2024-07-23
Stop a Emiliano che scheda gli studenti non vaccinati
La Regione governata dal dem, contrario all’autonomia differenziata ma favorevole alla propria, pretende, per l’iscrizione a qualsiasi scuola, la certificazione sull’anti papilloma (non obbligatorio). Il ministero dice no.Il governo impugnerà la legge pugliese che scheda gli studenti restii a vaccinarsi per il papilloma. Lo ha comunicato domenica, con un post su Facebook, il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato.L’iniziativa dell’esponente di Fratelli d’Italia fa seguito agli articoli della Verità e ai successivi rilievi del Garante della privacy, che a fine maggio aveva chiesto chiarimenti alla Regione a proposito della norma, promossa dai consiglieri Fabiano Amati (Azione) e Pier Luigi Lopalco (virostar di fede piddina, per un certo periodo anche assessore alla Sanità). Nel reame di Michele Emiliano, infatti, tutti i ragazzi tra gli 11 e i 25 anni, per iscriversi a scuola o all’università, sono tenuti a presentare un certificato che attesti se si sono sottoposti o meno alla profilassi per il virus. Un patogeno pericoloso, certo: è potenzialmente collegato allo sviluppo del cancro della cervice uterina. L’Hpv, però, non è un microrganismo a trasmissione aerea, tipo il coronavirus; per contagiarsi, bisogna andare a letto con una persona infetta. Più che tutelare la salute pubblica, quindi, l’effetto della legge pugliese è di spingere i giovani a vaccinarsi, sfruttando lo stigma che deriverebbe dal rifiutare l’iniezione. La questione in ballo è quella che si ripresenta ogni volta che di mezzo ci sono trattamenti sanitari più o meno forzati: fino a che punto è legittimo utilizzare strategie coercitive, tali da mettere a rischio l’autonomia, l’autodeterminazione e la dignità degli individui, pur di raggiungere uno scopo condivisibile? Si possono costringere uomini e donne, benché in maniera indiretta, con un meccanismo di incentivi e disincentivi sociali, a perseguire il loro «bene»? Di per sé, il vaccino per il papilloma non è criptonite; ma il fine giustifica i mezzi? L’Autorità aveva sollevato dubbi specifici e rilevanti, ricordando che, nell’Ue, vige un generale divieto di trattamento dei dati sanitari. Al personale scolastico, inoltre, è consentito richiedere certificati vaccinali solo se i vaccini sono obbligatori; non è il caso di quello anti Hpv, incluso nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ma ancora facoltativo. L’intervento di Gemmato ha suscitato le vivide proteste di uno degli ideatori della normativa, Amati: «Il contegno governativo più equilibrato», ha lamentato, «sarebbe stato un suggerimento alla Regione Puglia per raggiungere con più efficacia e immediatezza l’obiettivo dell’ampia copertura vaccinale». Nella versione del consigliere eletto con il partito di Carlo Calenda, la lettera scarlatta sui presunti «no vax», ai quali il sottosegretario ovviamente sarebbe reo di «ammiccare», si è trasformata in un «innovativo strumento giuridico»: il «dissenso informato». Peccato che quelli «informati» finirebbero per essere soprattutto gli altri: compagni di classe, compagni di corso e genitori. Pronti, magari, a riservare a ragazzi e ragazze non inoculati un trattamento analogo a quello subito dai renitenti nell’era Covid. Discriminazioni senza manco il paravento dell’appiglio scientifico. Il politico ha attaccato la linea del ministero, dove «danno la sensazione di preferire la disinformazione e le conseguenze patogene piuttosto che l’informazione e le conseguenze salutari». La Puglia, ha concluso Amati, «si difenderà dinanzi alla Corte costituzionale». Nessuna intemerata, per ora, da Lopalco, già irritato per il progetto leghista, comunque naufragato in Parlamento, di eliminare le vaccinazioni rese obbligatorie dal decreto Lorenzin. Non è la prima volta che Gemmato entra in polemica con le scelte in materia sanitaria dell’Emilianistan, ormai retto dalle truppe dell’ex magistrato dem alla stregua di un feudo. A inizio giugno, dopo gli articoli della Verità, il numero due del dicastero aveva suggerito alla Regione di ritirare l’obbligo di vaccino anti Covid, rivolto a chiunque lavori o svolga formazione in ospedale. In virtù di questo regolamento, alcune strutture sono arrivate a pretendere che gli iscritti a infermieristica si sottopongano alla quarta dose, per completare i tirocini prescritti dal programma di studi. E anche su questa vicenda si era attivato il Garante, con un’istruttoria alla Asl di Lecce. Meno male che Emiliano protesta contro la riforma dell’autonomia. Nel frattempo la Puglia si muove in direzione ostinata, spesso contraria alle indicazioni di Roma. Tanto che, due mesi fa, contestualmente al parere dell’Autorità della concorrenza, che vi rilevava profili di incostituzionalità, l’esecutivo ha impugnato un’altra legge: quella che vieta la messa a gara della gestione degli acquedotti. Sarebbe il caso di invocare l’annullamento pure della nuova disciplina sull’omotransfobia: una specie di ddl Zan al gusto di taralli, che addirittura incarica il Corecom di vigilare sui media. Le quote Lgbt a Telenorba e Radio Ciccio Riccio. Ma la Puglia è una regione o un principato?