2020-09-11
Stop al renziano Manzione: niente Procura
Su richiesta dei togati Nino Di Matteo, Antonio D'Amato e Sebastiano Ardita, il plenum del Csm boccia l'ex sottosegretario, che puntava a Lucca: «Ha avuto un ruolo politico e sui requisiti non è legittimato». Nonostante l'unanimità in Quinta commissione, si rompe il patto tra Area e A&I.La bocciatura della proposta di nomina a procuratore di Lucca di Domenico Manzione, il magistrato indicato da Matteo Renzi come sottosegretario al ministero dell'interno del governo Letta, apre un nuovo scontro tra le toghe. Su richiesta dei togati Nino Di Matteo, Antonio D'Amato e Sebastiano Ardita, il plenum ha votato a maggioranza di mandare indietro l'istruttoria ai consiglieri che si occupano del conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi. Manzione è stato rimandato dai colleghi proprio per il lungo periodo di fuori ruolo in un incarico politico: è stato addetto all'ufficio legislativo del ministero della Giustizia dal 1999 al 2001 e sottosegretario di Stato dal 2013 (confermato nei governi Renzi e Gentiloni) al giugno 2018. In Quinta commissione, però, aveva incassato l'unanimità dei voti, Area compresa. La santa alleanza tra Area e Autonomia & indipendenza, quindi, deve essersi rotta. E il magistrato renziano («mi ha proposto Matteo Renzi, ma ho accettato come tecnico», dichiarò il magistrato subito dopo aver ricevuto l'incarico da sottosegretario. Qualche anno dopo anche la sorella Antonella, da comandante dei vigili fu chiamata da Renzi a guidare il Dipartimento affari giuridici legislativi della presidenza del Consiglio dei ministri) è stato scaricato. «Io sono per la valorizzazione dell'attività giudiziaria», ha sottolineato Di Matteo, secondo il quale «le battaglie non si fanno solo con le affermazioni di principi generali ma si fanno con la quotidianità, nelle scelte concrete. Io credo che anche dal punto di vista del merito il ritorno in Commissione possa consentire un migliore confronto con gli altri aspiranti. Manzione per sei anni e fino al dicembre 2018 ha ricoperto un ruolo politico di fondamentale importanza: quello di sottosegretario al ministero dell'Interno». Ma anche sui requisiti sono stati posti dei veti: per il togato di Magistratura indipendente D'Amato il rinvio in Commissione è «doveroso perché il candidato proposto non è nemmeno legittimato, non avendo svolto almeno quattro anni nell'ultima sede di provenienza». Ardita, di Autonomia & Indipendenza, ha invece affrontato questioni legate alla coerenza, evidenziando che «non ha senso imporre nelle circolari limitazioni nei concorsi anche a colleghi che hanno avuto brevi periodi fuori ruolo, se poi di fronte a un fuori ruolo politico così importante il Csm vota in questo modo. Da un lato si vuole limitare la discrezionalità del consiglio nei confronti dei semplici magistrati, dall'altro dinanzi a un fuori ruolo di lusso il Csm in Commissione vota all'unanimità, sorvolando sul fatto che non è nemmeno legittimato». Per la Quinta commissione, infatti, era la toga giusta per sostituire Pietro Suchan, andato in pensione un anno fa. E lo aveva preferito a Gerardo Dominijanni, procuratore aggiunto a Reggio Calabria che dal 1997 al 2000 è stato assistente alla Corte costituzionale, poi rientrato in Procura a Catanzaro, dove prima ha coordinato la Procura antimafia e poi è transitato al settore dei reati contro la Pubblica amministrazione. Dominijanni è stato anche consulente della Commissione parlamentare antimafia e di varie commissioni ministeriali tra cui quella sulla riforma del codice di procedura penale. Ha fatto domanda anche per la Procura di Castrovillari. Manzione, invece, che per la vulgata, e anche sulla stampa toscana, era indicato come il più quotato già a giugno, oltre al curriculum politico può vantare le funzioni di sostituto alla Procura di Monza, di Lucca, e, un'applicazione alla Procura antimafia prima e generale poi a Firenze. L'operazione, con la segnalazione della Quinta all'unanimità, sembrava conclusa. Ma ieri, a sorpresa, è saltato fuori che era necessario un approfondimento. A lanciare il sasso è stato Giuseppe Marra di Autonomia & indipendenza, definendo la nomina di Manzione al governo «problematica». Marra, però, durante il suo intervento aveva premesso di essere disposto a votare a favore del candidato, perché aveva già ricoperto incarichi direttivi, da procuratore di Alba, Procura poi soppressa. «Se la Procura di Alba ci fosse ancora», ha spiegato Marra, «Manzione al termine del suo mandato politico sarebbe tornato lì». Gli interventi dei consiglieri togati Di Matteo, D'Amato e Ardita hanno rimescolato le carte e sono stati convincenti sul ritorno della pratica Manzionein commissione.La relatrice Loredana Micciché, nonostante pochi attimi prima avesse dato parere favorevole sulla nomina, dopo gli interventi critici si è detta d'accordo con il no. E con un'ampia maggioranza (11 voti, compresi davighiani ed esponenti di Magistratura indipendente) la pratica è tornata indietro. Solo quattro i contrari (Area e Marra). Sette gli astenuti. E Dominijanni è di nuovo in corsa. Con buona pace della vulgata.