2020-02-21
«Stranieri da sterminare». E ne ammazza 9
Dorothee Barth,picture alliance via Getty Images
Tobias Rathien ha aperto il fuoco ad Hanau (Germania) in due bar della comunità turca. L'assassino, trovato morto in casa con la madre, aveva detto di voler «annientare certi popoli». La Cdu di Angela Merkel sfrutta la tragedia per incolpare i nazionalisti di Afd.Una strage ha sconvolto la città di Hanau (nei pressi di Francoforte) mercoledì sera. L'attacco di matrice razzista ha preso di mira due bar della comunità turca. Il killer avrebbe aperto il fuoco nel primo locale, per poi spostarsi - a bordo di un'automobile - nel secondo, dove avrebbe proseguito la strage. Le forze dell'ordine hanno quindi avviato un'intensa caccia all'uomo nelle ore successive, fin quando l'assassino non è stato trovato nel suo appartamento privo di vita insieme al cadavere della madre settantaduenne. Dei nove morti di origine straniera, cinque erano turchi e ci sarebbe anche una donna incinta.L'attentatore, morto suicida, si chiamava Tobias Rathien: un quarantatreenne che - secondo alcuni media - sarebbe stato in possesso di porto d'armi per attività sportiva. Bancario di professione, Rathien coltivava teorie complottiste e di estrema destra, come dimostrato da un suo recente video, in cui si rivolgeva agli americani, esortandoli a «combattere» contro le «società segrete» che controllerebbero gli Stati Uniti. «Questo è il mio personale messaggio a tutti gli americani. Il vostro paese è sotto il controllo di società segrete invisibili. Utilizzano metodi sconosciuti e malevoli come il controllo delle menti e un moderno sistema di schiavitù. Se non credete a ciò che vi dico, fareste bene a svegliarvi in fretta», aveva dichiarato il killer. «Nel vostro Paese», aveva proseguito, «esistono delle cosiddette basi segrete militari. In alcune celebrano il diavolo in persona. Abusano, torturano e uccidono i bambini. Una quantità incredibile di queste cose accadono ormai da molti anni. Svegliatevi. Questa è la realtà di quanto accade nel vostro Paese». Rathien è stato anche autore di un documento di 24 pagine, in cui sosteneva la necessità di «annientare certi popoli la cui espulsione dalla Germania non è più possibile». Si sentiva inoltre controllato dall'intelligence e sosteneva che il presidente americano, Donald Trump, gli avesse rubato lo slogan «America First».Non sono ovviamente mancate le reazioni politiche all'accaduto. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha dichiarato che «il razzismo è un veleno, l'odio è un veleno che esiste nella nostra società», definendo la strage «agghiacciante» e parlando di «un giorno quanto mai triste per la Germania». Christoph Degen, segretario generale dei socialdemocratici in Assia, ha sostenuto: «Il sanguinoso atto della scorsa notte mi ha sbalordito. I miei pensieri e le mie condoglianze vanno ai parenti». Alexander Gauland e Alice Weidel, leader del partito nazionalista Alternative für Deutschland (Afd), hanno invece affermato: «Questo crimine abominevole ci sconvolge e ci lascia senza parole. I nostri pensieri vanno alle vittime di questo crimine spietato e ai loro parenti». Tutto questo, mentre il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha espresso «massima condanna alla violenza». Il capo dello Stato Sergio Mattarella si è detto «triste per la ripugnante violenza». La questione sta comunque già producendo delle conseguenze sul fronte politico. Secondo l'esponente della Cdu Norbert Roettgen, l'Afd sarebbe «corresponsabile» della strage di Hanau. In un'intervista rilasciata al quotidiano Bild, ha infatti affermato che l'attacco «non deve essere considerato come un atto isolato», sostenendo inoltre: «Dobbiamo combattere il veleno che Afd e altri portano nella nostra società».Al di là della tragedia in sé stessa, questa strage rischia adesso di riaprire quelle ferite che, nelle ultime settimane, avevano non poco sconvolto le dinamiche politiche tedesche: in particolare, per quel che concerne le turbolente relazioni che intercorrono tra Cdu e Afd. Non è un mistero che, nel partito democristiano, vi siano aree propense a una distensione con i nazionalisti: un elemento testimoniato dalla recente elezione del liberale Thomas Kemmerich a presidente della Turingia con i voti di entrambe le forze partitiche. Una linea di apertura, non gradita dalla cancelliera, che ha infatti ritirato il sostegno a Kemmerich, portandolo alle immediate dimissioni. Dimissioni cui è presto seguito un passo indietro dell'attuale presidentessa della Cdu (e delfina della stessa cancelliera), Annegret Kramp-Karrenbauer. In questa fibrillazione, la questione dell'alleanza con Afd riveste un peso rilevante. La Merkel propone una conventio ad excludendum, ritenendo di non poter dialogare con un partito giudicato estremista: una posizione che riecheggia del resto nelle suddette affermazioni di Roettgen. Altri mettono invece in luce che - al netto di alcune figure controverse - non si possa ignorare la presenza di una forza politica che ha un peso elettorale di circa il 10%: una forza politica che vanta un forte radicamento tra le fasce sociali impoverite della Germania est. In tal senso, gli aperturisti temono che l'isolamento promosso dalla cancelliera non farà che rafforzare l'Afd. Insomma, la dialettica nella Cdu è serrata. E, in questo contesto, la strage di Hanau giocherà un ruolo significativo.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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