforma Calderoli. Ce la faranno?«È la stessa sinistra che nel 2001 ha messo mano alla Costituzione con la riforma del titolo quinto. Per fermare l’avanzata leghista si inventarono la Bicamerale tirando fuori dal cilindro il federalismo».E poi?«Poi, per i ventuno anni successivi, pur avendo governato per lungo tempo, hanno insabbiato tutto. Renzi da premier impugnò anche il progetto autonomista, per poi naufragare dopo la bocciatura popolare del suo piano centralista. Oggi vogliono abbattere l’Autonomia che volevano fino a ieri? Prendono in giro gli italiani».Il governatore dell’Emilia-Romagna Bonaccini dice che la riforma «va cancellata subito».«Devo prendere atto che molti colleghi governatori che fino a ieri chiedevano l’Autonomia insieme a noi, adesso non la vogliono più. Quando nel 2018 intavolai le trattative con il governo Gentiloni per disporre di più competenze, la regione Emilia-Romagna era dalla mia parte. Stesso dicasi per la Campania, che nel 2019 avanzò ufficialmente la richiesta di autonomia differenziata al governo Conte».Come si spiega il voltafaccia?«Ho il massimo rispetto per tutti, anche per quelli che cambiano idea. Però non posso accettare che oggi si dipinga l’Autonomia come la fine dell’unità nazionale. Non è ammissibile».Il presidente della Regione Sardegna Todde ha detto che «i veneti sono diventati ricchi grazie ai soldi di tutti».«La rispetto, perché ha appena iniziato il suo lavoro. Le tematiche vanno approfondite: nei fondi nazionali la Sardegna è la regione che incamera le quote maggiori di contributi. Nel dare/avere ogni Veneto fornisce al riparto nazionale più di 2.000 euro all’anno, più di 600 milioni vanno agli amici sardi. Lo facciamo in silenzio, ma lascia sgomenti questo attacco: quando Todde avrà modo di leggere i numeri, si accorgerà che il Veneto è una delle poche Regioni che a livello nazionale non porta via soldi, ma li dà. Non mi piace chi attacca gli avversari sganciato dalla realtà, specialmente se l’invettiva parte da una Regione che gode di una fiscalità autonoma, che permette di trattenere tutto. La Todde è a favore della propria autonomia, ma contro quella degli altri».L’accusa principale è quella di dividere il Paese, di scavare un fossato incolmabile tra Regioni ricche e meno ricche.«Purtroppo l’Italia gira già a due velocità. Ci sono già le disuguaglianze, i disservizi, i rifiuti per strada. Dopo 76 anni di storia repubblicana, davvero vogliamo continuare a pensare che lo Stato centrale possa risolvere questi problemi? Davvero vogliamo pensare che l’autonomia differenziata non sia un’opportunità per il Nord e ancor più per il Sud?».Ancor più per il Sud?«Certo. Se fossi un governatore di una Regione del Sud non avrei dubbi a chiedere più autonomia. Anche i più facinorosi, oggi, quelli che gridano forte contro la riforma, pretendono più competenze a discapito dello Stato».Perché pensa che l’autonomia aiuterà il Sud?«Faccio un esempio. Se arriva una calamità naturale, le Regioni del Sud potranno emettere ordinanze di protezione civile senza aspettare le direttive nazionali. Ogni presidente di Regione potrà gestire le valutazioni di impatto ambientale su progetti regionali senza attendere prese di posizioni nazionali. Qual è il problema? Non stiamo parlando di chissà quale rivoluzione, si tratta di una devoluzione amministrativa. Stiamo smantellando l’ufficio complicazioni della macchina pubblica».È davvero convinto che anche i cittadini del Sud siano dalla sua parte?«Il federalismo non l’abbiamo inventato oggi. È la Costituzione del ’48 che è federalista. Sono i padri costituenti a riconoscere che ad ognuno va data l’autonomia che gli spetta. Si tratta di un concetto ancestrale, che fa parte della vita di tutti, di ogni famiglia. Il papà che dà la paghetta al bambino per responsabilizzarlo: è autonomia anche quella. Lo diceva anche Giorgio Napolitano: l’autonomia è una vera assunzione di responsabilità».Torniamo sul punto. L’accusa che pende sulla riforma Calderoli è accentuare la sperequazione. Non è così?«Prendo spunto da una notizia. Lo Stato di recente ha delegato alle Poste il compito di fare i passaporti. Mettiamo che l’ufficio postale di una Regione riesca a fare più passaporti rispetto a quello di un’altra. Così facendo, quell’ufficio garantirà più competitività agli imprenditori e agli studenti che vanno all’estero, e ci guadagneremo tutti. Chi parla di sperequazione dice follie».E l’uguaglianza?«Chi sventola la bandiera dell’uguaglianza vorrebbe vedere tutti gli italiani egualmente poveri. Gli oppositori dell’autonomia pretendono un’equa divisione del malessere, e non del benessere».Non ha paura del referendum abrogativo?«Nessuna paura. È un istituto democratico, vedremo se la Consulta lo ammetterà. Certo, non mi sembra molto rispettoso nei confronti dei cittadini. A promuovere l’Autonomia insieme a me, nel 2018, c’erano milioni di veneti: leghisti, Forza Italia, grillini, e anche Pd. Vogliamo dire davvero a questi cittadini che oggi valgono zero? È il referendum abrogativo il vero “spacca Italia”, che schiuderebbe scenari inquietanti».Ha senso avere il premierato, senza la concretizzazione dell’autonomia differenziata?«Le due riforme proiettano il Paese verso il futuro. Con la premier Meloni lavoriamo con sinergia su entrambe».La Commissione europea ha detto che «attribuire nuove competenze alle Regioni comporta rischi per le finanze pubbliche».«L’Europa dice tante cose. E comprende Stati fortissimi come la Germania, che grazie alla sua autonomia è riuscita a diventarne la locomotiva. Forse anche a Bruxelles dovrebbero mettersi d’accordo con sé stessi».Ursula von der Leyen sta cercando di imbastire una maggioranza in vista del voto di fiducia. Il rischio è riproporre la vecchia coalizione europea allargata ai Verdi. Uno scenario da evitare?«Non seguo molto le dinamiche europee, ma vorrei un’Europa che si ispiri agli insegnamenti di Rousseau. Che rispetti il contratto sociale con i cittadini. Se i rappresentanti non soddisfano i rappresentati, è ora di cambiarli. L’Europa non può essere autoreferenziale, ma deve sempre rispettare la volontà del popolo».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.