2021-05-01
Liti in Procura, Storari esautorato
La toga meneghina voleva archiviare l'Eni sul falso depistaggio e aprire un fascicolo sul suo ex manager Vincenzo Armanna e sull'avvocato siciliano. Ma Francesco Greco gli ha tolto l'indagineA Milano c'è già chi paragona il caso di Paolo Storari a quello di Alfredo Robledo, l'ex procuratore aggiunto a cui erano state tolte le indagini su Expo 2015, poi cacciato dopo uno scontro con l'ex capo della procura Edmondo Bruti Liberati. Storie diverse, di 7 anni fa, ma che tornano nei corridoi del Palazzo di Giustizia dopo la notizia che i verbali di Piero Amara a Milano sarebbero stati consegnati proprio da Storari all'ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, «per autotutelarsi». Ieri il capo della Procura, Francesco Greco (in scadenza a fine anno), ha ribadito che non esiste alcuna spaccatura interna. Anzi, rispetto ai dubbi di Davigo sulla vicenda («Sui verbali Amara c'è stato un inusuale ritardo nelle indagini»), i vertici della Procura meneghina hanno specificato che ci sarebbe stata solo «cautela». A emergere però è un quadro a tinte fosche che finirà di sicuro al Csm mentre Brescia ha aperto un fascicolo. In questi anni la Procura meneghina ha considerato Amara attendibile quando parlava di Eni, ma in tutti gli altri casi è stata cauta. L'azione penale è sempre stata obbligatoria nei confronti dei dirigenti del Cane a sei zampe, di rado con Amara e il sodale Vincenzo Armanna, l'accusatore dell'ad Claudio Descalzi. Storari, classe 1966, considerato il pupillo di Ilda Boccassini, vanta una lunga carriera nel pool antimafia. Vent'anni fa, a Torino da titolare dell'inchiesta su Telelekom Serbia, si trovò indagato per violazione di segreto d'ufficio in relazione alle telefonate che il pm Francesco Saluzzo faceva all'ad Roberto Colaninno sulle indagini. Fu prosciolto. Poi iniziò una lunga carriera a Milano che ha toccato, oltre alle indagini sulla 'ndrangheta, anche quelle su Regione Lombardia.Negli ultimi anni stava seguendo il caso delle presunte mazzette di Eni in Congo e quello sul presunto depistaggio per inquinare le prove nel processo Opl 245, il giacimento nigeriano dove il Cane a sei zampe, Shell, insieme con Descalzi e altri 12 imputati (accusati di corruzione internazionale) sono stati tutti assolti «perché il fatto non sussiste». Da qualche settimana Storari è uscito da entrambi i procedimenti, dopo uno scontro sia con Greco, sia con il titolare dell'inchiesta su Eni in Nigeria, Fabio De Pasquale, sia con l'aggiunto Laura Pedio. Oggetto del contendere sarebbe stato proprio il ruolo di Amara nelle inchieste di questi anni contro l'Eni. Del resto l'avvocato siciliano - oltre a fare asse con Armanna come dimostra un video agli atti dell'indagine - aveva gettato ombre sul presidente del collegio giudicante, Marco Tremolada (fascicolo poi archiviato a Brescia): De Pasquale voleva sentirlo come testimone, senza successo.Sulla prima inchiesta in Congo Storari avrebbe chiesto l'archiviazione per Descalzi e sua moglie Marie Madeleine Ingoba. Alla fine il reato è passato da corruzione internazionale a induzione indebita. Come sul depistaggio, dove l'ex procuratore antimafia, titolare del fascicolo insieme con Pedio, avrebbe proposto un'altra archiviazione senza successo (l'indagine è ancora aperta). Non solo, da più di 6 mesi, proprio Storari chiedeva di indagare su Amara e Armanna, ma soprattutto sulla ormai nota loggia Ungheria. Una linea simile a quella del procuratore generale Celestina Gravina, che oltre a chiedere l'assoluzione dei due presunti intermediari delle mazzette nigeriane (Obi e Di Nardo) aveva definito Armanna «un inquinatore di pozzi» chiedendo su di lui nuove indagini. Peccato che in questi mesi non si sia mosso nulla. Tutte le querele e denunce contro Amara sono rimaste lettera morta, anche quella sugli affari della Napag in Sicilia.A scatenare la spaccatura in Procura è stata l'assoluzione degli imputati nel processo Opl 245, finita nelle chat interne alla Procura. Chi aveva attaccato De Pasquale sarebbe stato proprio Storari. Ma perché Amara avrebbe riempito i verbali di calunnie? Voleva forse tenere nascosti i soldi fatti in Sicilia prima che la raffineria di Gela chiudesse nel 2014? Sarebbe interessante scoprirlo. Sempre che la procura di Milano voglia indagare.