2021-05-06
Davigo dai pm per il caso Ungheria
Piercamillo Davigo (Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images)
L'ex consigliere sentito come persona informata sui fatti: avrebbe parlato della loggia a membri del Csm. Atteso il verdetto del Riesame sulle carte sequestrate alla segretaria.È stato sentito ieri dai pm della Procura di Roma, in qualità di persona informata sui fatti, Piercamillo Davigo. L'ex consigliere togato del Csm ha fornito la sua versione sulla vicenda dei verbali di interrogatorio resi dall'ex consulente di Eni Piero Amara, che di fronte alle toghe di Milano (Laura Pedio e Paolo Storari) ha parlato di una presunta loggia segreta, denominata Ungheria. Davigo è finito al centro della vicenda perché, dopo aver ricevuto da Storari una copia delle dichiarazioni fatte da Amara, avrebbe parlato del caso Ungheria con i vertici e alcuni, non meno di otto, consiglieri del Csm. Tra questi, secondo l'ex consigliere, il vicepresidente David Ermini, il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi e il consigliere laico in quota M5s Fulvio Gigliotti. Quest'ultimo ieri all'Adnkronos ha spiegato: «Sì, a me Davigo disse qualcosa. Lo posso confermare. Nella primavera-estate del 2020 disse ad altri componenti dell'autogoverno dei giudici dell'esistenza di un'indagine giudiziaria su una loggia massonica». Ma non è finita qui: «Riferì che esistevano queste dichiarazioni (di Amara, ndr) in cui si indicavano una serie di nominativi, fra cui anche quella di Ardita (Sebastiano, rappresentante del Csm, ndr). Lo registro come dato puramente oggettivo». Che i rappresentanti di A&i siano direttamente o indirettamente collegati a questa storia sembra certo. Non è un mistero che lo stesso fondatore Davigo abbia avuto dei dissidi interni con i suoi ex colleghi di corrente al Csm, come nel caso di Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita. Era il marzo 2020 quando entrambi segnarono la distanza da Davigo sulla nomina del procuratore capo di Roma, scegliendo l'astensione al ballottaggio. I due, inoltre, sono stati già sentiti dalla Procura di Perugia che sta indagando su uno dei filoni scaturiti dalle dichiarazioni di Amara sull'associazione Ungheria. Al momento, oltre alle citate Roma e Perugia, anche le Procure di Milano e Brescia stanno indagando sul caso dei verbali di Amara. Davigo, come detto, ha ricevuto la documentazione sul faccendiere dal pm Storari. Ieri, però, è emerso che lo scambio degli atti non sarebbe avvenuto a Roma, come ipotizzato in un primo momento, ma a Milano. Il sostituto della Procura meneghina, iscritto sul registro degli indagati con l'accusa di rivelazione di segreto di ufficio, verrà ascoltato dai colleghi capitolini il prossimo sabato. Ma forse a far luce sulla condotta di Storari dovranno essere le toghe di Brescia, competenti a indagare per i reati commessi dai magistrati milanesi. Sul comportamento del sostituto, indispettito dai colleghi, e in particolare dal suo superiore Francesco Greco, che a suo dire avrebbero ritardato le indagini su quanto detto da Amara, potrebbe anche essere avviato un procedimento di trasferimento ufficio per incompatibilità ambientale. In attesa di sabato, oggi il tribunale del riesame di Roma deciderà sulla restituzione del materiale sequestrato all'ex segretaria al Csm di Davigo, Marcella Contrafatto, indagata per calunnia in quanto ritenuta responsabile dell'invio delle lettere anonime e dei verbali di Amara ad alcuni giornalisti.
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