- Previsioni nere per il commercio, ripresa zero rispetto al flop del 2020. Invece che strumento per garantire le aperture, il green pass si sta rivelando il grande nemico degli esercenti.
- «La gente chiusa a fare acquisti da casa». Il presidente di Federmoda Roma Massimo Bertoni: «Altro che normalità, arrivano soltanto messaggi allarmistici e l’incertezza regna sovrana. Sembra che le istituzioni facciano di tutto per favorire i colossi delle vendite online. Che poi non pagano nemmeno le tasse qui».
- Milano punta al pareggio con il 2019. Bene l’abbigliamento ma le associazioni dei venditori sono contente soltanto in parte: «Nella città della moda viviamo delle presenze d’affari che non sono ancora ripartite».
Previsioni nere per il commercio, ripresa zero rispetto al flop del 2020. Invece che strumento per garantire le aperture, il green pass si sta rivelando il grande nemico degli esercenti.«La gente chiusa a fare acquisti da casa». Il presidente di Federmoda Roma Massimo Bertoni: «Altro che normalità, arrivano soltanto messaggi allarmistici e l’incertezza regna sovrana. Sembra che le istituzioni facciano di tutto per favorire i colossi delle vendite online. Che poi non pagano nemmeno le tasse qui».Milano punta al pareggio con il 2019. Bene l’abbigliamento ma le associazioni dei venditori sono contente soltanto in parte: «Nella città della moda viviamo delle presenze d’affari che non sono ancora ripartite».Lo speciale comprende due articoli.Restrizioni, inflazione, paura dei rincari delle bollette e non ultimo il fattore concorrenza dei giganti del Web rischiano di affossare anche questo Natale. Con la vaccinazione su larga scala, gli operatori del commercio speravano di recuperare un periodo festivo di normalità nella ripresa dei consumi. Invece con l’Immacolata siamo entrati nel momento clou delle feste e i negozi sono ancora vuoti. Per le strade delle grandi città, con festoni e luminarie ridotte all’osso, le persone guardano le vetrine ma tirano dritto. Nelle località d’arte come Roma, Firenze, Venezia, si sente la mancanza del turismo che di solito rappresenta circa il 50% dei clienti. La recrudescenza del contagio oltre frontiera ma anche il timore di nuove restrizioni e il caos del super green pass - che esclude da una serie di attività chi ha il semplice tampone e gli immunizzati con vaccini non riconosciuti dall’Ema - hanno indotto i turisti più motivati a non spostarsi, a congelare le prenotazioni o a guardare ad altre mete. Anche i tradizionali mercatini piangono. In tante città le autorità stanno pensando a regolamentare i flussi dei curiosi, con la creazione di speciali corridoi per non creare assembramenti. A Roma è stata estesa per tutte le feste la Ztl, ovvero la zona con circolazione del traffico limitata, anche nei fine settimana. L’Ufficio studi di Confcommercio stima che la spesa per i regali natalizi si attesterà a circa 6,9 miliardi di euro rispetto ai 7,4 miliardi dello scorso anno caratterizzato dal lockdown e ancora inferiore rispetto al 2019 pre-Covid. I consumi complessivi di dicembre (compresi affitti, utenze, servizi) sono stimati in 110 miliardi di euro, valore inferiore di 10 miliardi a quanto speso nel 2019. La ripresa che ci si aspettava per quest’anno, quindi, non ci sarà.Nel periodo natalizio si concentra l’11,6% delle spese degli italiani per l’abbigliamento, il 13% di quelle relative agli elettrodomestici, il 12,3% per informatica e tlc. Novembre e dicembre sono pertanto mesi cruciali per il commercio. La quota di tredicesima tradizionalmente destinata alla spesa per i regali si confermerà intorno ai 160 euro pro capite, sostanzialmente in linea con l’anno scorso quando l’Italia era sotto il secondo lockdown. Per il lavoro autonomo, complessivamente la spesa media per famiglia a dicembre -inclusi affitti, bollette e utenze - si posiziona a 1.645 euro, lo 0,5% in più rispetto all’anno scorso, ma ancora molto al di sotto rispetto al 2019 (7,5%).Secondo Assoutenti il crollo degli acquisti sarà pari in media a 230 euro a famiglia e una contrazione di spesa per complessivi 4,6 miliardi. Si stima un taglio delle spese legate a viaggi e vacanze di fine anno del 25% sul 2019 e minori consumi per 3,25 miliardi. Mentre nel 2019 sono andati in regali circa 169 euro pro capite, con un giro d’affari di circa 9 miliardi di euro, quest’anno ci saranno minori consumi per circa 1 miliardo con una contrazione del 12% rispetto