2024-05-20
«Sul premierato tiriamo dritto. L’era dei governicchi è finita»
Il ministro Luca Ciriani: «La sinistra senza idee si appoggia alle solite stampelle: pm, Cgil e scrittori che urlano alla dittatura per vendere libri. Separazione delle carriere prima del voto».«La sinistra, ancora una volta, si appoggia alle sue solite “stampelle”: magistratura, Cgil, intellettuali alla Saviano o Scurati. Non hanno una sola idea sul futuro del Paese». Luca Ciriani, ministro dei Rapporti con il Parlamento, risponde agli allarmi democratici che arrivano dal mondo intellettuale progressista: «Fanno marketing paventando la dittatura: per loro l’obiettivo non è difendere la democrazia, ma vendere qualche libro in più». E sulle riforme? «Avremmo gradito che l’opposizione si aprisse al confronto, così non è stato. Sul premierato tiriamo dritto: mai più governicchi, la stagione dei governi tecnici è arrivata al capolinea. Ed entro le Europee, stando ai piani, dovremmo presentare la separazione delle carriere dei magistrati».Iniziamo dai conti. Sul Superbonus avete dovuto fare ricorso alla fiducia, e sono volate parole grosse tra Lega e Forza Italia. La maggioranza sobbolle?«Si tratta di fibrillazioni dovute al clima elettorale, ma l’esito del voto di fiducia certifica che la maggioranza è compatta. Al netto delle preoccupazioni espresse da Forza Italia, qua il problema è un altro. Il Superbonus è un macigno che rischia seriamente di sfasciare le finanze pubbliche».Ma perché più il tempo passa e più il macigno si ingigantisce?«È come una palla di neve che cresce, cresce e diventa una valanga. Quando andremo a fare il conto finale di questa genialata partorita da Conte, scopriremo che il Superbonus ci costerà più del valore di tutto il Pnrr. E sono tutti soldi sottratti agli investimenti, agli ospedali, alle autostrade, al welfare. Quando una parte della sinistra ci rimprovera di non fare abbastanza per i cittadini, rispondo così: i soldi sul tavolo sono stati spesi per il vostro Superbonus, cioè per pagare le case dei ricchi con le tasse dei poveri».La prossima manovra dovrà fare i conti con coperture sempre più difficili da trovare. Ci assicura che non ci saranno nuove tasse?«È il nostro obiettivo, insieme alla conferma del taglio del cuneo fiscale, nonché la prima tornata della riforma fiscale».Non pensa che, con buona probabilità, dopo le Europee si confermerà l’attuale maggioranza estesa, da destra a sinistra?«Io invece credo che si potrà riproporre in Europa lo schema di centrodestra vincente in Italia. Improbabile? Anche in Italia consideravano improbabile Fdi primo partito: e invece è successo. L’unica certezza è che non governeremo mai con il Partito socialista europeo e con le varie espressioni della sinistra. Intanto affrontiamo queste elezioni incassando l’approvazione di molti partner europei sulla linea Meloni sull’immigrazione».Parla della lettera firmata da 14 Paesi europei e spedita alla Commissione Ue, in cui si chiede una cooperazione con Paesi terzi sui meccanismi di hub di rimpatrio?«È la linea italiana. Abbiamo messo l’immigrazione al centro dell’agenda europea. Prima col piano Mattei e il dialogo con il Nord Africa, poi con gli accordi Italia-Albania per trattenere esternamente ai nostri confini le persone salvate in mare. Oggi molti Paesi europei si rendono conto che la gestione dei migranti è un problema di tutti, non solo nostro».Liliana Segre dice che la vostra riforma del premierato possiede «aspetti allarmanti», il Times scrive che la riforma «fa eco a Mussolini». Insisterete comunque?«Col massimo rispetto per la senatrice Segre, il premierato serve, al contrario, a renderci più simili alle altre democrazie avanzate. Modernizza il Paese, elimina il trasformismo, pone fine alla stagione dei governi tecnici. È esattamente quel genere di stabilità di cui l’Italia ha bisogno».Ma la figura del capo dello Stato ne uscirà depotenziata?«No, anzi resta centrale. Perché continuerà a presiedere Csm e Forze Armate, continuerà a controfirmare le leggi e a nominare un terzo dei giudici della Consulta. Con la nostra riforma non assisteremo più alla nascita di governicchi. E il presidente della Repubblica non dovrà più gestire le crisi di Palazzo».E però lo scrittore Antonio Scurati dice che ci stiamo avviando verso una «deriva illiberale».«Non vorrei contribuire alla pubblicità a vantaggio dei martiri di professione, che dicono di difendere la democrazia ma in sostanza puntano solo a vendere più libri. Non è politica, è marketing editoriale. Gridano alla deriva illiberale, ma chiudono gli occhi dinanzi alle minoranze violente che tolgono la parola ai filo-israeliani nelle università, o che impediscono alla ministra Roccella di intervenire agli Stati generali della natalità o alla ministra Bernini di parlare a un incontro a Pisa. È la solita doppia morale».Una campagna elettorale segnata anche dall’inchiesta ligure. Giovanni Toti dovrebbe dimettersi da governatore?«Spero che il presidente Toti possa rispondere presto alle accuse che gli sono state rivolte. Nel frattempo, vale la presunzione di innocenza fino a prova contraria. Troppe inchieste partite con grande clamore si sono concluse con l’assoluzione, è successo a destra e a sinistra. Per il resto, è giusto che Toti resti al suo posto, perlomeno finché non avrà la possibilità di discolparsi di fronte al magistrato».E sul fronte pugliese?«Trovo gravissime, sul piano politico, le frasi pronunciate in piazza dal governatore Emiliano rispetto al rapporto con i boss locali. Ma il presidente Emiliano non è indagato per alcun reato. Non bisogna sovrapporre in questa vicenda il piano politico a quello giudiziario. Le indagini di Bari, le centinaia di misure cautelari emesse, sono episodi gravissimi da non sottovalutare. Per noi però il garantismo vale sempre, e non a fasi alterne».Intanto, quali sono i prossimi step della riforma della giustizia?«Mentre portiamo avanti in Parlamento il ddl Nordio, cercheremo di varare il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere già prima delle Europee. È una riforma importante, e fa parte del programma che abbiamo presentato agli elettori. Certamente, la sindrome della “supplenza” a sinistra, sta toccando nuovi massimi».Cioè?«La sinistra politica in Italia, ancora una volta, non dispone della capacità di elaborare progetti concreti per il futuro del Paese. E dunque si appoggia a forze esterne: può essere la magistratura, può essere la Cgil di Landini, possono essere gli pseudo-intellettuali che lamentano la censura. Rinunciano inspiegabilmente al proprio ruolo, preferendo rifugiarsi sotto l’ala di figure esterne che sanno solo suonare un inesistente allarme democratico. Nel frattempo, nel mondo reale, il voto resta libero, si è votato e si voterà come sempre. E il centrodestra, finché gli avversari sono questi, continuerà a vincere».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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