2020-02-20
Spuntano nuove piste nel caso Consip: cause pilotate e telefoni da esaminare
Il gip, oltre a ordinare più verifiche su Tiziano Renzi e accusare Denis Verdini, ha chiesto chiarimenti sui mancati controlli di cellulari e sulle sentenze custodite dal faccendiere Carlo Russo. La svolta dà ragione al Noe.Come finirà l'inchiesta Consip? Fanno bene a tirare un sospiro di sollievo le difese che temevano l'imputazione coatta dei loro assistiti? Secondo noi, no. L'ordinanza con cui il gip Gaspare Sturzo ha disposto tre mesi di nuove investigazioni, l'iscrizione di altri indagati (tra cui Denis Verdini) e l'avvio di ulteriori filoni d'inchiesta non è un accoglimento delle tesi difensive. Nell'ordinanza si legge: «Il traffico illecito di influenze in concorso tra Alfredo Romeo e Italo Bocchino, Carlo Russo e Tiziano Renzi presso il pubblico ufficiale Luigi Marroni si deve intendere effettivamente realizzato». Considerate le sue certezze, Sturzo non poteva spedire gli imputati alla sbarra senza attendere 90 giorni? Probabilmente no. E vi spieghiamo perché. Il gip ha ordinato alla Procura di iscrivere sul registro degli indagati Verdini, Ignazio Abrignani e l'imprenditore Ezio Bigotti per concussione e turbativa d'asta. Senza iscrizioni, niente rinvio a giudizio. È probabilmente per questo che non ci sono state le imputazioni coatte. Se le avesse fatte, avrebbe ulteriormente spezzettato il procedimento. Ma il giudice è stato chiaro: «Allo stato non è possibile immaginare ulteriori frazionamenti della presente indagine (due filoni sono già a processo, ndr), al di là dell'oggettivo potere del pm di operare degli stralci, in quanto - secondo questo giudice - sussiste una strettissima connessione soggettiva e oggettiva tra tutti gli eventi sopra analizzati». Ecco perché tra 90 giorni difficilmente Renzi senior e i suoi coindagati verranno archiviati.la gioia di SCAFARTOQuando ha letto sui giornali le novità di Consip, al maggiore Gianpaolo Scafarto si è aperto il cuore: «Fa piacere leggere un'ordinanza che sostanzialmente dice le stesse cose che noi carabinieri del Noe avevamo scritto nelle nostre informative più di tre anni fa. Comunque non era scontato che un gip leggesse con tanta attenzione le carte», ha commentato nello studio del suo avvocato, Giovanni Annunziata. E pensare che nel 2017 Sturzo aveva emesso un'ordinanza interdittiva proprio contro Scafarto, poi bocciata da Riesame e Cassazione. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Per esempio il gup Clementina Forleo aveva scagionato Scafarto nell'ottobre scorso, con una sentenza che smentiva l'ipotesi dell'accusa, e Sturzo si è probabilmente accorto che nel lavoro del Noe c'erano molti indizi trascurati dalla Procura. gli smartphoneScafarto e i suoi avevano più volte chiesto di intercettare gli indagati e di acquisire il cellulare di Tiziano Renzi. Ma, visti i risultati del sequestro del telefonino di Carlo Russo, il «faccendiere professionista» amico del babbo dell'ex premier, c'è da pensare che sarebbe stata una fatica inutile. Nell'ordinanza il gip pare sbigottito dal lavoro effettuato sullo smartphone di Russo: «Gli argomenti qui trattati sono stati individuati in quel che resta del cellulare sequestrato al Russo, a prescindere da quelli non rinvenuti o da quelli che non sono stati sottoposti a controllo tecnico, per cui questo giudice chiede espresso chiarimento dalla Procura, non essendo ben chiaro lo stato di tale ultima questione».totò CUFFAROIl gip si dedica anche alle fughe di notizie. Pare sconcertato per il comportamento del generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, ex comandante della regione Toscana considerato molto vicino a Matteo Renzi. Il militare nel marzo del 2017 si recò a casa di un suo caro amico, legato al fu Rottamatore e testimone delle fughe di notizie a favore di Tiziano Renzi, per avvisarlo che il giorno successivo «sarebbero arrivati probabilmente degli investigatori». Effettivamente i pm arrivarono e il gip trasecola: «È un fatto che questo giudice ritiene eccezionalmente grave, quanto a un possibile inquinamento probatorio su una persona che doveva essere assunta a sommarie informazioni, di cui non è chiaro da chi e come avesse avuto notizie Saltalamacchia».È sempre più evidente che a Firenze tutto quello che riguardava l'inchiesta Consip fosse un segreto di Pulcinella.Sturzo ha anche respinto la richiesta di archiviazione per rivelazione di segreto nei confronti dello stesso Saltalmacchia e dell'ex ministro Luca Lotti (a processo per favoreggiamento per gli stessi fatti). Gli inquirenti avevano chiesto di non procedere perché i due non avrebbero appreso le notizie «in forza della loro qualità». Per il gip quella della Procura è «una complessa ricostruzione giuridica» che non condivide. E per ribaltare le conclusioni dell'accusa cita, un po' perfidamente, il processo penale contro l'ex governatore siciliano Totò Cuffaro, che venne condannato per rivelazione di segreto investigativo, pur essendo un politico, su richiesta, tra gli altri, di quel Giuseppe Pignatone che, da procuratore di Roma, aveva, invece, firmato la richiesta di archiviazione per Saltalamacchia e Lotti. Sentenze e ricorsiNell'inchiesta compare anche l'avvocato Piero Amara, che ha già patteggiato due condanne per corruzione in atti giudiziari ed è il sedicente organizzatore del finto complotto ai danni dell'ad di Eni, Claudio Descalzi. Il