2022-11-20
Sul tavolo il raddoppio della tassa sul Web
La manovra potrebbe alzare l’aliquota dal 3 al 6%: la misura colpirebbe gruppi italiani e società di software, non solo multinazionali. Senza fondamento le indiscrezioni giornalistiche sulla gabella sulle consegne con mezzi inquinanti, che punirebbe i piccoli corrieri.Verso l’Iva azzerata su pane e latte: «Amplieremo il taglio del cuneo». Legge di bilancio domani in cdm. Circa 21 miliardi per le bollette, solo 10 per il resto.Lo speciale comprende due articoli.«Spunta la Amazon tax» in manovra, ha rilanciato ieri con un titolone a pagina 2 il Corriere della Sera riportando poi con sole due righe nell’articolo l’ipotesi, per altro già «spuntata» a fine ottobre sulle pagine de La Stampa, di una tassa sulle consegne a domicilio per gli acquisti ecommerce effettuate con mezzi non ecologici. Una sorta di delivery tax, o Web green tax, sul modello di quella che è stata studiata dalla Catalogna (una sorta di tassa di scopo legata anche all’inquinamento) di cui si sarebbe discusso nel corso di una riunione dei capigruppo tenuta il 18 novembre. E che quindi forse è solo spinta da qualcuno in maggioranza ma che alla fine potrebbe rimanere solo un desiderata. Difficile, però, immaginare che il governo parta mettendo una nuova tassa legata al green che non servirebbe a favorire il commercio di prossimità, né a stangare un colosso come Amazon (che ha già elettrificato quasi tutta la sua flotta). Ma, anzi, penalizzerebbe i corrieri più piccoli o di medie dimensioni, nonché quelli di Poste (partecipata dalla Stato attraverso Cassa depositi e prestiti) che a luglio 2021 ha rinnovato la partnership triennale con il gruppo di Jeff Bezos per la consegna di prodotti sul territorio nazionale. Oltretutto i negozi tradizionali stessi si avvalgono di servizi di consegna a domicilio e gli effetti di un’ulteriore tassazione avrebbero conseguenze negative pure sui costi delle loro attività, oltre che sui prezzi per i consumatori. Una tassa del genere andrebbe comunque accompagnata con degli incentivi sull’elettrico. Per il presidente di Netcomm (l’associazione di riferimento del settore ecommerce in Italia), Roberto Liscia, occorre inoltre considerare recenti studi della società di consulenza Oliver Wyman e Lae secondo i quali le consegne ai clienti rappresentano lo 0,5% del traffico totale nelle aree urbane e l’ecommerce consente di ridurre da quattro a nove volte il traffico provocato dallo shopping nei negozi, generando da 1,5 a 2,9 volte in meno di emissioni di gas serra. Piuttosto, nella manovra da 30-35 miliardi che il Consiglio dei ministri esaminerà domani o martedì, potrebbe essere inserito il raddoppio secco della digital tax introdotta con la legge di bilancio del 2019 ed entrata in vigore nel 2020. Che sarebbe un provvedimento ben diverso da quello rispuntato sul Corriere, ma dagli effetti altrettanto discutibili. Si passerebbe dall’attuale aliquota del 3% a una del 6% per tassare i servizi pubblicitari veicolati su siti e social network, la profilazione di dati degli utenti, l’accesso alle piattaforme digitali e i corrispettivi percepiti dai gestori delle piattaforme. L’obiettivo sarebbe quello di portare nelle casse dello Stato circa 300 milioni di euro in più, almeno sulla carta. A dover pagare la digital service tax sarebbero sempre le attività di impresa che, nel corso dell’anno solare precedente a quello in cui è dovuta l’imposta, realizzano ovunque nel mondo, sia singolarmente sia a livello di gruppo, ricavi complessivi non inferiori a 750 milioni di euro. Se l’attività di impresa è svolta nel territorio italiano l’ammontare dei ricavi «digitali», per definire i soggetti obbligati al versamento dell’imposta, scende a 5,5 milioni. A spingere per il raddoppio sarebbe Forza Italia. Tanto che ieri il senatore di Fi e vicepresidente a Palazzo Madama Maurizio Gasparri ha definito «giustissima» una tassa che riguardi Amazon e annunciato che presenterà «emendamenti per rafforzare questa scelta e per introdurre finalmente in Italia una vera e propria imposta su tutte le transazioni che avvengono via rete per far pagare ad Amazon il 20-25% di tasse, non soltanto una parte delle imposte che dovrebbe versare». La digital service tax però è una materia da maneggiare con attenzione anche per il possibile effetto sui rapporti con gli Usa - suggellati anche con l’incontro bilaterale Giorgia Meloni-Joe Biden al recente G20 di Bali - visto che colpirebbe gli interessi delle multinazionali del Web. La storia recente ante pandemia, ricordava nei giorni scorsi un interessante approfondimento del Sole 24 Ore, ha visto l’amministrazione Trump rilanciare sull’inasprimento dei dazi nei confronti non solo dell’Italia ma anche di altri Stati che hanno introdotto una tassa sui servizi digitali. La tregua è arrivata solo dopo una lunga trattativa che ha visto gli Stati ragionare di comune accordo sull’introduzione di una digital minimum tax destinata a sostituire le differenti imposte digitali dei vari Paesi. Con il raddoppio della digital tax, inoltre, verrebbero colpiti anche i marketplace del software. Da una parte, quindi, si incentiva la digitalizzazione e dall’altra, invece, la si tassa. Un paradosso. Senza dimenticare che se si vuole davvero aiutare i negozi di prossimità, forse è meglio detassare questi ultimi. E non stangare qualcos’altro.