2024-10-13
«Tratteremo meglio chi spende per i figli»
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, promette un segnale concreto alle famiglie già martedì. Mentre per raggiungere l’obiettivo di 3 miliardi di spending review avverte i colleghi: «O arrivano proposte di risparmio dai dicasteri o farò io la parte del cattivo».Ammonta a circa 3 miliardi l’obiettivo di spending review a cui il governo punta per reperire risorse utili alla manovra 2025. E per trovarli il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha preannunciato a tutti i suoi colleghi che «bisogna fare sacrifici e rinunciare a qualche programma, magari totalmente inutile». Dopodiché, «se non presenteranno proposte al ministro dell’Economia toccherà fare la parte del cattivo e provvederà lui. Tutti quanti chiedono, a volte puoi dire di sì, altre volte bisogna dire di no», ha aggiunto alla festa del Foglio organizzata a Firenze. Nel pomeriggio il capo del Mef ha incontrato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che, come gli altri, punta «a difendere» il suo budget.Giorgetti ieri ha fatto qualche accenno in più ai provvedimenti che potrebbero essere inseriti in manovra. Non solo taglia ma anche «spese che meritano un trattamento migliore». Quali? «Quello da cui bisogna partire è che chi ha figli in età giovane o scolare sostiene sicuramente più costi. Spero che martedì un segnale in questa direzione riusciremo a darlo», ha detto ricordando che martedì 15 il Mef dovrà mandare alla Commissione europea il documento programmatico di bilancio. «Stiamo perfezionando gli incentivi fiscali a chi vuole restare al lavoro. Risponde non solo a un’esigenza di finanza pubblica ma anche al desiderio di chi ha più soddisfazione a lavorare che ad andare in pensione», è la strada indicata dal ministro dell’Economia, evidenziando peraltro che «ci sono anche figure difficili da rimpiazzare dal punto di vista tecnico». Si tratta, ha spiegato, di una «linea storica della Lega su cui Salvini concorda» e su cui aveva lavorato anche Roberto Maroni. Sullo stipendio di chi resta, «magari lo Stato può accettare di rinunciare al versamento di contributi o ad altro».Tornando ai «sacrifici» necessari per lavorare «in modo snello ed evitare sprechi», Giorgetti ha chiamato in causa i «tanti ministeri, tanti enti pubblici, anche enti pubblici non economici, che vivono di contributo pubblico» e che devono rendersi conto che «ogni euro che spendono è un euro che tolgono a ogni cittadino e a ogni impresa che paga le tasse». Nella prossima manovra, invece, «sicuramente non ci saranno più tasse. Meno tasse lo stiamo facendo, non lo stiamo promettendo. Basti vedere quello che abbiamo fatto nella scorsa legge di bilancio. Il taglio del cuneo che tutti giudicavano impossibile o provvisorio diventerà strutturale, rispondiamo con i fatti a una narrativa che racconta il contrario», ha assicurato dopo le recenti polemiche. «In questi giorni», ha aggiunto, «c’è stato uno stillicidio di interpretazioni sbagliate, si tratta di aspettare fino a martedì e poi tutto sarà più chiaro». Poi ha attaccato la «burocrazia di Bruxelles» che «non ha niente da invidiare a quella italiana. C’è una iper regolamentazione ampiamente contestata da tutti perché soffoca ogni tipo di processo». Parlando anche delle decisioni da prendere all’unanimità o meno, il ministro ha inoltre sottolineato che «il rapporto Draghi ha il pregio di aver messo il dito nella piaga e di aver posto l’Europa di fronte alle decisioni che dovrà prendere a breve».Sul palco della festa del Foglio a Giorgetti è stato anche chiesto su quale tra le squadre di calcio possa essere un modello per il governo. E lui ha risposto: «L’Atalanta». Perché «è gestita bene, punta sul settore giovanile, navigava sempre a mezza classifica e ha vinto pure l’Europa league e ora gioca pure in Champions league. Il modello di riferimento è questo qui».Nel frattempo, mentre Giorgetti interveniva a Firenze, a Capri il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, rilanciava l’appello al ministro dell’Economia con cui si è già incontrato la settimana scorsa. «Abbiamo chiesto che venga attivata una politica industriale strutturale del Paese», ha spiegato ieri Orsini davanti alla platea del convegno dei Giovani Imprenditori. «Il vero tema», considerando che «il Pnrr sappiamo che ha una scadenza che è quella del 2026», per il leader degli industriali è che «questo Paese ha bisogno di investimenti sulle imprese». In particolare «per alcuni capitoli, per l’incremento della produttività e la crescita delle nostre imprese. Quindi penso anche a una Ires premiale per chi investe. È ovvio che questa è la via: mantenere gli investimenti sulla parte strutturale. Ci aspettiamo di costruire questo percorso. Come? Ovviamente sappiamo che oggi ci sono 120 miliardi di fiscal expenditure, noi», ribadisce Orsini, «abbiamo proposto di esaminarne una parte. Pensiamo che circa 10 miliardi possano essere eliminati, che non sono più misure a sostegno vero della crescita» e con quei 10 miliardi «costruire un percorso che sia una politica industriale per il futuro».
Jose Mourinho (Getty Images)