2022-12-04
Lo studio che smonta le balle di Abrignani
Nel riquadro Sergio Abrignani (Ansa)
Un paper tedesco mostra che su 25 decessi analizzati, tre sono stati l’esito di miocardite causata dal vaccino. I soggetti sono tutti morti entro una settimana dalla puntura. Alla faccia dell’ex membro del Cts, che assicurava: «Mai registrati effetti avversi mortali».La decisione della Consulta va in senso opposto ai dati dell’Iss. Cmsi: «Numeri dell’Istituto usati per provare l’efficacia dei sieri. Ma dicono il contrario».Lo speciale contiene due articoli.Vi ricordate Sergio Abrignani? L’ex membro del Comitato tecnico scientifico, l’uomo che ci aveva garantito che la copertura offerta dalla terza dose sarebbe durata cinque-dieci anni, lo scorso agosto, sul Corriere della Sera, catechizzava così i lettori: «Da quello che sappiamo non c’è stato alcun evento avverso mortale direttamente associato ai vaccini a mRna». In realtà, negli Stati Uniti, erano già usciti i referti sulle miocarditi post iniezione, che avevano stroncato nel sonno alcuni giovani pazienti. Forse Abrignani non li aveva letti. Adesso, per schivare il rischio di altre improvvide dichiarazioni a mezzo stampa, gli consigliamo di non perdersi uno studio tedesco, appena pubblicato su Clinical research in cardiology, che fa davvero accapponare la pelle.Il paper descrive le autopsie praticate su 25 persone morte improvvisamente, entro 20 giorni dalla vaccinazione anti Covid. Tra queste, sono stati poi individuati cinque soggetti, nei quali la miocardite poteva essere considerata la causa del decesso. In quattro di loro, inoculati con i farmaci a mRna, gli autori dell’articolo non hanno identificato altre condizioni patologiche o spiegazioni alternative della dipartita. È bastato unire i puntini per trarre le logiche conclusioni. Tutti i malcapitati, tre donne e due uomini di età compresa tra 46 e 75 anni, mai infettati dal Covid, sono stati uccisi da un’aritmia cardiaca, a massimo una settimana dalle punture. Quattro avevano ricevuto la prima dose, uno la seconda. Il soggetto numero 1 - il crudo gergo scientifico nasconde a malapena la tragedia e la sofferenza che avrà provocato, nei loro cari, la morte di queste persone - è spirato a 12 ore dalla vaccinazione. «Un testimone», si legge nel paper, «ha descritto dei rantoli poco prima della scoperta del collasso circolatorio». Il soggetto 2, invece, aveva lamentato una sensazione di nausea ed è stato trovato morto poco dopo. I cadaveri degli altri sono stati rivenuti in casa senza che fosse stato possibile raccogliere informazioni «sui sintomi terminali». E questo è un dettaglio inquietante: finora, la gran parte delle indagini sulle infiammazioni al cuore innescate dai vaccini si era concentrata sui casi fortemente sintomatici, tali da richiedere trattamento medico o ricovero. Qui, invece, si parla di individui che hanno manifestato disturbi apparentemente non gravi e che sono deceduti senza neppure che un dottore li potesse visitare.Gli esami istologici hanno mostrato la presenza di infiltrazioni infiammatorie nel miocardio, concentrate soprattutto nella parete ventricolare destra e nel setto interventricolare. L’infiltrato era prevalentemente composto da linfociti. In tre casi, non essendo state scoperte altre plausibili cause di morte ed essendo il decesso avvenuto a stretto giro dopo le inoculazioni, i ricercatori hanno concluso che i poveretti sono stati stroncati dalla miocardite. E che essa è stata una conseguenza del vaccino a mRna. Sugli atri due incidenti, gli autori del saggio sono stati più prudenti e hanno classificato come «possibile» il decesso quale evento avverso post vaccinazione. In uno, perché approfondimenti diagnostici hanno rilevato la presenza dell’herpes virus, che quindi fornirebbe una giustificazione alternativa allo sviluppo dell’infiammazione al cuore; nell’altro, perché l’infiltrato è stato rilevato in modo particolare nel grasso pericardico.Lo studio ha fatto molto rumore nella comunità scientifica. Lo ha commentato, su Twitter, Joseph Ladapo, il ministro della Sanità della Florida. Secondo il medico americano, esso confermerebbe che è stata saggia la decisione, risalente a ottobre, di fermare le punture sugli under 40 nello Stato guidato da Ron DeSantis. Difficile dargli torto. Anzi, per assurdo, l’articolo restituisce un quadro