al pre Covid.Passeggiare tra le vetrine e fare acquisti non è più una consuetudine di massa, osteggiata da diversi fattori. «Allora meglio sedersi su un divano e sfogliare le piattaforme dei colossi del Web e affidarsi ad Amazon nella scelta dei regali», commenta ironico Romolo Guasco, direttore di Confcommercio Roma. Le stime dell’associazione rilevano che il 40% degli acquisti natalizi si farà online. Anzi, si sono già fatti. Il Black Friday ha bruciato la tradizione della passeggiata tra i negozi. «Il venerdì delle grandi offerte a cui è seguito il Cyber Monday ha esteso a oltre una settimana i grandi sconti e gran parte degli acquisti vengono fatti online», commenta Guasco. Patrizio Bertin, presidente veneto di Confcommercio, si scaglia contro questa moda: «Otto anni fa era il venerdì, aveva regole precise, poi tutto è degenerato e i giorni di sconto sono diventati due, tre, una settimana, in alcuni casi quasi un mese. Vendere sempre in sconto nel mezzo della stagione non ha alcun senso. Un negozio non può vivere di sconti». Il Politecnico di Milano, che ha studiato il fenomeno dell’e-commerce, ha rilevato che tra il 2010 e il 2021 sono quintuplicate le spese attraverso il Web da 8 miliardi a quasi 40 miliardi. Nello stesso periodo i consumi complessivi sono scesi. Quindi si vede perfettamente la divaricazione tra commercio elettronico e tradizionale. Dai dati Istat di ottobre sulle vendite emerge che rispetto a ottobre 2020 c’è una crescita per la grande distribuzione (+2,7%) e per i negozi (+5,8%) mentre si registra un calo del 3,7% per il commercio elettronico. Questo ha indotto molti a tirare un sospiro di sollievo e a commentare lo scampato pericolo per i negozi. Ma Guasco spiega che il ridimensionamento è apparente: «Il 2020 è stato un anno eccezionale con un boom di acquisti online dovuto alle chiusure. Se si considera l’andamento pluriennale, l’e-commerce non scende in termini assoluti. C’è una normalizzazione che è ancora più preoccupante perché significa un radicamento delle abitudini. Quando la situazione migliorerà, difficilmente si tornerà indietro per quei prodotti che prima erano acquistati nei punti fisici».Secondo l’Osservatorio e-commerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano, tra Black Friday e Cyber Monday l’incremento delle vendite online è stimato in crescita del 21% (per un totale di 1,8 miliardi) rispetto al 2020, che è stato l’anno delle chiusure. Coldiretti prevede che oltre un italiano su due, il 54%, si rivolgerà al Web per i regali di Natale. Quindi gli acquisti online da condizione forzata dalle chiusure della pandemia, sono diventati un’abitudine radicata favorita, come commenta Coldiretti, anche dalle varie misure di restrizione decise dal governo per limitare la diffusione del contagio, dalle mascherine obbligatorie al contingentamento nei centri storici. Le piattaforme Web sono preferite non solo per i prodotti tecnologici. Il negozio è tradito a Natale anche per panettoni e spumanti. Quale è la soluzione per i negozi? Confcommercio indica la direzione: «Non c’è un piano B. Chi vuole stare sul mercato deve avere un’omnicanalità. Bisogna partecipare a questa agguerrita competizione».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/strade-piene-negozi-vuoti-2656006798.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-gente-chiusa-a-fare-acquisti-da-casa" data-post-id="2656006798" data-published-at="1639344075" data-use-pagination="False"> «La gente chiusa a fare acquisti da casa» «Ci avevano detto che questa doveva essere la fase due, nella quale avremmo dovuto convivere con il virus, la fase successiva alla vaccinazione. Invece si continuano a lanciare messaggi allarmistici come se gli immunizzati fossero ancora pochi e le terapie intensive degli ospedali intasate. È evidente che in questa situazione di incertezza le persone si muovono meno, riducono le passeggiate per lo shopping, preferendo acquistare da casa sul Web». È un grido di allarme quello di Massimo Bertoni, presidente di Federmoda Roma. E punta il dito contro il nemico numero uno del commercio: «Sembra che le istituzioni facciano di tutto per favorire i big tech, i colossi delle vendite online, che peraltro non pagano nemmeno le tasse nei Paesi dove vendono». In che modo si favoriscono i giganti dell’e-commerce? «Le persone sono spaventate. Si paventano cambi di colore, nuove restrizioni. A questo si aggiunge che a Roma è stato