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sul-tavolo-il-raddoppio-della-tassa-sul-web-2658723283.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="verso-liva-azzerata-su-pane-e-latte-amplieremo-il-taglio-del-cuneo" data-post-id="2658723283" data-published-at="1668891638" data-use-pagination="False"> Verso l’Iva azzerata su pane e latte: «Amplieremo il taglio del cuneo» Mancano poche ore al Consiglio dei ministri che dovrebbe definire gli ultimi dettagli dell’attesissima legge di bilancio. È lo stesso presidente del Consiglio Giorgia Meloni a dirlo soddisfatta: «Siamo al lavoro su una legge finanziaria attenta a famiglie e imprese, con particolare attenzione ai redditi bassi. Un provvedimento per fronteggiare il caro bollette e sostenere milioni di cittadini in questo periodo difficile e delicato: queste sono le nostre priorità». Levati i 21 miliardi finanziati con il deficit e destinati alle misure contro il caro energia, ciò che resta è poco, circa altri 10 miliardi. Ipotesi e indiscrezioni su come potrebbero essere spesi ormai non si contano. Le ultime novità riguardano il taglio dell’Iva su pane e latte per un anno, che quindi non sarà più al 4% ma verrà annullata. Difficile che la misura abbia un impatto significativo per le tasche degli italiani. Il risparmio sul pane sarebbe infatti di meno di 20 euro annui a nucleo, visto che in base ai dati Istat una famiglia media italiana spende ogni anno 264,12 euro per il pane e 145,08 euro per il latte.Eppure, come anche per il taglio dell’Iva sui pannolini, si tratta di un messaggio politico forte che mostra l’attenzione dell’esecutivo nei confronti di deboli e famiglie. Sembra certo che, di contro, forse per compensare questa misura, verrà ritirato il bonus da 200 euro. Si prevedono poi assegni familiari più corposi: nello specifico, il raddoppio dell’assegno unico per i nuclei familiari con quattro o più figli, che passerebbe quindi da 100 a 200 euro mensili con l’ipotesi di prevedere, a decorrere dal 2023, una maggiorazione forfettaria di 100 euro mensili per i nuclei familiari con figli gemelli. L’approccio della manovra è «prudente» ribadisce il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che si appella alle forze politiche: «Confido nel fatto che con responsabilità sosterranno questo approccio». Sulla riduzione del cuneo fiscale che dovrebbe essere di tre punti ha chiarito: «Non è attualmente finanziata per il 2023. Volontà del governo è non solo finanziarla e quindi rinnovarla per il prossimo anno ma anche aumentarla per i redditi più bassi dei lavoratori» per poi aggiungere: «Per quanto riguarda altre misure di cui si parla oggi sui quotidiani, si precisa che si tratta di mere ipotesi presentate nel corso della riunione che sono in corso di valutazione politica». Anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi è intervenuto sul tema legge di bilancio con una proposta in più per i giovani: «Se per un periodo di tre, quattro o cinque anni dovessimo favorire le imprese dicendo loro “ti togliamo ogni tassa, tutto ciò che ti costa un lavoratore in più rispetto allo stipendio”, in modo che lo stipendio che darai ai giovani dai 18 ai 34 anni sia uguale ai tuoi costi, questo significa che le aziende avranno una grande convenienza ad assumere giovani». Nonostante le buone intenzioni però non è chiaro come verrebbe finanziata la misura. Come già scritto si allontana l’ipotesi di uno scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero mentre viene confermato un intervento sulle cartelle fino al 2015, ancora da definire nei dettagli. Sul fronte pensioni per il superamento della Fornero l’obiettivo confermato è quota 103 (41 anni di contributi e 62 di età), oltre alla proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna. Queste misure saranno garantite dalla stretta sul reddito di cittadinanza. Per quanto riguarda il fisco sembra che la flat tax sarà estesa (la soglia salirà da 65 a 85.000 euro e arriverà la tassa incrementale sui redditi del triennio precedente), ma solo per gli autonomi, mentre per i dipendenti si va verso una riduzione della tassazione sui premi di produttività. Di tutte queste misure dovrebbero discutere domani i ministri a Palazzo Chigi, ma non è escluso uno slittamento a martedì.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)