2024-02-15
In sedia a rotelle per i vaccini. Speranza gli dà dell’assassino
L’ex ministro, contestato da uno dei tanti danneggiati durante la presentazione del suo libro, prima lo infama: «È pagato da “Fuori dal coro”». Poi gli concede un’udienza privata, ma solo per irriderlo («ha firmato la liberatoria») e accusarlo di ammazzare la gente con la sua protesta: «Non si vaccinano più».È arduo stabilire quale delle risposte concesse da Roberto Speranza a un uomo finito in sedia a rotelle subito dopo la prima dose di vaccino Moderna sia stata più deprecabile. Forse quella in cui l’ex ministro della salute dice ad Andrea, che vuole che lo Stato si prenda cura di lui, che è «un algoritmo fatto a livello Oms che deciderà se un determinato caso avverso è dovuto al vaccino o no, non io». Oppure il passaggio in cui Speranza attacca l’uomo guardandolo dall’alto in basso (letteralmente, visto che il povero Andrea si presenta al suo cospetto in carrozzina) e gli dice che è lui, invalido, che «ammazza le altre persone» portando avanti le sue istanze di danneggiato, proprio a lui che no vax non era, essendo andato diligentemente a vaccinarsi. «Mi sono vaccinato anche io per salvare gli altri, adesso chi viene a salvare me?», chiede. O ancora, la parte in cui gli ricorda che «ha firmato una liberatoria», come se l’obbligo del green pass non fosse mai esistito, o quella in cui gli spiega che «purtroppo un caso avverso, come avviene con l’aspirina, avviene anche sui vaccini». Non male neanche la parte in cui l’ex ministro accusa Andrea di farsi «strumentalizzare» da Fuori dal Coro, la trasmissione di Mario Giordano che ha mandato una troupe a Potenza per seguire il tour letterario dell’ex ministro e porgli delle domande. Peccato che Speranza non abbia mai risposto alle domande dei giornalisti se non quelli compiacenti e si sia sempre rifiutato di rispondere ai cittadini danneggiati. L’occasione è stata la presentazione, nella città natale dell’ex ministro, del libro Perché guariremo, che il giornalista Max Del Papa, colpito da linfoma linfoplasmocitico al quarto stadio slatentizzato dopo la seconda dose Pfizer, ha definito generosamente «un’autocelebrazione di tipo sovietico». Ad Andrea, saldatore vicentino di 45 anni, i medici hanno detto che non potrà più lavorare, né tanto meno giocare a calcio, che era la sua passione. Si è messo in macchina dal Veneto fino in Basilicata per partecipare all’evento perché sono mesi che cerca di parlare con le istituzioni, ma nessuno lo ascolta. Ha mandato diverse email al ministro quando era in carica, ma non gli ha mai risposto. Poi è andato davanti al ministero, ma Speranza non lo ha voluto incontrare. Andrea tre giorni prima di farsi iniettare la prima dose di Moderna giocava a calcio, ventiquattr’ore dopo è finito in carrozzina. Da lì è cominciato il calvario: racconta che il medico di base si è rifiutato di scrivere sulla cartella medica che ci poteva essere una correlazione con il vaccino, per timore di essere radiato dall’Ordine dei medici. Andrea ha due bambine e sta spendendo 900 euro al mese, finora in totale 20.000, per curarsi, mentre lo Stato gli volge le spalle: «Io mi sono vaccinato, mi sono fidato di lei, mi ha detto che non mi sarebbe successo niente! Perché non ha parlato degli effetti avversi?» urla Andrea all’ex ministro, ormai retrocesso al rango di deputato dell’opposizione, dalla platea dell’auditorium potentino dove era stato organizzato l’incontro. Anziché porsi, con umanità, all’ascolto di chi si era fidato di lui, la principale preoccupazione di Speranza è quella di puntare il dito contro le troupe dei cronisti che sono lì a documentare l’evento. «C’è una trasmissione televisiva che vi paga per venire qui a fare casino», insinua l’ex responsabile della salute del governo di Mario Draghi. È colpa di Fuori dal Coro, insomma, se il ministro è sotto attacco, non certo sua. È il mondo alla rovescia di Roberto Speranza, dove la disastrosa gestione pandemica diventa un successo, il mestiere di giornalista una speculazione e l’urlo disperato di un cittadino danneggiato una «strumentalizzazione» orchestrata per colpirlo. I politici hanno tanti modi per reagire alle proteste e alle critiche, Speranza sceglie quello più infantile: butta la palla in tribuna per sviare l’attenzione dalle domande, cui non risponde, e contrattacca puntando il dito contro quei cattivoni di giornalisti e contro quel cittadino un tempo sano, oggi invalido, che osa chiedergli spiegazioni su quella vaccinazione subita. Le domande di Andrea all’ex ministro non interessano, Speranza davanti al pubblico insiste nel far passare il messaggio che l’uomo sia stato sobillato dalla stampa: come se finire in sedia a rotelle a 45 anni non sia, in sé, un valido motivo per essere arrabbiati con le istituzioni. «Passo le mie giornate a letto, ho raccolto le forze per venire qua, spero che Speranza ci dia delle risposte, quelle che aspettiamo da tanto tempo», dice l’uomo fuori dalla sala prima che il ministro presenti il libro. «Perché nel suo libro parla di noi come se non esistessimo?», gli chiede poi in sala. «Risponderà», replica il moderatore. In realtà Speranza termina l’incontro ed esce da una porta secondaria per sfuggire ai cronisti, come ormai è costretto a fare da quattro anni: una vita in fuga, strano che non si sia mai chiesto perché. Accetta poi di parlare con Andrea, ma anziché porsi all’ascolto, punta il dito contro l’uomo in carrozzina perché porta una maglietta con scritto «vaccinato e danneggiato», firmata da altri cittadini nelle sue condizioni. «La cosa che avete fatto oggi - dice furioso Speranza - provocherà che delle persone si metteranno paura, non si vaccineranno e perderanno la vita. Con questa maglietta voi ammazzate le persone, ragazzi». È il mondo di Speranza, dove chi si ritrova invalido ventiquattr’ore dopo essersi fatto iniettare un vaccino senza il quale avrebbe perso diritti fondamentali, non può neanche denunciarlo. Pena: essere accusato di «ammazzare le persone».