2025-11-06
Sul carro italiano di Zohran non c’è più posto
Nicola Fratoianni lo chiama per nome, Elly Schlein vi vede una «speranza», Stefano Patuanelli rilancia la patrimoniale.Brutte notizie per Gaetano Manfredi, Silvia Salis, Ernesto Maria Ruffini e tutti gli altri aspiranti (o presunti tali) federatori del centrosinistra: il campo largo italiano ha trovato il suo nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani, ha 34 anni, è il nuovo sindaco di New York, che del resto si trova sullo stesso parallelo di Napoli. La sua vittoria ha mandato in solluchero i leader (o sedicenti tali) della sinistra italiana, che vedono nel successo di Mamdani, non si riesce bene a capire per quale motivo, «una scintilla di speranza» (Alessandro Alfieri, senatore Pd). Ora, possiamo capire che l’odio (si può dire odio?) della sinistra italiana per Donald Trump giustifichi il piacere di vedere sconfitto il tycoon, ma a leggere le dichiarazioni di ieri sembra che il giovane neo sindaco di New York le elezioni le abbia vinte in Italia. Qualche esempio: «Ha vinto», scrive sui social il coleader di Avs, Nicola Fratoianni, «perché ha proposto l’università e i trasporti gratuiti, prezzi degli affitti bloccati e l’aumento delle tasse per i miliardari. Ha proposto di mettere davanti gli interessi e i diritti della maggioranza delle persone. È il nostro programma. E la vittoria di Zohran», aggiunge, «significa che si può fare, negli Usa come in Italia». Lo chiama «Zohran», Fratoianni e meno male che non gli manda i saluti, perché «salutame a Zohran» non suona benissimo. Non può mancare il commento entusiastico di Elly Schlein: «Splendida vittoria di Zohran Mamdani a New York! La sinistra», argomenta la Schlein, «torna a vincere con parole e programmi chiari su stipendi dignitosi, sanità davvero universale, sul diritto alla casa, sui trasporti e i nidi gratis per chi non ce la fa. La politica della speranza vince sulla politica della paura che individua solo nemici e capri espiatori». Sembra un’autocritica: la sinistra italiana, infatti, parla di tutto tranne che dei problemi reali degli italiani, che infatti non la votano, ma non è il caso di sottilizzare. Va subito al sodo, auspicando una bella patrimoniale, il capogruppo del M5s Stefano Patuanelli: «Mamdani», dice a Rainews24, «ha una giusta idea della società e di cosa serve a New York, e anche qui serve tornare ad una politica fiscale davvero progressiva. Una patrimoniale? Dipende da come la si declina», risponde Patuanelli, «va rivista la forbice, serve redistribuire la ricchezza perché c’è un grande tema di povertà». Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale dell’Anpi, la tocca piano: «Il Golem di quella specie di tecnofascismo iperliberista e con tratti criminali rappresentato da Trump si può vincere. Data la crisi», monita Pagliarulo, «è proprio il momento di rilanciare il welfare, cioè l’esatto contrario di ciò che facendo l’attuale dirigenza dell’Unione europea e il nostro governo, che intendono invece spostare gigantesche risorse dalla spesa sociale alla spesa militare». Suscita una certa ilarità il commento su Facebook del deputato Pd Marco Furfaro, per il quale Mamdani «non ha semplicemente vinto: ha stravinto. E lo ha fatto come si dovrebbe sempre fare: mettendo le orecchie a terra, tra la gente. Ascoltando, camminando, rispondendo ai problemi veri, non alle chiacchiere dei talk show o alle lezioni di chi da trent’anni perde le elezioni e continua a spiegarti come si vince». Detto (anzi scritto) da un esponente politico come Furfaro che sta continuamente nei talk show non è male. Sempre dal Pd arriva la capogruppo alla Camera Chiara Braga: «Occuparsi delle persone, vedere le difficoltà, dare voce e risposte ai diritti. Non c’è niente di più progressista di tenere insieme speranze e ricette concrete», scrive la Braga su X, elencando con apprezzabile sincerità tutto quello che non fa il Pd in Italia. In sostanza: la sinistra italiana, a partire dal Pd, si aggrappa a Mamdani, il quale però nel discorso che ha seguito la sua vittoria, non le manda a dire alla leadership del Partito democratico americano, parlando di «una visione coraggiosa di ciò che realizzeremo, piuttosto che una lista di scuse per ciò che siamo troppo timidi per tentare. Troppi lavoratori non riescono a riconoscersi nel nostro partito», ha aggiunto il neo sindaco di New York, «e troppi tra noi si sono rivolti a destra per capire perché sono stati lasciati indietro». E qui il buon Mamdani sembra veramente rivolgersi alla sinistra italiana. In ogni caso, la sbornia di dichiarazioni entusiastiche di ieri era per certi versi prevedibile: le opposizioni italiane sono sempre meno solide in termini di consenso qui da noi, e quindi pur di avere qualcosa da festeggiare attraversano l’oceano e si appropriano di un esponente politico che è riuscito a vincere le elezioni proprio mettendo da parte i famosi «riformisti» dem. «I lavoratori di tutto il Paese», ha detto Bernie Sanders, icona della sinistra radicale Usa, «percepiscono correttamente che i democratici, pur essendo stati risoluti sui diritti civili e sull’ambiente, hanno voltato le spalle alla classe operaia». Ecco: se Mamdani sarà troppo impegnato, a federare il centrosinistra italiano potrebbero chiamare il caro vecchio Bernie.
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