2023-03-17
Ricatti, menzogne e cialtroneria: il verminaio della banda Speranza
Roberto Speranza (Getty Images)
Ecco chi ci ha rovinato la vita. Pierpaolo Sileri racconta di essere stato minacciato dal capo di gabinetto del suo ministro: «Taci o abbiamo roba contro di te». Nelle chat: «Ho dovuto mentire alla stampa». Silenziati i dubbi sui vaccini.Al di là di come andrà finire, delle condanne e dei provvedimenti giudiziari che verranno presi, le carte dell’inchiesta di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia da Covid 19 hanno dimostrato di avere un incredibile valore storico ancor più che giornalistico. Il dato più impressionante che si ricava dalla lettura riguarda la condizione del ministero della Salute e dell’intero «sistema Speranza». Pagina dopo pagina emerge il ritratto di un verminaio in cui si intrecciano frizioni politiche, antipatie personali, menzogne, mistificazioni e, soprattutto, notevole incompetenza. Un luogo in cui - come ci ha raccontato una fonte interna - «operavano persone che non erano in grado di partecipare a una riunione online, tanto che nel pieno della pandemia dal ministero doveva partire qualcuno in auto per andare a casa loro e mostrare come premere i pulsanti del computer».Decisamente emblematiche le vicende che emergono dalle pagine riguardanti l’allora viceministro Pierpaolo Sileri. Sin dall’inizio dell’emergenza, risulta evidente il profondo conflitto esistente fra i suoi uffici e il personale che circondava Speranza. È un continuo di dispetti, informazioni richieste e non fornite, addirittura insulti, ricatti e casi di spionaggio. Quale fosse il clima, Sileri lo ha raccontato a Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini di Report (autori de La grande inchiesta di Report sulla pandemia, Chiarelettere): «Più volte mi è stato detto - anche al mio capo segreteria - di non rompere troppo le scatole… direttamente, in modo esplicito, e indirettamente con messaggi che dicono: “Devi stare attento, tu hai un lavoro, sai, uno a certe cose deve anche adattarsi…”. Ho fatto sempre presente che il mio lavoro, grazie a Dio, è un altro e che indipendentemente da quello che dico e faccio, nel mio lavoro [di chirurgo, nda] contano le mie mani. L’importante è che salvo le persone e opero bene… e quindi me ne infischio». Davvero lei ha subito minacce? «Mi è stato detto chiaro e tondo che se continuavo a rompere le scatole - e rompere le scatole per me è stato dire acquistate, acquistate, acquistate! Fate, fate, fate! Ma non venivo ascoltato - sarebbero usciti dei dossier contro la mia persona e contro il mio capo segreteria».A minacciare l’utilizzo di dossier fu Goffredo Zaccardi, potentissimo capo di gabinetto di Speranza, con cui Sileri e il suo collaboratore, Francesco Friolo, ebbero notevoli tensioni, sfociate in uno scontro frontale il giorno in cui Zaccardi minacciò: «Smettila di rompere le palle, stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto». Secondo quanto ha dichiarato Sileri agli investigatori di Bergamo, tutto avvenne il 6 marzo 2020, giorno in cui «Zaccardi diceva a me e Friolo che dovevamo stare tranquilli, altrimenti avrebbe usato contro di noi dei documenti che aveva nel cassetto. Ovviamente gli abbiamo risposto che non accettavamo questo tipo di minaccia e che avrebbe dovuto chiarire a cosa si riferisse. Scoprirò solo dopo, per quanto riguardava Friolo, che si trattava di presunte accuse di mobbing di una collaboratrice». Nota di colore, per così dire, su Friolo: fu lasciato senza stipendio per undici mesi dalla struttura ministeriale, per via di complicati problemi burocratici. Tanto per fargli capire quanto gli volessero bene…Dopo i litigi e le minacce arrivò addirittura una causa (presso il Tribunale di Roma) di Sileri e Friolo contro Zaccardi, poi archiviata nella primavera del 2022 (anche perché, successivamente, le parti in causa tentarono di ricomporre la situazione).Del resto, questo era il teatro dell’assurdo chiamato ministero. Qui e là, dalle carte giudiziarie, emergono anche particolari surreali, come il racconto della mattina in cui Sileri, entrando senza preavviso al ministero di domenica per un collegamento online, trovò qualcuno che frugava nella sua scrivania: «Come ho denunciato alla Procura