2021-06-11
Macché virus, Speranza voleva tenersi buona la Cina
Zittire i governatori e accogliere gli studenti di ritorno dall'Oriente. Furono queste le «linee guida» applicate dal titolare della Salute prima che i contagi dilagassero. Con regalo finale: le mascherine spedite al Dragone. Secondo il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, i verbali della task force anti Covid non sono davvero dei verbali. «Mi sembra eccessivo chiamarli verbali, si tratta di paginette raccolte non so da chi, sembrano anche molto sciatte. C'è scritto ben poco delle conversazioni che furono fatte in quelle riunioni», ha dichiarato ieri a Radio Cusano Campus. «Li chiamerei appunti sciatti di qualcuno che li ha presi, non li chiamerei verbali. Furono dette moltissime altre cose in quelle riunioni che lì non sono presenti». Beh, ci aspettiamo allora che qualcuno, magari lui stesso, ci sveli i dettagli che ancora non conosciamo. In realtà, però, ci basterebbe che il ministro della Salute fornisse qualche spiegazione in merito a ciò che abbiamo trovato nelle carte. Perché saranno pure «appunti sciatti», come sostiene Sileri, ma dicono molto di come sia stato gestito il Covid nella fase iniziale. Dicono tantissimo dell'impreparazione del nostro sistema sanitario e a tratti fanno emergere alcuni particolari sconfortanti. Non per nulla il ministero ha fatto di tutto per nasconderli, e se non fosse stato per l'instancabile lavorio di Galeazzo Bignami e di Marcello Gemmato di Fratelli d'Italia, a quest'ora tutte le carte sarebbero ancora segrete, e non conosceremmo nemmeno i dettagli che, a dire del sottosegretario, sono comunque parziali. Dunque vediamolo, il contenuto di quei fogli. E cerchiamo di capire che cosa rivela di tanto imbarazzante per le istituzioni.Torna più volte, ad esempio, quella che potremmo definire «ossessione umanitaria». Nei verbali (perché di verbali a tutti gli effetti si tratta) troviamo varie dichiarazioni di Roberto Speranza riguardanti la Cina. Curiosamente, sono tutte volte a preservare i buoni rapporti con Pechino, a mostrare solidarietà e tolleranza.Il 30 gennaio 2020, quando il virus già circolava e le nostre difese erano ancora del tutto abbassate, Speranza si preoccupava del razzismo e delle discriminazioni.Nei verbali si legge che quel giorno è previsto un incontro con rappresentanti del ministero dell'Istruzione e dell'Università per «il coordinamento delle scuole anche per scongiurare fenomeni di intolleranza verso gli studenti». Il riferimento è agli studenti cinesi, ovviamente. Ricordate? Erano i giorni in cui si diceva che «il vero virus è il razzismo», in cui in televisione impazzavano i divoratori di involtini primavera. E infatti il ministro, nel corso della riunione «sottolinea la delicatezza del punto sulle scuole». Già: bisogna preoccuparsi che non ci siano manifestazioni di «intolleranza», questo è l'importante...Nei giorni immediatamente successivi, viene predisposta una circolare sul tema che suscita la protesta di alcuni governatori (Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, provincia autonoma di Trento), i quali chiedono di istituire una quarantena di due settimane per chi rientra da Pechino. I bambini, dicono i presidenti, dovrebbero rimanere a casa in via precauzionale.Come noto, il governo risponde con stizza, respingendo al mittente le richieste. Il 4 febbraio 2020, Giuseppe Conte mette a tacere i governatori con una frase lapidaria: «Fidatevi di chi ha specifiche competenze». Non ci sono dubbi, insomma: bisogna rispettare ciò che dice la circolare del ministero, e cioè che gli studenti provenienti dalla Cina possono tornare in classe normalmente. Toccherà alle scuole «monitorare la eventuale insorgenza di sintomi come tosse, febbre, difficoltà respiratorie». In fondo lo dicono gli esperti, bisogna fidarsi, no? Ecco, in realtà i detentori di «specifiche competenze» citati da Conte avrebbero dovuto essere i membri della task force. I quali, sul rientro a scuola dopo i viaggi in Cina, non erano proprio così granitici. Il 5 febbraio 2020 Speranza chiede ai suoi consiglieri se si debbano inasprire le misure per chi rientra dalla Cina (adulti e bambini). In pratica, domanda se i governatori preoccupati non abbiano in fondo qualche ragione e invita a svolgere «approfondimenti sul modello operativo da utilizzare». Conte, tuttavia, aveva già risposto alle Regioni, anche piuttosto duramente, il 4 febbraio, cioè il giorno prima. Notevole.Ed sorprendente notare, poi, come, sempre nel corso della riunione della task force del 5 febbraio 2020, si faccia presente che molti cinesi chiamano al numero informativo 1500 spiegando di aver ricevuto istruzioni precise dal governo del Dragone. Quest'ultimo invita i suoi cittadini residenti in Italia a svolgere un «periodo di autosorveglianza in caso di viaggi in Cina». Tradotto: il nostro esecutivo respingeva le richieste delle Regioni sulla quarantena per gli studenti cinesi, i quali però venivano spinti dal governo cinese a stare... in regime di sorveglianza dopo i viaggi in patria.Questa storia ricorda un po' quella delle mascherine: già il 2 febbraio 2020 la task force inizia a parlare di difficoltà nel reperimento delle protezioni, ma il 15 febbraio il nostro governo ne dona 2 tonnellate proprio alla Cina. Dopo tutto, la preoccupazione di Speranza era proprio quella di non fare mancare «solidarietà» a Pechino. Diciamo che un filo di «solidarietà» in più pure nei confronti degli italiani avrebbe giovato.