2019-10-30
Il Pd lavora per inserire in Finanziaria lo scorporo di Anas da Fs
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La decisione nel dicembre del 2017 di accoppiare Ferrovie con la controllata pubblica che si occupa della manutenzione autostradale non ha dato i risultati sperati. La stazione appaltante pesa sui bilanci del gruppo che potrebbe intervenire per salvare Alitalia. Dopo Catania spunta un altro scandalo corruzione a Trieste. Vacilla la poltrona del generale Roberto Massi, nominato da Gianni Armani per rimettere a posto l'azienda. Lo speciale contiene due articoliMovimenti in corso sull'asse Ferrovie dello Stato e Anas. Oggi in via Monzambano è stata ufficializzata la nomina del nuovo direttore relazioni esterne e istituzionali Grazia Maria Rita Pofi, già in Fs. La notizia, anche se può sembrare un semplice spostamento da una controllante a una partecipata, è in realtà una spia su quello che sta accadendo nell'azienda statale che controlla più 30.000 chilometri di autostrade. Andrà a sostituire Beppe Scanni, anche se quel posto sarebbe spettato in teoria a Mario Avagliano, storico uomo comunicazione di Anas da più di vent'anni, già in forze nell'era di Piero Ciucci e poi negli ultimi tempi considerato molto vicino all'ex ministro Danilo Toninelli. Proprio la vicinanza al mondo a 5 Stelle sarebbe costata la mancata promozione ad Avagliano, che non avrebbe preso nel migliore dei modi il mancato incarico. Del resto la decisione di cambiare questo ruolo delicato e strategico è stata presa dal neo ministro Paola De Micheli, sempre più attenta agli equilibri dentro la stazione appaltante più importante in Italia. Non solo. A quanto risulta a La Verità a consigliare l'esponente dem ci sarebbe soprattutto Mauro Moretti, ex numero uno di Fs e già amministratore delegato di Leonardo, la ex Finmeccanica. La mossa Pofi come nuovo relazioni istituzionali potrebbe configurare nuovi cambiamenti degli assetti degli ultimi anni. La manager cambierà gran parte della squadra della comunicazione, un team che negli anni d'oro vantava quasi 100 risorse e che non è stata minimamente scalfita. D'altra parte la situazione in Anas, dopo la nomina di Massimo Simonini al posto di Gianni Armani, non è cambiata. Le inchieste della magistratura continuano a disturbare i sonni dei vertici. Dopo quelle di Catania ora se ne è aperta un'altra a Trieste. In più pesano sui conti le scelte della precedente di gestione di creare Anas International, una società satellite impegnata all'estero, ma che continua a perdere soldi come scritto dalla Verità. Ferrovie dello stato rischia così di essere ancor di più appesantita dalla controllata. L'azienda ora guidata da Gianfranco Battisti è impegnata anche nel salvataggio della nostra compagnia di bandiera Alitalia. Rischia di doversi sobbarcare troppe spese.Per questo motivo circola tra le fila del Partito democratico l'ìdea di inserire un decreto nella prossima finanziaria per riportare Anas fuori dal perimetro di Fs. In modo da risolvere i problemi che la fusione del dicembre del 2017, sotto il governo di Paolo Gentiloni, si è portata dietro. Al progetto starebbe partecipando tutto il centrosinistra, compreso Matteo Renzi che con Italia Viva ha incominciato promuovere in parlamento interrogazioni parlamentari contro Battisti. L'idea è quella di riportare Renato Mazzoncini, ex numero uno delle nostre ferrovie, al posto di comando e tornare così ai fasti dell'epoca del governo Renzi. Ma sulla strada del Pd si è messo in mezzo Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, ma ex ministro del Mise e difensore di Battisti. In ogni caso bisognerà capire cosa succederà in Anas. Simonini si fa vedere spesso nei ministeri insieme con Giovanni Battista Papello, ex consigliere di amministrazione in quota Alleanza nazionale, ancora molto influente in via Monzambano. Per esempio i due dirigenti Domenico Petruzzelli e Dino Vurro, cresciuti insieme con Papello, ora, grazie alla sua vicinanza a Simonini, puntano a prendere il posto di Matteo Castiglioni, tra i tecnici dell'azienda con in mano la manutenzione stradale. Ce la faranno? Dipende da come si muoverà il ministro De Micheli e la maggioranza gialorossa. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/spunta-lipotesi-di-inserire-in-finanziaria-lo-scorporo-di-anas-da-fs-2641160285.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dopo-catania-aperta-unaltra-inchiesta-a-trieste-rischia-il-posto-il-generale-massi" data-post-id="2641160285" data-published-at="1757744254" data-use-pagination="False"> Dopo Catania aperta un'altra inchiesta a Trieste: rischia il posto il generale Massi La scorsa settimana l'amministratore delegato di Anas Massimo Simonini è stato a Catania, negli uffici di via Basilicata, accompagnato dal generale Roberto Massi, il direttore della tutela aziendale di via Monzambano. Massi fu nominato ai tempi di Gianni Armani, con il delicato compito di sorvegliare e invertire la rotta dell'azienda, spesso finita in inchieste della Guardia di finanza per corruzione, dai vertici ai semplici dipendenti. L'ultima inchiesta Buche d'oro della procura di Catania ha invece stabilito che la società che gestisce gran parte della rete stradale italiana ha ancora diversi problemi al suo interno. E la nuova tangentopoli catanese rischia di espandersi a macchia d'olio anche nelle altre regioni italiane. Non a caso lunedì è scoppiato un caso molto simile a Trieste, dove la Guardia di finanza ha scoperto un nuovo giro di mazzette che una società avrebbe pagato mazzette al direttore operativo della partecipata pubblica e a un altro dirigente dell'ente, per un controvalore di 65 mila euro. In questo modo avrebbero «gonfiato» la rendicontazione di attività a favore della stazione appaltante, l'Anas, truffandola per oltre 500 mila euro. Gli Illeciti sarebbero avvenuti tra il 2014 e il 2017. Ma il cuore del problema rimane Catania, dove da oltre un mese si indaga su lavori fatti male per la manutenzione strade e controlli fatti ancora peggio, ma comunque certificati come a regola d'arte. Di sicuro la visita di Simonini e Massi è servita a riorganizzare gli uffici, come riportato anche dal quotidiano locale Meridionews. I dirigenti pentiti Giuseppe Romano e Antonino Urso, arrestati a settembre, hanno ammesso le tangenti e iniziato a fare nomi. Saranno diversi gli spostamenti nei prossimi mesi, basterà a Simonini e Massi per restare al comando?
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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