2024-08-05
A medaglia l’altra pugile «mascolina». La sconfitta fa la XX: io sono femmina
Svetlana Kamenova Staneva fa il segno della doppia X dopo la sconfitta contro Lin Yu Ting (Ansa)
La taiwanese Lin Yu Ting, anche lei esclusa dai mondiali, batte ai punti la Kamenova. La boxer bulgara le dà la mano ma poi fa il segno del cromosoma al pubblico. È ormai un’escalation di proteste che non si fermerà.L’altra Imane sul ring alle Olimpiadi gender di Parigi è taiwanese, si chiama Lin Yu Ting e anche lei era stata esclusa dalla federazione mondiale di boxe ai mondiali. Ieri, proprio come Imane, si è assicurata una medaglia qualificandosi alle semifinali battendo ai punti la bulgara Svetlana Kamenova Staneva che, dopo aver lottato fino all'ultimo gong, si è rivolta al pubblico incrociando le dita e mostrando il segno della doppia «X» per rimarcare che lei ha i cromosomi in regola. E mentre Lin ha prevalso e si è garantita già almeno una medaglia di bronzo, visto che nel torneo di boxe non è prevista la finale per il terzo e quarto posto, Svetlana si è unita alla protesta innescata dall’azzurra Angela Carini, che ha abbandonato il ring in lacrime dopo essersi arresa all’iperandrogina intersex algerina Imane Khelif, ormai certa di portare a casa almeno un bronzo dopo aver battuto l’ungherese Anna Luca Hamori nei quarti di finale. L’Associazione pugilistica ungherese l’altro giorno ha inviato una lettera di protesta sia al Comitato olimpico internazionale che al Comitato olimpico ungherese. Lajos Berkó membro del consiglio esecutivo dell’associazione, si è particolarmente esposto: «Sono molto dispiaciuto che ci sia uno scandalo e che dobbiamo parlare di un argomento che non è compatibile con lo sport. Questo è inaccettabile e scandaloso. L’associazione pugilistica vuole esprimere la nostra indignazione e chiedere al Cio di riconsiderare la sua decisione, che ha consentito a un atleta di entrare nel sistema di gare del Cio che era stato precedentemente bandito dai campionati mondiali». Lin, però, non è nuova ai successi: già medaglia d’oro ai mondiali in India nel 2018, ha vinto anche a Istanbul l’anno successivo e ha portato a casa un bronzo ai mondiali di Ulan Ude in Russia nel 2019. Tuttavia, l’ombra della squalifica per aver fallito i test di genere ai mondiali dell’anno scorso pesa sulla sua carriera. Sui social intanto il gesto della doppia «X» mostrato dalla pugile bulgara, come era facile immaginare, è diventato virale. Alla fine del match le due si erano anche strette la mano, ma inizialmente la bulgara aveva voltato le spalle all’avversaria. La Ting appare molto determinata: «Non importa chi sto affrontando, voglio solo accettare la sfida senza paura e arrivare alla fine. Non ho ancora raggiunto il mio obiettivo e non possiamo rinunciare a nessuna opportunità». Ma lo scontro tra l'International boxing association e il Comitato olimpico internazionale rischierà di farsi più aspro. Dopo anni di braccio di ferro, alle Olimpiadi di Parigi il fuoco che covava sotto la cenere è divampato. L’Iba del presidente russo Umar Kremlev non è più riconosciuta dal Cio del numero uno Thomas Bach che oggi è tornato di nuovo ad accusare l’associazione di boxe: «I test di genere condotti dall’International boxing association su due pugili donne (coincidenza la Ting e la Khelif, ndr) ai Campionati mondiali dell’anno scorso a Nuova Delhi, che hanno portato alla loro squalifica, erano illegittimi e privi di credibilità». Poi ha aggiunto: «Non c’è motivo per il test che, per quanto ne sappiamo, è stato effettuato arbitrariamente. La decisione che ho visto riguardava una competizione in cui una delle due pugili ha battuto una russa, quindi l’intero processo è imperfetto». Kremlev, invece, aveva così liquidato la questione: «Sulla base dei risultati dei test del Dna abbiamo identificato un certo numero di atlete che hanno cercato di ingannare le loro colleghe fingendo di essere donne. Sulla base dei risultati dei test, è stato dimostrato che avevano i cromosomi XY. Queste atlete sono quindi state escluse dalla competizione». Nel frattempo però il Cio ha dovuto rettificare parte delle dichiarazioni di Bach, che si sono trasformate in un grande pasticcio. Difendendo le due atlete aveva affermato che erano «nate donne» e avevano sempre gareggiato come donne. Poi si è fatto scappare che la situazione non riguardava «la questione transgender» e ha fatto confusione con le «differenze nello sviluppo sessuale (Dsd)», un termine che si riferisce a condizioni rare in cui i genitali di una persona non corrispondono ai suoi cromosomi o livelli ormonali. Il Cio ha dovuto quindi rettificare ufficialmente, chiarendo che Bach intendeva riferirsi ai pugili transgender piuttosto che a quelli con Dsd. Polemiche a parte, il Comitato olimpico ha comunque autorizzato la partecipazione ai Giochi delle due atlete ritenendo di fatto carta straccia la squalifica che aveva inflitto l’Iba, mettendo però in luce le complessità e le controversie che circondano le regole di partecipazione alle competizioni olimpiche. La situazione è esplosiva, con il Cio sotto pressione per la gestione delle controversie e per le contestazioni: sotto accusa ci sono i regolamenti di partecipazione alle Olimpiadi e a ogni match delle due intersex le polemiche e gli scontri rischiano di acuirsi.
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