2021-05-09
Storari portò i verbali a casa Davigo. E al Csm è guerra tra i giustizialisti
Interrogato due ore a Roma il pm accusato di rivelazione di segreto di ufficio per la diffusione delle carte di Piero Amara sulla loggia Ungheria. «Le consegnai per tatto istituzionale». La rottura tra Piercamillo e Sebastiano Ardita.Alla fine di una settimana di polemiche all'interno della magistratura, ieri i pm della Procura di Roma hanno interrogato il sostituto milanese Paolo Storari, accusato di rivelazione di segreto di ufficio nell'ambito dell'indagine sulla diffusione dei verbali di Piero Amara, in cui il faccendiere racconta di una presunta loggia segreta denominata Ungheria. Associazione che raggrupperebbe magistrati, politici e vertici delle forze dell'ordine. L'interrogatorio di Storari, assistito dall'avvocato Paolo Della Sala, è iniziato alle 11 di mattina e si è svolto nella Procura generale della Corte di appello di Roma. Qui, per due ore, si è trovato di fronte al Procuratore capo Michele Prestipino e ai sostituti Fabrizio Tucci e Rosalia Affinito. Primo punto da chiarire: dove è avvenuto il passaggio delle carte, tra Storari e l'ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, inerenti Ungheria? Secondo quanto appreso da La Verità, Storari avrebbe confermato che lo scambio sarebbe stato fatto nella casa milanese del fondatore della corrente A&i (Autonomia e indipendenza). Circostanza importante perché in questo caso competente ad indagare sul reato di rivelazione di segreto di ufficio, contestato a Storari, sarebbe la Procura di Brescia (dove è già stato aperto un fascicolo a carico di ignoti) che inquisisce penalmente i colleghi meneghini. Discorso diverso per l'accusa di calunnia a carico di Marcella Contrafatto: sull'ex segretaria di Davigo a Palazzo dei Marescialli (al momento sospesa dall'incarico e in attesa dell'istanza presentata al Riesame sul materiale sequestratole), dovrebbe indagare Roma.Per i magistrati la donna, difesa dall'avvocato Alessia Angelini, sarebbe la responsabile dell'invio di alcune lettere di accompagnamento, inviate ai giornali, dei verbali di Amara. Nelle prossime settimane è attesa una riunione di coordinamento tra i pm romani e bresciani, incontro probabilmente decisivo per le sorti dei due fascicoli in cui figurano Storari e Contrafatto. Nel tardo pomeriggio di ieri il legale di quest'ultima all'Adnkronos ha detto: «Manca la calunnia. Si fa riferimento all'inerzia da parte della Procura di Milano (che ha iscritto tra gli indagati Amara, Giuseppe Calafiore e Alessandro Ferrara a cinque mesi dagli interrogatori del primo, ndr) e allo stato riteniamo che il punto sia molto controverso, ci sono ben quattro magistrati che sul punto stanno discutendo tra loro, quindi non è pacifica la circostanza». Sulle lettere di accompagnamento ci sono riferimenti a persone precise? «Non posso dirlo, c'è il segreto istruttorio», ha concluso Angelini.Sul caso della loggia Ungheria è intervenuto anche il presidente della commissione antimafia Nicola Morra. Il quale, 48 ore fa, ha spiegato di aver messo «a conoscenza, per le vie formali, la Procura di Roma di fatti relativi alla questione Amara-Davigo». Alla Verità il senatore Morra ha detto: «Ricordo perfettamente che siamo usciti dallo studio del dottor Davigo, mi ha portato sulla tromba delle scale ove mi ha fatto vedere questi fogli. Come se ci fosse qualcosa da temere, se gli stessi fogli fossero stati visti all'interno del suo studio». E ancora: «Mi è stata aperta questa cartellina (…) e quindi l'attenzione si è soffermata sull'adesione di Sebastiano Ardita (consigliere togato di A&i al Csm, ndr) alla loggia massonica, cosa che poi puntualmente mi sembra sia stata smentita nei fatti perché le affermazioni di Amara sono state riscontrate in maniera negativa». Un gesto avvenuto la scorsa estate e che certificava la rottura dei rapporti tra Davigo e Ardita. Ma perché il sodalizio si era bruscamente interrotto? Come ricostruito da La Verità lo scorso 30 aprile, il motivo è la nomina del Procuratore di Roma del 4 marzo 2020. In quell'occasione Ardita si astenne dal dare la sua preferenza, al contrario di Davigo che votò per Prestipino. Non bisogna dimenticare che nella fase iniziale per la scelta del nuovo Procuratore, la corrente di A&i (guidata proprio da Davigo e Ardita) aveva scelto di appoggiare la candidatura di Marcello Viola. Circostanza riferita dallo stesso Ardita ai magistrati della Procura di Perugia, nell'ambito del procedimento penale a carico di Luca Palamara: «(…) Secondo la mia visione a Roma doveva arrivare un procuratore che non provenisse dall'esperienza professionale romana. Io e Davigo, già da marzo, pensavamo che Marcello Viola fosse la persona più adatta (…)».Torniamo ora all'interrogatorio di Storari, che secondo il suo legale Della Sala avrebbe affidato i verbali di Amara a Davigo «per tatto istituzionale. (…) Riteniamo perfettamente legittimo e conforme a legge quanto accaduto». Un'opinione che non convince il professore Mario Esposito, ordinario di diritto costituzionale presso l'Università del Salento: «Mi pare che la tesi sostenuta dalla difesa di Storari non trovi fondamento normativo, al quale d'altra parte non è stato fatto cenno alcuno. Il riferimento a una circolare del 1994 (fatto nei giorni scorsi da Davigo, ndr) non è risolutivo: fermi i dubbi circa la legittimità di fonti di autonomia che deroghino alla legge, essa parrebbe consentire l'acquisizione di atti relativi a procedimenti penali nei confronti di magistrati non già in via informale e mediante diretto rapporto tra un sostituto procuratore ed un componente del Consiglio superiore, bensì con procedure formali che coinvolgono, da un lato, i vertici delle Procure e, dall'altro, anche i titolari dell'azione disciplinare».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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