2024-08-08
«Stampa» in allarme: il vescovo non è eretico
Monsignor Roberto Repole (Ansa)
Il teologo Mancuso è «preoccupato». Il presule di Torino ha detto un’ovvietà (scusandosi pure): ci si salva solo credendo in Cristo. Per lui, che se la prende persino con San Pietro, la Chiesa deve «rinunciare al primato» e proclamare solo una vaga «spiritualità».Vito Mancuso è preoccupato. Delle lacerazioni all’interno della Chiesa? Del Vaticano che, per esprimere una critica alla parodia blasfema dell’Ultima Cena alle Olimpiadi, ha dovuto aspettare le sollecitazioni del musulmano Recep Erdogan? Macché. Il suo cruccio è che l’arcivescovo di Torino non sia un eretico. «Io sono cristiano», ha osato infatti scrivere il primate, «perché credo fermissimamente ciò che dice Pietro nel libro degli Atti: che non c’è nessun altro nome in cui c’è salvezza, se non Gesù Cristo. Chiedo perdono, ma per meno di questo io non riuscirei a essere cristiano». Pazzesco: monsignor Roberto Repole non si vergogna di essere cattolico. Non propone ricette alternative: la meditazione, lo yoga, la psicanalisi. E tutto questo desta «preoccupazione» nel teologo editorialista della Stampa, l’uomo che i gesuiti - i gesuiti, mica i lefebrviani - accusarono di negare «circa una dozzina di dogmi».E dunque, di cosa si dovrebbe aver paura? Dell’«esclusivismo teologico». Tradotto: di un prete che difende la fede. Della convinzione che, al di fuori del figlio di Dio, non vi sia salvezza. E allora i buoni? Gandhi? Il Dalai Lama? Se pure le Olimpiadi si sono trasformate in una gara a chi include di più, per quale ragione i cattolici dovrebbero essere da meno? Il mondo «cerca unità, dialogo, pluralismo». Non gli possiamo mica chiedere di credere in Gesù. Questa pretesa «ha prodotto divisioni, persecuzioni, e non di rado violenze e guerre di religione». È ora di voltare pagina, di «attraversare il guado», di mettersi «umilmente al servizio» dell’imprecisato senso di spiritualità che avverte la gente, «abbandonando ogni pretesa di primato». Noi siamo la Chiesa di Cristo, ma tutto sommato non abbiamo nulla di speciale: purché si faccia un po’ di carità, si aiutino le nonnine ad attraversare la strada e si paghino le tasse, va bene pure essere buddisti, o praticare qualche culto New age, o pensare che dopo la morte ci attendano spose vergini. «Meno cristianesimo, più spiritualità».È un peccato, in tutti i sensi: per una volta che un arcivescovo parla del Crocifisso anziché di migranti, ecologia, omosessuali e altre minoranze, peraltro chiedendo perdono per averlo fatto, gli tocca beccarsi la reprimenda. Mancuso, d’altro canto, non si limita a bacchettare un alto prelato; punta ancora più su. Direttamente a San Pietro, reo di aver promulgato, in quel passaggio degli Atti citato da monsignor Repole, un «palese falso storico», nonché un «falso teologico». Il falso storico riguarda la responsabilità dell’uccisione del figlio di Dio: «Non furono le autorità ebraiche a crocifiggere Gesù ma i romani». E già qui viene da domandarsi che storia abbia studiato l’autorevole commentatore: mentre Ponzio Pilato insisteva per scagionare Cristo, gli ebrei, istigati dai loro capi religiosi, ne reclamarono la condanna. Ma ancor più bizzarro è l’appunto teologico: l’idea dell’«esclusività della salvezza», sostenuta dal primo Papa, sarebbe «in aperto contrasto con il pensiero di Gesù, il quale legò sempre la salvezza alla pratica del bene e della giustizia, non a riti o a invocazioni particolari». A riprova della tesi che la salvezza «discende dall’etica, non dalla religione», l’esperto cita un passo di Matteo: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto». Scorda quello del Vangelo di Giovanni: «Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”». Mettiamola così: se uno crede davvero, si comporta di conseguenza. Chi ama il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo deve agire per la pace, il bene e la giustizia. A Mancuso, forse rimasto al pelagianesimo del V secolo, andrebbe comunque segnalato che la disputa è stata risolta da un pezzo: ci si salva con la fede e con le opere.Allo stesso modo, è chiusa la discussione sul destino ultimo delle anime. L’eresia di Origene, che lui tenta di riproporre adesso, fu bocciata dal Sinodo di Costantinopoli, nel 543: 1.419 anni prima che nascesse Mancuso. Il dotto di Alessandria affermava che, alla fine dei tempi, ogni creatura, inclusi Satana e la morte, sarebbe stata redenta. Tutti si sarebbero salvati. La cosiddetta dottrina dell’apocatastasi venne bandita non per antipatie verso Origene, ma perché negava la libertà umana. Che è anche la libertà di scegliere contro Dio e di rifiutarne la grazia.Per Mancuso, a stringere, è tutta questione di logiche di mercato: «C’è una crescente domanda di senso e di spiritualità, ma l’offerta cristiana in Occidente (non così in altre parti del mondo) è sempre più irrilevante e sempre meno capace di parlare all’inquietudine dei cuori». Il teologo si sarà accorto che nelle «altri parti del mondo» dove questa crisi non esiste, tipo l’Africa, l’«offerta» cristiana attira senza lisciare il pelo ai gusti dei potenziali acquirenti, ma, anzi, proprio perché riafferma i fondamenti di quella «tradizione» che lui vorrebbe seppellire. E avrà notato, inoltre, che i seminari più vivaci sono quelli che i fautori delle riforme bollerebbero come «conservatori». A quanto pare, i giovani non sono colpiti da una Chiesa che si traveste da Ong, solo un pelo più sessuofoba, bensì da una Chiesa che rimane fedele al «modo di essere dei secoli passati», pur consapevole di vivere sempre dentro la storia. Una Chiesa che sia un assaggio di eternità nel mezzo di ciò che scorre via. È questo il grande miracolo di Dio, di cui parla l’Apocalisse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Comprese quelle che Mancuso dà per spacciate.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.