2022-02-14
Sui soldi contro il caro bollette lo stesso spartito del Conte bis
Anche questa volta il governo annuncia grandi interventi ma alle imprese arrivano solo briciole. E i distretti industriali d’eccellenza muoiono. A Sassuolo, famosa per le ceramiche, gli ordini resteranno inevasi.Sui fondi per calmierare le bollette il governo segue lo stesso schema del Conte bis sui ristori Covid: fa grandi annunci, ma poi alle aziende arrivano soltanto briciole. Intanto i distretti industriali d’eccellenza stanno morendo. A Sassuolo, famosa per le ceramiche, gli ordini continuano a crescere, ma rischiano di rimanere inevasi a causa dei costi di produzione insostenibili. Con il caro energia siamo costretti a risentire i soliti ragionamenti che il governo ha fatto per lungo tempo a proposito dei sostegni e dei ristori. Da una parte le imprese lanciavano appelli per far capire che quello che arrivava nelle loro tasche non era neanche lontanamente adeguato alla crisi che stavano attraversando, tant’è vero che molte sono fallite o hanno deciso di chiudere prima che arrivasse la tempesta e travolgesse anche i pochi risparmi e proprietà che erano rimasti. Dall’altra il governo proclamava la quantità di denaro speso senza preoccuparsi di verificare quanto in effetti ne fosse arrivato alle imprese stesse, cioè - in molti casi, la maggioranza - briciole.spesa insostenibileOggi accade lo stesso con il caro energia, l’aumento del costo delle bollette di luce e gas per imprese e famiglie che oltre a trovarsi l’aumento direttamente nelle bollette, poi se lo ritrovano quando vanno a fare le spesa perché le imprese gravate di costi per molte di esse letteralmente insostenibili da qualche parte devono scaricare questi costi e la via più naturale è quella dell’aumento dei prezzi delle merci e dei servizi che producono.E andiamo al concreto. Tre numeri. In Italia nel 2019 si sono spesi 78 miliardi di euro per tutta l’energia consumata, costo globale. Se l’aumento totale fosse del 40% (ma è probabile che si aggirerà attorno al 55%), pagheremmo 32 miliardi di euro in più. Se il governo stanziasse, come sembra - ma nei prossimi giorni il Consiglio dei ministri dovrebbe decidere l’ammontare della cifra e quindi dovremmo essere in grado di disporre di cifre più precise - tra i 5 e 7 miliardi di euro voi capite bene che si tratta di somministrare un’aspirina a chi ha una broncopolmonite. E non lo scriviamo perché non sappiamo pesare più che contare l’entità delle cifre, soprattutto tenendo conto del debito che abbiamo contratto negli ultimi due anni, ma perché queste cifre non solo non risolveranno il problema, ma molto probabilmente non avranno alcun effetto. Cioè saranno soldi - se rimanessero in quell’ambito di cifre - che non avranno alcun effetto positivo riscontrabile. Non se ne vedrà traccia nell’economia reale di imprese e famiglie.Prendiamo un settore specifico che la dice lunga sull’entità dei problemi derivanti dall’aumento del costo dell’energia, il distretto produttivo delle ceramiche di Sassuolo, fiore all’occhiello dell’economia italiana nel quale l’Italia figura tra i primi cinque produttori mondiali e che ha perso di più nel 2020 con una flessione del 18%, confrontato (sono dati di Confindustria ceramica) con il -12,6% dell’India, il -9% del Brasile, il -8,4% della Cina e il -4,9% della Spagna anche per effetto del lockdown più esteso da noi, cinque settimane, che altrove: Spagna due settimane e Turchia nessuna settimana. A oggi la situazione è la seguente. Il settore è carico di ordini, +12% di fatturato del 2021 rapportato a quello del 2019 (prima della pandemia), ma la produzione di questi ordini con quasi assoluta certezza non sarà fatta perché non sarebbe conveniente produrla per il costo elevato del gas (+450%). I costi della produzione supererebbero di gran lunga i ricavi da essa derivanti.Si parla giustamente di transizione ecologica e in Europa se ne straparla. Qui, in questo caso si tratta di evitare un’altra transizione, quella che i latini chiamavano transitus, il passaggio dalla vita alla morte di queste imprese. L’Italia può e deve fare di più, ma l’Europa lo deve fare per prima. Tra l’altro per la prima volta un’europarlamentare italiana, Elisabetta Gualmini, che è di quelle parti, è stata eletta presidente dell’intergruppo che si occupa specificamente di queste materie e speriamo che riesca a far valere la voce del nostro Paese che non può permettersi in nessun modo di penalizzare questo settore.carta e plasticaAbbiamo parlato del settore delle ceramiche ma nelle stesse condizioni si trovano il cartario a Lucca-Capannori, le materie plastiche di Treviso-Vicenza-Padova, i metalli di Brescia-Lumezzane, il metalmeccanico nel basso mantovano, il metalmeccanico di Lecco, la termomeccanica di Padova, il vetro di Murano. Tutti settori energivori, cioè che «mangiano» tanta energia. Non c’è un attimo da perdere. Vediamo cosa decide in settimana il governo e cosa deciderà la spesso dormiente Europa.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.
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