2023-01-17
Su badanti e pensioni si rischia il bis delle accise
Non ho mai avuto la pretesa di dare consigli a chicchessia, figuratevi se mi permetto di fornirli a un presidente del Consiglio che, oltre a essere mille volte più preparato e competente del sottoscritto, può disporre di uno stuolo di consulenti e suggeritori. Tuttavia, il ruolo dei giornali e degli editorialisti consiste anche nel richiamare l’attenzione su determinati argomenti e, se possibile, pure di mettere in guardia il guidatore, ossia il premier, dai possibili ostacoli che potrebbe incontrare lungo il suo percorso. Dunque, fatta questa premessa voglio segnalare un problema che credo debba essere portato all’attenzione di chi ci governa. Come è noto, il primo inciampo con cui ha dovuto fare i conti l’esecutivo ha riguardato il prezzo della benzina e l’abolizione dello sconto sulle accise. Continuare a non incassare 18 centesimi di tasse su ogni litro avrebbe fatto la gioia di molti automobilisti, i quali usano la macchina per lavoro e non per diletto. Però la rinuncia alle imposte non era gratis perché allo Stato costava all’incirca un miliardo al mese, somma che un Paese con un debito pubblico come il nostro non poteva permettersi. Di qui la decisione di non rinnovare lo sconto, ma l’opposizione ha cavalcato la mancata riconferma del beneficio fiscale per attaccare direttamente il presidente del Consiglio, che in passato aveva sostenuto la necessità di ridurre le accise. Con il senno di poi - visto che non c’era altra strada se non reintrodurre le accise sospese - forse si poteva comunicare meglio il provvedimento, evitando la strumentalizzazione di Pd e 5 stelle.Acqua passata, penserete, convinti che è inutile piangere sul latte versato. Tuttavia, il caso della benzina deve far riflettere e, soprattutto, deve indurre l’esecutivo a non ripetere lo stesso errore. Vi chiedete a che cosa alluda? Ve lo spiego. Come tutti sanno, la Finanziaria ha previsto un intervento per consentire il recupero dell’inflazione sulle pensioni. Il caro vita nel 2022 ha raggiunto livelli che non si vedevano da tempo e per l’anno in corso le cose non promettono bene. Dunque, i pensionati che non dispongono di altro introito oltre al vitalizio dell’Inps hanno la prospettiva di vedere ridotto nel tempo il loro poter d’acquisto, con un impatto di non poco conto sul bilancio domestico. A tal proposito, il governo ha previsto un recupero dell’inflazione, ma il beneficio non è per tutti. Infatti, solo quanti incassano una pensione minima avranno diritto alla rivalutazione, mentre oltre una certa soglia l’Inps eviterà di mettere mano al portafogli. In altre parole, coloro che avendo versato i contributi possono godere di un assegno che non li costringa nell’indigenza, ogni anno perderanno un po’ del loro potere d’acquisto. Attenzione, questa non è una novità introdotta dall’attuale esecutivo, ma siccome in questi mesi l’inflazione morde più che in passato, il «taglio» pesa e non poco.Fin qui, osserverete, non c’è nulla di nuovo, perché è dal tempo del governo Letta che si cerca di mettere le mani in tasca ai pensionati, considerandoli il bancomat dello Stato. Tuttavia, rispetto a prima c’è una novità ed è su quella che voglio richiamare l’attenzione del presidente del Consiglio. Per effetto di non so quale norma, mentre non si ritiene possibile rivalutare le pensioni al livello dell’inflazione, a gennaio sarà aumentata la busta paga di badanti e colf. Intendiamoci, molte collaboratrici familiari sono retribuite al minimo e se si escludono quelle che lavorano in nero, il loro stipendio e i loro contributi sono interamente a carico dei cosiddetti datori di lavoro, ossia delle famiglie e dei pensionati. Ma questo mese si realizzerà il paradosso che persone con il solo torto di ricevere un assegno dall’Inps non se lo vedranno aumentare nonostante un’inflazione all’11 per cento, ma allo stesso tempo dovranno pagare di più la persona che le assiste in casa. L’aggravio non sarà ininfluente, perché se i miei calcoli non sono errati si tratta di una cifra tra i 100 e i 140 euro in più, cioè di una spesa pesante per chi, a causa del caro vita, già vede ridursi il proprio potere d’acquisto.Qualcuno obietterà che la badante vive al minimo, ma anche la maggior parte dei pensionati non è riccastra. E il conflitto d’interessi che si potrebbe generare rischia di contribuire al disagio di chi si ritiene vittima di un doppio torto, ossia il mancato adeguamento all’inflazione e l’aumento ingiustificato. Certo, i pensionati non hanno l’arma di pressione dello sciopero che è imbracciata da altre categorie. Però, io se dovessi decidere non li sottovaluterei…
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)