ancor più preoccupante di quello delineato dall’esperto Usa: le vittime del vaccino, come abbiamo visto, erano ultraquarantenni. Quindi, le miocarditi possono colpire anche persone più adulte - e con conseguenze fatali. Alla fine, il nodo sta tutto nel sacrosanto proposito di valutare rischi e benefici delle iniezioni. Visto che le infiammazioni cardiache, tanto più se mortali, sono molto rare, ha senso suggerire a un over 50, magari affetto già da altre malattie, di vaccinarsi. Il discorso cambia, specialmente in presenza di un ceppo virale meno patogeno, tipo Omicron e le sue sottovarianti, quando si prendono in considerazione i giovani. Ai quali comunque, in Italia, era stato raccontato che le miocarditi da vaccino sono «lievi e autolimitanti», pur di convincerli a correre negli hub. Bisognerebbe spedire il link del paper ai giudici della Consulta. Davvero, per i numi tutelari della Costituzione, rifilare tre dosi coatte a un sanitario di 30 anni era una misura «a tutela della salute»?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/studio-smonta-balle-abrignani-2658827101.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-decisione-della-consulta-va-in-senso-opposto-ai-dati-delliss" data-post-id="2658827101" data-published-at="1670100617" data-use-pagination="False"> La decisione della Consulta va in senso opposto ai dati dell’Iss Dopo il rigetto della Corte costituzionale ai ricorsi contro l’obbligo vaccinale, una parte del mondo scientifico, da sempre non allineata alla cordata mainstream in linea con le scelte governative, porta in causa proprio i dati dell’Istituto superiore di Sanità che, secondo quanto dichiarato dall’avvocato Chiara Tomiola in udienza alla Consulta, dimostrerebbero l’utilità della profilassi contro i contagi. La giurista ha infatti affermato che «l’efficacia dei vaccini è evincibile dai dati dell’Iss, che comprovano che due terzi delle persone non si ammalano». Parole che, oltre a confermare la mancata protezione totale fornita dai preparati, non tengono conto della realtà fornita dai dati dell’Istituto. Così, i firmatari membri della Commissione medico-scientifica indipendente (Cmsi, Marco Cosentino, Alberto Donzelli, Vanni Frajese, Patrizia Gentilini, Eduardo Missoni, Sandro Sanvenero, Eugenio Serravalle, hanno presentato una nota unanime di dissenso per smentire quanto assunto come verità di fatto dalla Corte stessa. Facendo riferimento al bollettino Iss del 23 novembre, i dati mostrano che, rispetto ai non vaccinati di pari fascia d’età, i bambini di 5-11 anni con due dosi di vaccino si infettano il 30,4% in più; i giovani tra 12 i e i 39 anni con booster si infettano il 22% in più; la fascia 40-59 anni con booster si infetta il 56% in più; gli anziani tra i 60 e i 79 anni con booster si infettano ormai il 2% in più dei non vaccinati, e se fermi a due dosi (dunque probabilmente più distanti dall’ultimo inoculo) si infettano il 7% in più. Entrando nel merito, la Commissione indica che «i dati italiani sono coerenti con un gran numero di studi internazionali presentati in occasione del Congresso PoliCovid-22, appena svoltosi a Torino, al quale ha partecipato anche il professor John Ioannidis, epidemiologo dell’Università di Stanford, che ha mostrato come i vaccini non abbiano avuto praticamente effetto nel contenimento dell’ondata epidemica. In sostanza, spiega la Cmsi, il tempo è la variabile fondamentale, poiché la protezione vaccinale dall’infezione, buona all’inizio con le precedenti varianti ma solo mediocre con Omicron, declina poi rapidamente, si azzera in pochi mesi, e quindi si inverte, cioè i vaccinati diventano in media più soggetti a infettarsi dei non vaccinati. I booster ripristinano in modo transitorio la protezione iniziale, ma si torna a perderla velocemente, con un percorso che sembra accelerato al ripetersi dei successivi inoculi. Questo circolo vizioso è risultato evidente, tuttavia si continua a spingere sulle vaccinazioni e sugli infiniti richiami. Il dottor Donzelli e colleghi ritengono quindi non rispettate le condizione poste dalla Costituzione per legittimare un trattamento sanitario obbligatorio per legge, cioè che «il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri» e che «esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili».
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