di Roma, un collaboratore della segreteria del ministro, Antonio Travaglino, il 7 giugno 2020 - di domenica - si introduceva nel mio ufficio, dove, forse, non immaginava di trovarmi. La lettera di ammissione della circostanza da parte del Travaglino è allegata all’integrazione di querela», ha dichiarato Sileri ai magistrati di Bergamo. Altro episodio sconcertante è quello dell’incontro fra l’ex viceministro e Giuseppe Ippolito avvenuto il 3 febbraio del 2020. Sileri era appena tornato da Wuhan, dove aveva potuto vedere con i suoi occhi quel che stava accadendo. La reazione del dirigente sanitario fu sorprendente: «Ippolito, allorquando io sono rientrato da Wuhan il 3.2.2020 e ho rappresentato la gravità della situazione e il pericolo incombente sul nostro paese dopo i due casi di cinesi ricoverati a Roma, ha risposto con coloriti gesti scaramantici». Ecco la potenza della scienza: un medico che, a chi gli fa notare la gravità della situazione, dice di non menare sfiga.Ma torniamo ai rapporti fra lo staff di Speranza e il vice di Speranza medesimo. Gli scambi di messaggi fra Zaccardi e Sileri restano agli atti, e forniscono un quadro decisamente sconfortante. La gran parte delle chat riguarda richieste di Sileri a cui non viene data risposta, oppure mancati inviti alle riunioni, o assenza di comunicazione fra dirigenti. Gli scambi coprono un periodo piuttosto lungo, dai primi mesi del 2020 alla primavera del 2021 (in seguito Zaccardi si è dimesso). Il 4 marzo del 2021, ad esempio, Sileri piuttosto irritato si lamenta con Zaccardi - per l’ennesima volta - di non essere stato coinvolto in una riunione. Zaccardi: «Organizzata dal ministro di qui in avanti ti avvertirò personalmente». Sileri: «Ne deduco che il ministro non voleva mia partecipazione a questo punto». Zaccardi: «Farei al tuo posto un incontro col ministro e Costa e poi dateci indicazioni precise sulle materie: nei vaccini fino ad oggi non eri presente». Sileri: «Lo so che non ero presente perché mai nessuno mi ha detto delle riunioni». Zaccardi: «Sentilo dai. Ha mille problemi andiamo avanti insieme e ce la facciamo». Sileri: «Sto andando da lui ora». Zaccardi: «Anche tu puoi fare molto per il Paese e se vuoi io ti darò una mano». Sileri: «Non mi sembra». Zaccardi: «Sbagli alla grande». Sileri: «Sbaglierò pure, ma della riunione sui vaccini nessuno di noi sa qualcosa. Giornalisti mi chiedono e io devo “mentire” per rispetto alle istituzioni».Questo singolo scambio è sufficiente per far accapponare la pelle. L’Italia ormai da un anno è in balia della Cattedrale Sanitaria, il caos vaccinale è appena agli inizi, e questo è lo Stato del governo italiano: scontri che durano da mesi, viceministri che non vengono invitati alle riunioni, dati che mancano, Sileri che deve «mentire» alla stampa per salvare la faccia. E intanto, Speranza e la sua corte se ne andavano in giro a dichiarare di avere la situazione sotto controllo, che a guidarci era la scienza infallibile e niente altro.Attenzione: dalla lettura delle carte emerge con chiarezza come questo disagio fosse costante. Litigi e colpi bassi erano la norma, dal 2020 fino almeno al 2021. A tale proposito, vale la pena di citare un ultimo episodio, risalente proprio al 2020, che Sileri raccontò ai cronisti di Report (i quali lo hanno riportato nel loro libro, trattato con le dovute «cautele» dalla grande stampa).«Prima di chiudere l’incontro con noi», scrivono Ciccolella e Valesini, «Sileri volle togliersi ancora un sassolino dalla scarpa: “Volete sapere una cosa?”, domandò. “Non mi hanno ascoltato nemmeno quando il 29 dicembre 2020 avevo chiesto al direttore della Prevenzione Giovanni Rezza e ad Agenas di fare delle schede anamnestiche per i soggetti da vaccinare in cui inserire anche le malattie autoimmuni, integrate con il consenso informato”. Oggi, mentre scriviamo, alla luce di quanto accaduto alla povera Camilla Canepa, morta a diciotto anni dopo la somministrazione di una dose di Astrazeneca, non possiamo fare a meno di pensare che, forse, le cose sarebbero potute andare diversamente». E con questo, sull’orrendo spettacolo del Circo Speranza può calare un cupo sipario.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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