2025-06-25
Spesa del 5% del Pil in armi: Rutte minimizza: «Nessuna deroga». Ma il caso Sánchez tiene banco
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte (Ansa)
La Svezia: «Niente eccezioni nazionali». Trump critico: «Questo è un problema».Il politico olandese Mark Rutte, incaricato di gestire le difficili relazioni della Nato con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sembra pronto a chiudere il suo primo vertice da segretario generale con un accordo sull’aumento della spesa per la Difesa europea, come auspicato dall’inquilino della Casa Bianca. Resta comunque la tensione con alcuni Paesi come la Spagna, che ha messo in discussione il suo impegno per l’obiettivo di spesa del 5% del Pil. «Siamo in un’alleanza in cui combattiamo insieme e, se necessario, soffriamo e moriamo insieme per la nostra Difesa collettiva, e anche la Spagna ha accettato gli obiettivi», ha ribadito Rutte in apertura del vertice olandese di due giorni all’Aia, aggiungendo che «la Spagna non ha deroghe, l’intesa è sul 5%». «Madrid ha concordato i target di capacità e crede di poter raggiungere gli obiettivi col 2% mentre noi reputiamo servirà il 3,5%: si vedrà nel quadro della revisione del 2029», le parole del segretario della Nato. Ma le resistenze iberiche mosse dal premier Pedro Sánchez hanno però, come prevedibile, spinto anche altri Stati a mettere in discussione i nuovi target. Il primo ministro della Slovacchia, Robert Fico, ha scritto sui social che il suo Paese deve «riservarsi il diritto sovrano di decidere a quale ritmo e in quale struttura è disposta ad aumentare il bilancio del ministero della Difesa per raggiungere il piano della Nato entro il 2035», precisando che Bratislava «è in grado di soddisfare i requisiti anche senza un sostanziale aumento della spesa per la difesa al 5% del Pil».Chi non si è risparmiato in critiche è stato The Donald, che ha detto: «La Spagna è un problema quando si tratta di spese della Nato». Fonti della Moncloa hanno commentato alla radiotelevisione spagnola Rtve che le parole di Trump sono «la sua opinione» e che «non si aspettano alcuna conseguenza» dalle sue critiche.Intanto continuano a tuonare ammonimenti, a ricordarci che «la Russia è la minaccia principale a lungo termine. Non bisogna essere ingenui: ci sono nemici che potrebbero attaccarci e dobbiamo assicurarci di difendere i nostri sistemi», dice Rutte. «Mosca e Pechino stanno rapidamente guadagnando influenza in Africa, principalmente nel Sahel, e il confine meridionale in questo quadro è fondamentale e Paesi come Spagna, Portogallo, Italia e Grecia si sono sempre battuti per monitorare la situazione». E poi arriva la lezioncina: «Smettetela di preoccuparvi così tanto e iniziate ad assicurarvi che i piani di investimento vengano realizzati, che la base industriale venga creata e che il sostegno all’Ucraina rimanga a un livello elevato, non continuando a preoccuparsi degli Usa, loro sono con noi».E a queste parole scodinzolano Regno Unito e Germania. Keir Starmer promette di voler rendere effettivo l’aumento per la spesa militare al 5% entro il 2035; Friederich Merz parla invece di spesa per la difesa al 3,5% entro il 2029, finanziata attraverso un programma di prestiti di quasi 400 miliardi di euro. Seguono a ruota il premier danese, Mette Fredriksen, e l’altro suo omologo scandivo, lo svedese Ulf Kristersson, che dice: «Non do nulla per scontato. L’accordo sul 5% non è ancora concluso. Penso che sarebbe un segnale negativo, non da ultimo da parte dei membri europei della Nato, se non fossimo in grado di prendere tale decisione», ha aggiunto precisando di non vedere spazi per «eccezioni nazionali». La Fredriksen si proclama «in disaccordo con chi vorrebbe concedere clausole di opt-out per alcuni Paesi». «Ora è il momento di alzarsi in piedi e tutti dobbiamo partecipare», dichiara.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.