
Confintesa si schiera al fianco dell'armatore partenopeo che difende l'italianità della categoria. Le tre sigle principali invece accettano gli impieghi degli extracomunitari. Se non si aggirasse la legge sui contributi, si creerebbero 50.000 posti di lavoro.Dopo settimane di battaglie mediatiche in solitaria, si schiera con Vincenzo Onato il primo sindacato. Non la triplice, ma Confintesa, più piccola ma con l'obiettivo di spezzare la cortina fumogena di Cgil, Cisl e Uil.«L'armatore partenopeo è una voce che difende l'italianità della categoria dei marittimi, e per questo deve essere sostenuta e incoraggiata», ha dichiarato il segretario generale di Confintesa, Francesco Prudenzano, commentando la vicenda della campagna pubblicitaria dell'armatore incentrata sulla difesa del lavoro italiano, mentre altri armatori che battono bandiera Italiana «preferiscono imbarcare i lavoratori extracomunitari, approfittando della possibilità di derogare da quanto previsto dalla legge 30/98, ma non rinunciando agli sgravi contributivi e fiscali previsti». Si tratta di «un sistema che ha lasciato a terra oltre 40.000 marittimi italiani», ha aggiunto Prudenzano, e «facciamo un appello al governo affinchè la deroga prevista dalla legge 38/98 venga abrogata così che gli aiuti previsti dalla legge possano essere concessi solo a seguito di assunzione di marittimi italiani o comunitari. Non ha alcun senso accusare di razzismo o di discriminazione Onorato. È razzista, invece, chi fa in modo di lasciare a casa i nostri marittimi e, con sfruttamento selvaggio, imbarca extracomunitari, con salari da fame». La battaglia di Vincenzo Onorato, contrariamente alla logica e al buon senso, non è stata poi così popolare come avrebbe dovuto essere. I principali sindacati non la sostengono. La triplice ha firmato l'11 febbraio del 2003 un accordo con la Confindustria del settore secondo cui qualunque sia la nazionalità e il passaporto degli imbarcati i sindacalisti incassano 190 euro all'anno. L'accordo è tuttora valido. Al sindacato non cambia nulla se l'assunto è filippino con un contratto internazionale e contributi quasi zero, oppure un italiano che si vede riconoscere i contributi pensionistici. Sempre 190 euro sono. Paradosso ha voluto che la campagna pubblicitaria dell'armatore sia stata attaccata dai social e pure dall'Unar, l'ufficio antidiscriminazioni razziali del dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio. «Se in qualche caso può esserci motivo di sottolineare la presenza di una certa nazionalità, un ristorante tipico ad esempio», erano le dichiarazioni dell'ufficio riportate dalla stampa, «qui il motivo non c'è. Il servizio è migliore se sulla nave il personale è italiano? Non c'è logica». In realtà la logica c'è, come ha dimostrato la mancanza di operatori in grado di comunicare italiano durante la drammatica crisi della Costa Concordia. Gli attacchi dell'Unar costringono il gruppo a riformulare la campagna ma non riescono ad azzerarla. Dieci giorni dopo arriva però l'Agcom. L'autorità garante della concorrenza e del mercato, lo scorso 24 marzo ha comminato una multa di 29 milioni di euro a Moby e Compagnia italiana di navigazione (Cin), entrambe società del gruppo Onorato, con l'accusa di abuso della posizione dominante in tre direttrici di trasporto marittimo di merci (Nord Sardegna-Nord Italia, Nord Sardegna-Centro Italia, Sud Sardegna-Centro Italia) in violazione dell'articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell'Ue. Una notizia appresa «con stupore» dalle due società che hanno immediatamente replicato sottolineando che «le compagnie del gruppo hanno agito sempre con correttezza, nell'esclusivo interesse dei clienti e, laddove in essere, nel pieno rispetto dei contratti di servizio. Siamo fiduciosi che, come già avvenuto in passato, la magistratura amministrativa, cui ci rivolgeremo, annulli la decisione confermando la nostra irreprensibilità». Non c'è alcun nesso con le accuse di razzismo, però c'è una strana coincidenza. Poco prima dell'intervento sanzionatorio dell'Agcom il gruppo Onorato aveva segnalato alla stessa authority l'abuso di assunzioni di personale extracomunitario sulle navi della concorrenza, un caso tutti quello di Grimaldi. La scelta del numero uno della vigilanza, Giovanni Pitruzzella, di sanzionare Onorato è un unicum nella storia italiana, ma si guarda bene dall'affrontare il tema degli incentivi fiscali in barba alla legge del 1998, la quale se applicata alla lettera consentirebbe di aprire a numerosi giovani del Sud nuove opportunità di lavoro. Come ha fatto notare Confintesa si aprirebbe in brevissimo tempo un mercato tutto interno e in grado di assorbire fino a 50.000 lavoratori in un anno.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
S’incrina il favore di cancellerie e media. Che fingevano che il presidente fosse un santo.