introdotto, oltre all’obbligo della mascherina nelle strade dello shopping, anche il traffico limitato nel fine settimana. Un ulteriore disincentivo a uscire per fare gli acquisti natalizi. Il risultato è che la famiglia si accomoda sul divano e lì compra i regali». Il Black Friday non vi ha dato una mano? «Tutt’altro. Ha indotto i consumatori ad anticipare gli acquisti depotenziando lo shopping nelle settimane precedenti il Natale. E poi gli acquisti sono stati soprattutto online. Si sta sommando un insieme di fattori che penalizzano i negozi fisici nella totale indifferenza delle autorità. Nessuno si rende conto che il centro storico della capitale si sta desertificando e se i negozi chiudono la città sprofonda nel degrado. Vuole la mia esperienza?» Sì, ci dica. «Ho un negozio in via Nazionale che un tempo era considerata una strada dello shopping di lusso. Ora invece non è stata nemmeno inserita nell’elenco delle aree dove è obbligatorio l’uso della mascherina. Questo vuol dire che non si prevede un particolare flusso di persone per gli acquisti. Ho avuto clienti che mi hanno chiesto di essere accompagnati alla loro auto da un commesso perché in orario di chiusura avevano paura a camminare nella strada deserta. I barboni si accampano davanti ai negozi chiusi per fine attività. Ecco come è ridotta Roma». In tutto questo cosa fanno le istituzioni? «Invece di rilanciare i consumi, seminano la paura tra le persone, le invitano a ridurre al massimo gli spostamenti e, nel caso della capitale, estendono la limitazione del traffico anche ai fine settimana». I romani sono ottimisti o pessimisti per il Natale? «In base a un recente report dell’Osservatorio economico di Confcommercio Roma, il 58% dei cittadini teme nuove chiusure e restrizioni o che il Lazio torni in zona gialla nel periodo delle festività. Il 10% dà una valutazione negativa del green pass come strumento per contenere la pandemia e solo il 60% ritiene che contribuirà in modo decisivo a vivere le festività in maniera più libera rispetto a quelle del 2020. Poi c’è un 83,9% che teme l’aumento dei prezzi e ritiene più prudente non esporsi con le spese natalizie, rinviando quelle necessarie a tempi migliori. Il 97% spenderà per i regali meno di 300 euro. La media sarà di circa 150 euro. Infine c’è il boom dell’e-commerce. Il 64,3% ha dichiarato che acquisterà i regali sul Web. Solo il 19,3% tornerà a fare shopping nei negozi. C’è un 25% che non acquisterà doni». Quali sono le motivazioni degli acquisti online, perché si preferiscono ai negozi? «Le ragioni prevalenti sono i prezzi più bassi e il risparmio di tempo per il 38,7% e il 32,1%. C’è un 13% che ha paura del contagio. Per concludere, servirebbe una politica per incentivare i consumi nei negozi fisici». Non pesa anche la mancanza di turisti? «Certo. Roma è una città che vive di turismo e con la pandemia gli arrivi sono crollati. Ma nella normalità, al turista vanno offerte oltre alle meraviglie storico artistiche, anche piacevoli strade per lo shopping. Invece le belle vetrine stanno scomparendo. In questi anni di pandemia, hanno chiuso circa 3.000 negozi solo nel centro storico. Alcuni di lunga tradizione. Al loro posto botteghe di souvenir e paccottiglia». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/strade-piene-negozi-vuoti-2656006798.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="milano-punta-al-pareggio-con-il-2019" data-post-id="2656006798" data-published-at="1639344075" data-use-pagination="False"> Milano punta al pareggio con il 2019 «Contiamo di pareggiare la situazione con quella del 2019 e rispetto al 2020 abbiamo registrato un aumento del 15%». La situazione delle vendite natalizie a Milano nel Black Friday, secondo quanto riferisce il presidente rete associativa vie Confcommercio Milano, Gabriel Meghnagi, è in ripresa. Milano però è un caso in controtendenza. Non è legata più di tanto all’andamento del turismo e vive soprattutto di presenze business. Le vendite sono uno degli aspetti della ripresa di questa città che si conferma un traino dell’economia nazionale. Anche se l’uscita dal tunnel è ancora lontana. «È evidente che se continuano gli allarmi sull’aumento delle bollette, con quelle elettriche che dovrebbero addirittura triplicare, i consumi potrebbero ridursi. L’economia si nutre di ottimismo e fiducia ed è ciò che dobbiamo trasmettere in questo momento». Gli acquisti, dice Meghnagi, «sono andati bene. La