
La sinistra evoca il fascismo perché è stato smantellato il Camping River, definito dalla Asl «disumano». Ma è solo un atto di giustizia: in quei luoghi era consentito ciò che al resto della popolazione è proibito.No, non hanno vinto i rom, come è stato scritto qualche giorno fa a caratteri grandi come botti di vino. E non ha vinto nemmeno l'Europa delle decisioni assurde. Per una volta, più semplicemente, ha vinto il buon senso: uno dei più famosi campi nomadi di Roma, il Camping River, è stato chiuso. Le famiglie che abitavano lì, in condizioni ormai non più umane, adesso hanno la possibilità di rifarsi una vita altrove, nella medesima Capitale o a casa loro, se non sono italiani. E i furbi la smetteranno di sguazzare fra topi e immondizia, usando i corpi di bimbi e donne per nascondere guadagni illeciti, prima di correre vie sulle loro Porsche.L'altro giorno la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva bloccato lo sgombero. «Non s'ha da fare», avevano tuonato i giudici di Strasburgo. Ma poche ore dopo sul tavolo del sindaco, Virginia Raggi, è arrivato un rapporto dell'Asl che definiva «disumane» le condizioni di vita nel campo. E allora: chi si prende la responsabilità di far vivere donne e bambini in condizioni disumane un solo giorno in più? La Raggi ha incontrato il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. «Questo è il documento, io procedo». «Non ti lascerò sola». L'operazione è partita. Non hanno vinto i rom. Non hanno vinto le carte di Strasburgo. Ha vinto, per una volta, la ragionevolezza. E i cittadini perbene. Ovviamente si erano appena accesi i motori delle ruspe e già si sentivano partire gli allarmi antirazzismo. «Non è stato uno sgombero, è stata una deportazione», ha twittato il presidente del Pd, Matteo Orfini, mentre l'associazione 21 luglio annunciava la «morte dei diritti umani» e altri intravedevano a Camping River la dimostrazione della rinascita del fascismo, ma forse anche del nazismo, e alcuni si chiedevano perché non fosse stato organizzato un rogo di libri (in effetti: difficile trovarne dentro le baracche). Tutta l'operazione, per altro, si è svolta senza incidenti e senza violenze, ma uno degli sgomberati ha denunciato (senza prove) l'uso di spray al peperoncino. E tanto è bastato per far passare i vigili di Roma per emuli delle Ss. Ma vi pare? Nei campi nomadi si vive ogni giorno nell'illegalità, si commettono reati, si costringono i bambini a mendicare, si nascondono tesori illeciti, armi, droga. Però il problema è uno spruzzo di spray al peperoncino? Anche fosse (ma i vigili smentiscono) sarebbe benedetto se il risultato è quello di portare finalmente al rispetto delle regole. Finora, infatti, nei campi rom c'era una forma di razzismo al contrario: là era consentito tutto quello che ai cittadini italiani che vivono attorno ai campi rom è giustamente impedito. Non mandare i bambini a scuola, tanto per fare un esempio. Il Camping River per altro doveva essere chiuso a settembre 2017. Se c'è una critica da fare all'amministrazione Raggi, a questo proposito, è che l'ha fatto sopravvivere 10 mesi di troppo. Allora c'erano oltre 400 occupanti. Per mesi a tutti costoro è stata offerta la possibilità di trovare una sistemazione sfruttando un bonus d'affitto (altro vantaggio rispetto ai cittadini italiani). Oppure, ai non italiani, è stata offerta la possibilità di tornare in patria, insieme a un assegno di accompagnamento. In Romania c'è anche chi, con quella somma, è riuscito ad avviare una piccola attività in proprio. Tolti poi quelli che si sono sistemati per conto loro e quelli che avevano disponibilità finanziarie in abbondanza, ieri mattina erano rimaste al camping River circa 250 persone. A tutte è stata proposta l'accoglienza in strutture del Comune, senza dover dividere le famiglie. E allora: dov'è la violenza? Dov'è il razzismo? Dov'è l'ingiustizia? Sinceramente ci sembra più ingiusto continuare a permettere l'esistenza di quell'orrore che sono i campi nomadi, magari soltanto perché qualcuno nel passato ci mangiava su (e magari spera di tornare a farlo). Solo a Roma, i campi nomadi assorbivano 25 milioni di euro l'anno: soldi che andavano ad arricchire le cooperative mentre i bambini rom sguazzavano tra topi e liquami. Quello era lo schifo che avrebbero dovuto denunciare le anime belle che oggi si scandalizzano per lo spray al peperoncino (inesistente). Per quanto riguarda Orfini, poi, il presidente del Pd ha un problema in più: provi a spiegare perché se il sindaco di Firenze (Pd) sale sulla ruspa e spazza via un campo rom è uno sgombero legale e se lo fa il sindaco di Roma (5 stelle) invece è una «deportazione»… «La Corte europea dei diritti dell'uomo ci ha dato ragione. Lo sgombero al Camping River è corretto», ha twittato in serata la Raggi. Sarà. Ma del consenso dei parrucconi di Strasburgo, sinceramente, a questo punto importa poco. Non hanno vinto i rom, è questo ciò che conta. Non ha vinto l'illegalità. E adesso l'unica speranza è che lo stesso metodo e la stessa decisione venga applicata agli altri insediamenti irregolari dei rom, a Roma e poi anche nelle altre città. Perché forse è vero che i campi nomadi non sono il principale problema dell'Italia, come dice qualcuno che non ha mai vissuto vicino a un campo nomadi. Ma cominciare a eliminarli dimostra che l'Italia può, finalmente, cambiare davvero.
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