Per troppo tempo ci siamo illusi che la retorica bastasse: Putin era il cattivo della storia e quindi il dibattito si chiudeva già sul nascere, prima che a qualcuno saltasse in testa di ricordare che le intenzioni del cattivo di rifare la Grande Russia erano note e noi, quel cattivo, lo avevamo trasformato nel player energetico pressoché unico. Insomma la politica internazionale è un pochino meno lineare delle linee dritte che tiriamo con il righello della morale.
L’Unesco si appresta a conferire alla cucina italiana il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità. La cosa particolare è che non vengono premiati i piatti – data l’enorme biodiversità della nostra gastronomia – ma il valore culturale della nostra cucina fatta di tradizioni e rapporto con il rurale e il naturale.
Antonio Tajani (Ansa)
Il ministro degli Esteri annuncia il dodicesimo pacchetto: «Comitato parlamentare informato». Poco dopo l’organo smentisce: «Nessuna comunicazione». Salvini insiste: «Sconcerto per la destinazione delle nostre risorse, la priorità è fermare il conflitto».
Non c’è intesa all’interno della maggioranza sulla fornitura di armi a Kiev. Un tema sul quale i tre partiti di centrodestra non si sono ancora mai spaccati nelle circostanze che contano (quindi al momento del voto), trovando sempre una sintesi. Ma se fin qui la convergenza è sempre finita su un sì agli aiuti militari, da qualche settimana la questione sembrerebbe aver preso un’altra piega. Il vicepremier Matteo Salvini riflette a fondo sull’opportunità di inviare nuove forniture: «Mandare aiuti umanitari, militari ed economici per difendere i civili e per aiutare i bambini e sapere che una parte di questi aiuti finisce in ville all’estero, in conti in Svizzera e in gabinetti d’oro, è preoccupante e sconcertate».
La caserma Tenente Francesco Lillo della Guardia di Finanza di Pavia (Ansa)
La confessione di un ex imprenditore getta altre ombre sul «Sistema Pavia»: «Il business serviva agli operatori per coprire attività illecite come il traffico di droga e armi. Mi hanno fatto fuori usando la magistratura. Il mio avversario? Forse un parente di Sempio».
Nel cuore della Lomellina, dove sono maturate le indagini sull’omicidio di Garlasco e dove sono ora concentrate quelle sul «Sistema Pavia», si sarebbe consumata anche una guerra del riso. Uno scontro tra titani europei della produzione, che da sempre viaggia sotto traccia ma che, ora che i riflettori sull’omicidio di Chiara Poggi si sono riaccesi, viene riportata alla luce. A stanare uno dei protagonisti della contesa è stato Andrea Tosatto, scrittore con due lauree (una in Psicologia e una in Filosofia) e una lunghissima serie di ironiche produzioni musicali (e non solo) sul caso Garlasco. Venerdì ha incontrato Fabio Aschei, che definisce «uno con tante cose da raccontare su ciò che succedeva nella Garlasco di Chiara Poggi».