voglia di comprare c’è e le maggiori vendite si registrano nell’abbigliamento donna. Sono andate benissimo le vie principali dello shopping a Milano e anche Monza». Gli acquisti online sono in crescita ma, osserva Meghnagi, riguardano soprattutto i prodotti tecnologici e i libri. «Le librerie sono sparite a Milano e il Web propone soluzioni di prezzo vantaggiose. Lo stesso si può dire per la tecnologia. Quanto all’abbigliamento la preferenza resta per il negozio fisico, dove si possono misurare i capi e c’è il commesso che dà un consiglio». L’ufficio studi di Confcommercio di Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha stimato che con la tredicesima si spenderanno 3,436 miliardi di euro, in crescita del 6,7% (5,4% al netto dell’inflazione) rispetto al 2020 ma in calo del 10% in confronto con il 2019. Nella destinazione delle risorse è ancora elevato (13,9%) il livello della propensione al risparmio: sceso rispetto al 2020 (era 15,8%), ma ampiamente superiore rispetto al 2019 (8,3%). «C’è ancora un atteggiamento di prudenza legato al timore di una recrudescenza della pandemia e per l’andamento dell’economia a causa dell’inflazione», commenta Meghnagi. C’è un aumento del 15,1% nell’acquisto di beni rispetto al 2019, ma c’è ancora distanza dai livelli di fatturato pre-Covid per turismo, ristorazione, spettacoli, concerti e manifestazioni. Gli acquisti natalizi si concentrano sul settore tecnologico (smartphone, tablet, pc) con 119 milioni di euro e un +24,5% rispetto al 2019. In crescita anche abbigliamento e calzature (327 milioni di euro, + 22,3%). Protagonisti nel carrello natalizio anche giocattoli e articoli sportivi con una stima di spesa di 55 milioni di euro, in aumento del 9,5%. I regali nell’alimentare si attestano sui 241 milioni, in crescita del 6,3% sul 2019. Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, spiega che dalla fotografia dell’ufficio studi «emerge una ripresa nell’acquisto di beni e nella propensione generale alla spesa con le risorse della tredicesima, ma anche la difficoltà di comparti duramente colpiti dalla pandemia, in particolare il turismo, nel ritrovare i livelli di fatturato pre-Covid. Le imprese non possono più permettersi il ritorno a situazioni di lockdown e chiusure».
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
Continua a leggereRiduci
Mark Zuckerberg (Getty Images)
Un mio profilo è stato cancellato quando ho pubblicato dati sanitari sulle pratiche omoerotiche. Un altro è stato bloccato in pandemia e poi eliminato su richiesta dei pro Pal. Ne ho aperto un terzo: parlerò dei miei libri. E, tramite loro, dell’attualità.
Se qualcosa è gratis, il prodotto siamo noi. Facebook è gratis, come Greta è pro Lgbt, pro vax, anzi anti no vax, e pro Pal. Se sgarri, ti abbatte. Il mio primo profilo Facebook con centinaia di migliaia di follower è stato cancellato qualche anno fa, da un giorno all’altro: avevo riportato le statistiche sanitarie delle persone a comportamento omoerotico, erroneamente chiamate omosessuali (la sessualità è una funzione biologica possibile solo tra un maschio e una femmina). In particolare avevo riportato le statistiche sanitarie dei maschi cosiddetti «passivi».
A Fuori dal coro Raffaella Regoli mostra le immagini sconvolgenti di un allontanamento di minori. Un dramma che non vive soltanto la famiglia nel bosco.
Le persone sfollate da El Fasher e da altre aree colpite dal conflitto sono state sistemate nel nuovo campo di El-Afadh ad Al Dabbah, nello Stato settentrionale del Sudan (Getty Images)
Donald Trump torna a guardare all’Africa. Il presidente americano si è infatti impegnato ad agire per cercare di portare a termine il sanguinoso conflitto civile che agita il Sudan da oltre due anni.
«Pensavo fosse solo una cosa folle e fuori controllo. Ma ora capisco quanto sia importante per te e per molti dei tuoi amici qui presenti il Sudan. E inizieremo a lavorare sul Sudan», ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca, rivolgendosi al principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman. Ricordiamo che la guerra civile in corso è esplosa nell’aprile del 2023 tra le Forze armate sudanesi e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces. Secondo The Hill, «più di 150.000 persone sono morte nel conflitto, circa 14 milioni sono state sfollate e si prevede che circa metà della popolazione di 50 milioni di persone soffrirà la fame quest'anno».






