2024-12-04
Tavolo con Jaki: addio fondi a pioggia, ma Stellantis vuole mangiarsi l’indotto
Il 17 l’azienda presenterà il piano Italia ad Adolfo Urso. Internalizzare servizi e produzioni potrebbe far saltare 12.000 posti di lavoro.Da qui al 17, data di convocazione del tavolo al Mimit con Stellantis, mancano un paio di settimane. Tempo brevissimo, se si pensa che i nuovi «piloti» della multinazionale dell’auto possano studiare e quindi presentare un piano strategico alternativo a quello del dimissionario Carlos Tavares, in realtà sufficiente a dare delle linee direttive che avviino una fase nuova. Gli attori del sindacato e della politica (basti vedere le interlocuzioni di John Elkann prima con il premier Giorgia Meloni, poi con il ministro delle Imprese Adolfo Urso, quindi con il presidente della commissione Attività produttive della Camera Alberto Gusmeroli) sono all’insegna del rinnovato dialogo. L’impressione è che l’addio al manager portoghese sia stata una sorta di liberazione. Sembra davvero che il suo carattere poco incline alla diplomazia avesse minato sia i rapporti con la politica italiana sia la possibilità di ipotizzare qualsiasi cambio di rotta rispetto all’elettrico «senza se e senza ma». Insomma, ci sono i presupposti per poter ripartire. Su quali basi? Sul fronte interno i paletti sono chiari. Il tempo degli incentivi è finito. Ecobonus a pioggia non ce ne saranno più. La strategia è sfruttare i fondi per il settore al fine incentivare nuovi gruppi o imprese già in campo che vogliano investire nella componentistica e nell’indotto e quindi riconvertire le attività tradizionali. Si spera possano creare (sarebbe più corretto dire a salvare) posti di lavoro. Messa in soldoni: lato consumatori (come non ricordare che secondo il Tavares pensiero i sussidi favorivano l’utente mica l’azienda) non ci saranno novità, mentre per le imprese che promettono di creare occupazione sono pronti contratti di servizio che agevolino la produzione. Inutile nasconderselo però, al di là di quello che farà il governo italiano, il punto è capire cosa ha intenzione di fare Stellantis. Cosa succederà nelle fabbriche italiane che adesso sono praticamente tutte ferme?La multinazionale proseguirà nel piano di internalizzazione di servizi e produzioni? Per una mera questione di tempi, diventa uno dei primi bivi da affrontare. A dicembre, infatti, scadono i contratti di appalto che la multinazionale italo-francese ha siglato con diverse aziende, soprattutto della logistica, sparse per l’Italia. E il colosso dell’auto ha già fatto sapere di non avere nessuna intenzione di rinnovarli. In alcuni casi si tratta di rapporti che durano da 20 anni, per servizi che adesso però Elkann & C. vogliono portare all’interno, anche solo per dare un impiego alle migliaia di addetti che sono in cassa integrazione o in solidarietà. In questi giorni è esploso il caso Trasnova, solo a Pomigliano perderanno a breve il posto circa 100 lavoratori che diventano 400 se consideriamo gli altri siti, ma è una situazione molto più generalizzata. «A Cassino», spiega alla Verità Gennaro D’Avino, segretario locale della Uilm, «ci sono 150 persone che entro fine anno non avranno più un impiego». Oltre a Trasnova, anche per i dipendenti di Logitech e Tecnoservice, sempre movimentazione macchine, i rapporti di lavoro sono in scadenza. Verrà portato tutto dentro. Così come verrà gestito all’interno il lavoro di pulizia e svuotamento dei moli che prima era affidato a De Vizia. Peggio ancora se la passano a Melfi. Dove i contratti di diversi gruppi, tra i quali Sgl e l’immancabile Trasnova, sono scaduti da un pezzo. Il problema è che pure la cassa integrazione è aglio sgoccioli. E circa 800 famiglie rischiano di trovarsi senza uno straccio di entrata. Oltre alla logistica pura le aziende locali si occupano anche di sequenziare i vari pezzi che compongono l’auto, dai volanti, fino alle semplici viti. Ecco, anche queste attività sono state riportate all’interno. Visto l’andazzo, il timore è che il fenomeno dell’internalizzazione si estenda e passi dai servizi alle produzioni. Girano voci, per esempio, che anche i sedili, il caso della Lear di Grugliasco (Torino) è emblematico, possano essere realizzati in casa. Sono voci certo, ma la storia dell’ex Fiat ci ha insegnato che il passaggio dalle voci ai fatti, soprattutto se si tratta di brutte notizie, è spesso molto breve. Quindi sarà il caso di mettere le mani avanti. Anche perché solo nell’indotto Stellantis risultano circa 12.000 posti a rischio. John Elkann inizi a dare garanzie a questi addetti e poi torni a mettere al centro del progetto l’Italia. Un segnale concreto potrebbe essere quello di assegnare al suo Paese una nuova piattaforma, quella Small, grazie alla quale in altri Paesi si realizzano le vetture di largo consumo come la Lancia Ypsilon, l’Alfa Romeo Junior e la Fiat 600. Perché poi alla fine la storia è molto più semplice di quello che si possa pensare. Se si torna a produrre e a vendere auto, bene, ma se si resta impiccati all’elettrico e i ritmi restano quelli del 2024, allora non ci sarà trippa per gatti.
Hartmut Rosa (Getty Images)
Luca Palamara (Getty Images)
Silvio Berlusconi (Getty Images)