2021-04-20
Straparlano di «pass» per spostarsi ma le anagrafi vaccinali sono un caos
Oggi si riunisce il Cts. Potrebbe anche discutere dei permessi per poter circolare tra regioni. Roberto Speranza dice che saranno a punto per l'estate. Ma non esiste un database unico dei vaccinati e i vari sistemi sono differenti.Il Comitato tecnico scientifico è stato convocato per le 17 di oggi. Sul tavolo, i protocolli per le riaperture ma anche le misure che potrebbero confluire nel nuovo decreto legge. A cominciare dall'istituzione di un pass per gli spostamenti nelle zone arancioni e rosse. Bisognerà valutare se si tradurrà inizialmente in un certificato, o un tesserino digitale, oppure, terza opzione, se le informazioni in oggetto verranno semplicemente inserite nella tessera sanitaria. Il modello cui si aspira è quello del «green pass» europeo che si tradurrà in una app o in un Qrcode per accedere anche a eventi culturali o sportivi. «Contiamo di averlo entro l'estate», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza. Che, al netto degli annunci e delle polemiche sul rischio di creare cittadini di serie A e serie B finché non partirà l'immunizzazione di massa, dovrà fare i conti con la realtà. Ovvero con la burocrazia sanitaria italiana. E con la forte disparità organizzativa che frammenta il territorio. L'anagrafe vaccinale nazionale, dopo gestazione decennale, è nata per decreto nella primavera 2017 con la reintroduzione dell'obbligo di vaccinazione per potersi iscrivere a scuola. L'anagrafe sulla carta esiste, è digitale ed è centralizzata presso il ministero della Salute. Il problema è che i dati e le informazioni che dovrebbero costituirla, sia per le vaccinazioni pediatriche che per quelle negli adulti, non sono in possesso del Ministero ma delle Regioni e a volte delle singole Asl/Uals/Ast (non esiste uniformità nemmeno nelle denominazioni). I sistemi vaccinali sono tanti: per esempio la Liguria da sola ne ha tre, l'Emilia Romagna anche di più, anche se sta tentando di ridurli. In alcune regioni ci sono Asl nate dalla fusione di singole aziende sanitarie che addirittura ne hanno al loro interno due diversi e mai unificati, altre ne hanno uno per gli adulti e uno per i bambini. Spesso il pubblico non «parla» con il privato (i medici di famiglia sono privati convenzionati), così come sistemi di regioni diverse non si parlano tra loro, a meno che non siano basati sullo stesso software (come avviene per Lombardia, Veneto e una parte dell'Emilia Romagna). Al sistema informativo vaccinale, di cui l'anagrafe è un pezzo fondamentale, era dedicato anche un capitolo del documento elaborato a dicembre dall'Osservatorio interdisciplinare trasporto alimenti e farmaci (Oitaf) che conteneva una serie di raccomandazioni relative alla campagna vaccinale. Già mesi fa gli esperti sottolineavano la necessità di un database unico contenente generalità, del luogo del domicilio effettivo e delle condizioni di salute di ogni target teorico di popolazione. Facendo notare che i dati e le informazioni esistono, ma «sono dispersi in basi dati non coerenti e spesso non formalizzati». Tutti i dati disponibili per ogni fase di vaccinazione devono essere caricati nella loro interezza e devono risiedere nel database centrale. Poste Italiane già da febbraio ha messo a disposizione gratuitamente un sistema integrato di prenotazione, validazione, registrazione e farmacovigilanza realizzato sembra dalla struttura consulenziale di Microsoft su ambiente cloud Azure e strumenti software commerciali come Powerbi. Il sistema è stato subito offerto alle Regioni ma è stato adottato solo da alcune (ora sono sei, compresa la Lombardia che lo sta utilizzando per la chiusura della Fase 1 e per la Fase 2 e seguenti). Essendo basato su cloud, il sistema ha ottime prestazioni e non va incontro ai rallentamenti al crescere degli accessi che si sono verificati con tutti i sistemi gestiti dalla Regioni. Il nuovo piano messo a punto dal commissario Francesco Paolo Figliuolo prevede l'aggiunta di altre funzionalità, anche in vista della fase massiva della vaccinazione. Inoltre, il piano stesso si ferma a un millimetro dall'imporre l'adozione del sistema Poste da parte di tutte le Regioni. Certo, l'ideale sarebbe poter collegare in tempo reale tutti i sistemi vaccinali delle regioni a quello di Poste per fare il trasferimento dati, ma considerando la situazione è più semplice caricarli a fine giornata mandando un file formattato. Tra l'altro, il decreto istitutivo dell'Anagrafe vaccinale nazionale nei suoi allegati tecnici prevede nei dettagli il formato della base dati e persino quello del tracciato di trasmissione dei dati dalle Regioni al Ministero. Basterebbe seguirlo, visto che è stato a suo tempo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni.Intanto alcune Regioni spingono per il pass, dall'Emilia Romagna al Lazio, dove l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, vorrebbe usarlo «per entrare nei locali, come in Israele». Ma Roma non è Tel Aviv e soprattutto l'Italia è ancora lontanissima dal raggiungere lo stesso livello di immunizzazione. E il rischio è quindi di trovarci di fronte a un nuovo caso Immuni, l'app che doveva contribuire a tracciare i contagi e non è mai decollata. Questo al netto delle difficoltà pratiche. L'ideale sarebbe dotare tutte le località accessibili con pass di un lettore della card elettronica o della tessera sanitaria collegato al database centrale… ma chi pagherebbe? E quanto tempo si impiegherebbe a installare centinaia di migliaia di lettori? Si potrebbero utilizzare i Pos, con apposito software, ma chi conosce il settore dei pagamenti via card in Italia sarebbe molto scettico. D'altro canto, o così o così, perché abbandonare le attuali autocertificazioni sulla necessità di spostamento e fare delle autocertificazioni di vaccinazione/guarigione/salute non sarebbe un grande scambio.