legale è stato in contatto (persino socio) con diversi renziani eccellenti, e in passato si sarebbe interessato di mettere in relazione un giudice della Corte dei conti con il Giglio magico quando esplose il caso del volo di Stato a Courmayeur di Renzi. Amara e Verdini sponsorizzavano con Marroni l'imprenditore Ezio Bigotti. Contemporaneamente la squadretta presentava ricorsi davanti al Consiglio di Stato, dove Amara aveva addentellati. L'arma del ricorso giudiziario serviva «per bloccare l'aggiudicazione e, magari, consentire di permanere nella gestione prorogata dei servizi per numerosi anni». È in questo quadro che il gip inserisce un dato investigativo non approfondito: l'1 marzo 2017 i carabinieri hanno trovato a casa di Russo una sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2016 che riguardava Consip e un ricorso di Romeo gestioni contro un'aggiudicazione della centrale acquisti della Pa. Lamenta Sturzo: «La presenza di questa copia di sentenza attinente alla cosiddetta guerra dei ricorsi, non appare essere stata minimamente presa in considerazione dalle indagini». Per il gip non è stato fatto nessun accertamento «per comprendere la relazione tra le pressioni di Verdini su Marroni a favore di Bigotti, la presenza di Amara» e i presunti «ricatti» di Russo. Secondo Sturzo urge un'integrazione d'indagine sui documenti rinvenuti a casa di Russo: per scoprire «chi glieli avesse dati, quando e per farne cosa». Una pista che potrebbe aprire scenari sorprendenti sui rapporti tra magistratura e Giglio magico.
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)
Protagonista di questo numero è l’atteso Salone della Giustizia di Roma, presieduto da Francesco Arcieri, ideatore e promotore di un evento che, negli anni, si è imposto come crocevia del mondo giuridico, istituzionale e accademico.
Arcieri rinnova la missione del Salone: unire magistratura, avvocatura, politica, università e cittadini in un confronto trasparente e costruttivo, capace di far uscire la giustizia dal linguaggio tecnico per restituirla alla società. L’edizione di quest’anno affronta i temi cruciali del nostro tempo — diritti, sicurezza, innovazione, etica pubblica — ma su tutti domina la grande sfida: la riforma della giustizia.
Sul piano istituzionale spicca la voce di Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, che individua nella riforma Nordio una battaglia di civiltà. Separare le carriere di giudici e pubblici ministeri, riformare il Consiglio superiore della magistratura, rafforzare la terzietà del giudice: per Balboni sono passaggi essenziali per restituire equilibrio, fiducia e autorevolezza all’intero sistema giudiziario.
Accanto a lui l’intervento di Cesare Parodi dell’Associazione nazionale magistrati, che esprime con chiarezza la posizione contraria dell’Anm: la riforma, sostiene Parodi, rischia di indebolire la coesione interna della magistratura e di alterare l’equilibrio tra accusa e difesa. Un dialogo serrato ma costruttivo, che la testata propone come simbolo di pluralismo e maturità democratica. La prima pagina di Giustizia è dedicata inoltre alla lotta contro la violenza di genere, con l’autorevole contributo dell’avvocato Giulia Buongiorno, figura di riferimento nazionale nella difesa delle donne e nella promozione di politiche concrete contro ogni forma di abuso. Buongiorno denuncia l’urgenza di una risposta integrata — legislativa, educativa e culturale — capace di affrontare il fenomeno non solo come emergenza sociale ma come questione di civiltà. Segue la sezione Prìncipi del Foro, dedicata a riconosciuti maestri del diritto: Pietro Ichino, Franco Toffoletto, Salvatore Trifirò, Ugo Ruffolo e Nicola Mazzacuva affrontano i nodi centrali della giustizia del lavoro, dell’impresa e della professione forense. Ichino analizza il rapporto tra flessibilità e tutela; Toffoletto riflette sul nuovo equilibrio tra lavoro e nuove tecnologie; Trifirò richiama la responsabilità morale del giurista; Ruffolo e Mazzacuva parlano rispettivamente di deontologia nell’era digitale e dell’emergenza carceri. Ampio spazio, infine, ai processi mediatici, un terreno molto delicato e controverso della giustizia contemporanea. L’avvocato Nicodemo Gentile apre con una riflessione sui femminicidi invisibili, storie di dolore taciuto che svelano il volto sommerso della cronaca. Liborio Cataliotti, protagonista della difesa di Wanna Marchi e Stefania Nobile, racconta invece l’esperienza diretta di un processo trasformato in spettacolo mediatico. Chiudono la sezione l’avvocato Barbara Iannuccelli, parte civile nel processo per l’omicidio di Saman, che riflette sulla difficoltà di tutelare la dignità della vittima quando il clamore dei media rischia di sovrastare la verità e Cristina Rossello che pone l’attenzione sulla privacy di chi viene assistito.
Voci da angolature diverse, un unico tema: il fragile equilibrio tra giustizia e comunicazione. Ma i contributi di questo numero non si esauriscono qui. Giustizia ospita analisi, interviste, riflessioni e testimonianze che spaziano dal diritto penale all’etica pubblica, dalla cyber sicurezza alla devianza e criminalità giovanile. Ogni pagina di Giustizia aggiunge una tessera a un mosaico complessivo e vivo, dove il sapere incontra l’esperienza e la passione civile si traduce in parola scritta.
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Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.