2024-10-19
In 20.000 in marcia contro Stellantis. C’è anche Conte che lodava la fusione
Roma, 18 ottobre: la manifestazione sindacale contro Stellantis (Ansa)
Sciopero dei sindacati per i tagli e il crollo della produzione in Italia. Il ministro Urso raccoglie l’appello e oggi convoca l’azienda. L’incoerenza dell’ex premier: ha detto sì all’operazione Fca-Peugeot e ora protesta.Sono 20.000, secondo le stime dei sindacati, i metalmeccanici scesi in piazza ieri per protestare contro la crisi del settore automotive in Italia, a partire da quella dei siti Stellantis. Dopo aver percorso via Sistina ed essere scesi dal Pincio, i manifestanti sono confluiti in pazza del Popolo dove erano presenti i leader dei tre sindacati: Maurizio Landini della Cgil, Luigi Sbarra della Cisl e Pierpaolo Bombardieri della Uil. «Cambiamo marcia. Acceleriamo verso un futuro più giusto», è lo slogan scelto per proclamare lo sciopero di otto ore. «Il messaggio che mandiamo a Stellantis è procedere immediatamente con la presentazione di un serio e credibile piano industriale che rilanci la filiera dell’automotive e dia certezza ai lavoratori», ha affermato il segretario generale della Cisl, Sbarra. «Al governo chiediamo di accompagnare questo processo, di essere garante e di non riconoscere nessun incentivo se non a valle della presentazione di un serio e credibile piano industriale», ha aggiunto. «Oggi è il lavoro che riprende la parola, sono le persone che tengono in piedi questo Paese che oggi non sono ascoltati. Il rischio concreto è che salti il sistema produttivo del nostro Paese», ha precisato Landini, segretario generale della Cgil, chiedendo che la presidenza del Consiglio convochi tutte le aziende della componentistica e Stellantis. Per il segretario della Uilm, Rocco Palombella, «dopo oltre quarant’anni scioperiamo unitariamente perché non c’è più tempo da perdere. Come possiamo accettare da Tavares che sei stabilimenti produrranno lo stesso numero di veicoli di 70 anni fa? Meno di 500 mila auto e veicoli commerciali. Come possiamo accettare il calo del 70% della produzione degli ultimi anni?», ha proseguito chiedendo che John Elkann sia «il garante di tutti gli impegni assunti dal gruppo in Italia». Al fianco dei metalmeccanici italiani ha sfilato Brandon Campbell, delegato del potente sindacato americano Uaw: «In questo momento negli Stati Uniti abbiamo inviato una serie di petizioni a Stellantis perché tenga fede agli impegni nel 2023. Dopodiché passeremo allo sciopero», ha detto ai cronisti spiegando che «tra le promesse di Stellantis c’era quella di riaprire lo stabilimento di Belvidere in Illinois, visto che hanno spostato la loro produzione in Messico». Dal ministero del made in Italy è arrivato un messaggio di Adolfo Urso: «Rispetto molto i sindacati che stanno manifestando e rispetto molti le indicazioni del Parlamento. Per questo la convocazione di Stellantis la farò solo domani (oggi per chi legge ndr)», ha detto senza precisare se al tavolo saranno chiamati a sedersi il ceo Carlos Tavares o John Elkann. Ma sottolineando che «bisogna ascoltare come ho ascoltato in questi mesi loro e come ho ascoltato il Parlamento. Convinti di avere con noi l’intero sistema Italia ci muoveremo con l’azienda per convincerla che qui è il luogo migliore per investire».Ieri in Piazza del Popolo c’erano anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha scambiato un abbraccio con Landini. Entrambi la crisi di Stellantis non l’hanno vista arrivare, parafrasando lo slogan schleiniano. A differenza del leader di Azione, Carlo Calenda, che ieri era presente alla manifestazione ma che il j’accuse contro Stellantis – gliene va dato atto – l’aveva lanciato in tempi non sospetti senza risparmiare pesanti critiche anche al numero uno della Cgil. In piazza con i metalmeccanici è sceso pure il capo dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte che ai segretari dei sindacati ha ribadito «l’impegno del M5s a sostenere la battaglia operaia su Stellantis», rilanciando come gli altri leader dell’opposizione la richiesta di sentire, in audizione in Parlamento, anche il presidente John Elkann per «rispondere degli impegni presi e poi traditi». Va riconosciuta a Conte una forte dose di coraggio, e qualche forma di amnesia selettiva. Riavvolgiamo, infatti, brevemente il nastro della storia: Fca e Psa raggiungono l’accordo per la fusione il 18 dicembre del 2019. Il giorno dopo, in un’intervista a La Stampa, l’allora premier Conte brinda al matrimonio che «può segnare la nascita di un importante polo per l’innovazione e lo sviluppo, con effetti benefici per il resto dell’economia europea e nazionale». Il 16 gennaio 2021 si completa la fusione e nasce Stellantis. Ad alzare i calici è anche l’allora sindaco di Torino, M5s, Chiara Appendino. Lo Stato francese è azionista assieme alla famiglia Peugeot con il 7%, ma inutile dirlo pesa (a livello politico e strategico) più della Exor degli Elkann. Sul fronte italiano invece in quei mesi cruciali si è dormito. A Palazzo Chigi c’era il governo giallorosso Conte bis (durato dal 5 settembre del 2019 al 13 febbraio 2021), al Mef c’era Roberto Gualtieri del Pd e al Mise l’allora ministro grillino Stefano Patuanelli, oggi capogruppo 5Stelle al Senato. Il 23 gennaio 2021 in un’intervista a Le Figaro lo stesso Elkann dichiara che «il ministro Le Maire ha sostenuto molto, insieme al suo omologo italiano, Patuanelli, la nascita di Stellantis». Ora Conte ha fatto scendere i Cinque Stelle dalla macchina per farli salire insieme al Pd sul carro dei sindacati. Il carro largo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)