2024-09-25
Pure i sindacati contestano la transizione
Maurizio Landini ex segretario generale della Fiom (Imagoeconomica)
I dipendenti di Stellantis e tutto l’automotive sciopereranno il 18 ottobre. A svegliare Fim, Fiom e Uilm ci sono 25.000 posti a rischio. Le ricette però rimangono vecchie: blocco dei licenziamenti, altri fondi europei per sostenere il settore e nazionalizzazione.La data è il 18 ottobre. Sciopero dell’auto e manifestazione a Roma con comizio a piazza del Popolo. Dopo mesi di tentennamenti, nonostante la sequenza di dati sempre più negativi sulle immatricolazioni e infine la comunicazione di Stellantis del rinvio del progetto della giagafactory di Termoli, alla fine il sindacato ha dovuto prendere atto della situazione e indire la mobilitazione. In passato si è scioperato per molto meno mentre questa volta sono a rischio 25.000 posti di lavoro e un pezzo importante della nostra economia. Peccato però che per un problema nuovo quale quello del passaggio al motore elettrico i sindacati suggeriscano soluzioni vecchie, da un fondo europeo a sostegno dell’automotive a un blocco dei licenziamenti a livello Ue. E, ciliegina sulla torta, l’idea di una sorta di nazionalizzazione del settore, vincolando l’arrivo di un eventuale altro gruppo automobilistico a una forte presenza dello Stato nel capitale azionario. Non una parola sul rinvio della scadenza del 2035 per la fine dei motori endotermici e tantomeno dello spostamento in avanti del termine più ravvicinato, il 2025, quando, come ricordato dall’associazione dei produttori di auto europei (Acea) bisognerà tagliare le emissioni, pena sanzioni miliardarie a carico delle case automobilistiche o il taglio inevitabile della produzione con la prospettiva della chiusura di stabilimenti. Su questo tutto tace.Sono mesi che negli stabilimenti Stellantis monta il malessere, tenuto in sordina dai sindacati, forse preoccupati di dover giustificare l’assenza di risultati o nel timore che alla fine la Fiom avrebbe potuto sfilarsi. Il sindacato dei metalmeccanici della Cgil da tempo soffre l’ambiguità della sinistra stretta nella morsa del sostegno al Green deal e delle evidenti conseguenze sull’economia nazionale ed europea che questo comporta. Ma ora che nessuno può più mettere la testa sotto la sabbia, ecco lo sciopero. Come da rito, i tre leader di Fiom, Fim e Uilm, si sono presentati schierati, davanti alle telecamere per spiegare le ragioni della mobilitazione. Nel documento unitario chiamano in causa i tre protagonisti della crisi: i vertici di Stellantis, il governo e l’Europa.È toccato al segretario della Uilm, Rocco Palombella, rompere il ghiaccio e l’ha fatto giustificando quasi il ricorso tardivo allo sciopero, sottolineando che «prima altre iniziative sono state prese come la manifestazione a Torino e quella a Melfi». Poi le cifre della crisi: nel 2023 sono stati prodotti in Italia 751.000 veicoli, di cui 521.000 auto e 230.000 veicoli commerciali. Negli ultimi 17 anni (2007-2024) la produzione si è ridotta di quasi il 70% da 911.000 alle 300.000 stimate quest’anno. Delle 505.000 immatricolazioni, meno della metà è stata prodotta nel nostro Paese (225.000). Il sindacalista sottolinea il contrasto tra Stellantis e il governo, «anche se entrambi lavorano per far arrivare i cinesi e questo ci ha messo in allarme». Il riferimento è alla partnership siglata da Stellantis con Leapmotor per la distribuzione di due nuovi marchi prodotti, peraltro, in Polonia. Palombella ha quindi messo in evidenza il flop degli incentivi fiscali e il problema dello stop al progetto della gigafactory di Termoli «con il governo che ha stornato i fondi del Pnrr». «Gli ammortizzatori sociali si stanno esaurendo ovunque e devono essere rifinanziati. Con gli incentivi sono usciti in 12.000, ma all’azienda non bastano», incalza Palombella. Che fare? Innanzitutto portare il tema a Palazzo Chigi, aprendo un tavolo «con il coinvolgimento della presidenza del Consiglio per dare risposte non solo agli stabilimenti dell’auto ma anche alle aziende della componentistica». Al governo, le tre organizzazioni sindacali chiedono «risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese. Ma non solo gli incentivi per l’acquisto di auto che si sono rivelati inefficaci». Ferdinando Uliano, segretario della Fim, ha chiamato in causa l’Europa. «Gli impegni della transizione ecologica fino a ora annunciati vanno sostanziati stanziando tutte le risorse necessarie a sostenere le decisioni prese a protezione di un settore industriale». In sostanza la creazione di un Fondo europeo per l’automotive al quale va affiancato «un piano di salvaguardia occupazionale, che non escluda il blocco dei licenziamenti, attraverso azioni per la formazione, ammortizzatori sociali e un forte sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro». Stellantis, dal canto suo, deve impegnarsi a sfornare nuovi modelli soprattutto mass market. Non una parola sull’ipotesi di spostare la scadenza del 2035. Anzi, il segretario della Fiom, Michele De Palma, ha accusato il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, che andrà in Europa a porre il tema di rivedere il cronoprogramma del passaggio all’elettrico, di «fare sorpassi ingranando la retromarcia». Ovvero di prendere decisioni azzardate senza consultare i sindacati e di andare contro gli obiettivi europei. Ma la proposta più sorprendente riguarda l’arrivo di altre case automobilistiche. «L’eventuale ingresso di nuovi produttori va concepito in aggiunta e non in sostituzione dell’attuale presidio industriale» e a una condizione: «Dovrà essere vincolato dal governo anche alla partecipazione diretta dello Stato negli asset societari, all’attrazione di know how, alla valorizzazione della catena di fornitura del nostro Paese e al rispetto dei contratti nazionali». In sostanza una nazionalizzazione.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.