2021-03-20
Due ministri possono ingabbiare
Draghi
Tensioni interne alimentate pure da caos vaccini e no ai licenziamenti Incombe il Mattarella bis. Enrico Letta e Giuseppe Conte vogliono tornare al comandoCredo che Mario Draghi abbia commesso due errori che nel prossimo futuro rischiano di costargli assai cari. I passi falsi dell'ex governatore della Bce a mio parere hanno un nome e un cognome e si chiamano Roberto Speranza e Andrea Orlando, due ministri di sinistra, ma soprattutto due uomini chiave dell'esecutivo. Infatti, non serve essere un cervellone per capire che il presidente del Consiglio si giocherà la partita, di conseguenza la sua carriera politica, soprattutto su due emergenze, vale a dire su Covid e lavoro, argomenti che sono proprio quelli affidati alle cure dei suddetti signori. Esponenti politici che, guarda caso, non paiono rispondere all'inquilino di Palazzo Chigi, ma piuttosto a quello del Quirinale. Circa un mese fa, quando Draghi presentò la sua lista di ministri, ricordo che scrissi un editoriale in cui, oltre a manifestare stupore per la scelta di alcuni collaboratori, segnalavo l'analisi che mi era stata confidata da un importante esponente politico. Secondo questa fonte, a differenza di quanto ha annunciato nei mesi scorsi, il capo dello Stato punterebbe al bis, cioè a essere rinominato presidente della Repubblica. Il mandato di Sergio Mattarella scade l'anno prossimo e all'incirca fra cinque mesi scatterà il cosiddetto semestre bianco, ovvero il periodo in cui il Colle non potrebbe sciogliere il Parlamento neppure se la maggioranza andasse in frantumi. Ecco, scrivevo riportando lo scenario di cui ero stato messo a conoscenza, provate a immaginare che, come fece Giorgio Napolitano, invece di sloggiare l'attuale capo dello Stato voglia rimanere bene saldo sulla poltrona. Chi sarebbe il più temuto concorrente di un simile disegno? Beh, ovviamente Mario Draghi, che tra gli italiani di maggiore lustro risulta essere la persona con i migliori titoli. Tuttavia, se l'ex governatore della Banca centrale europea s'impantana in beghe di Palazzo, con situazioni politiche difficili da sciogliere, anche il lustro di un tipo titolato come Draghi rischia di andare a quel paese. Fantasie di una mente troppo fervida e molto incline a intravedere complotti dietro ogni angolo? Forse. Tuttavia, come diceva Giulio Andreotti, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.L'ipotesi che mi è stata ventilata un mese fa potrebbe in effetti sembrare maliziosa e perfino un po' cattivella, con un signore tutto casa e Costituzione come Mattarella. Però, più passano i giorni e più io mi chiedo chi abbia convinto Draghi a tenersi Speranza e a prendersi Orlando, per lasciare al primo il ministero della Salute e dare al secondo quello del Lavoro. È ovvio che a dettar legge non possono né essere stati Leu, che certo in questo esecutivo non è determinante, ma nemmeno il Pd di Nicola Zingaretti. Dunque, chi ha suggerito questi nomi? La risposta non può che essere una e da Palazzo Chigi bisogna alzare lo sguardo un po' più su, al campanile che domina il Colle. Lo scenario che mi era stato dipinto un mese fa mi è tornato in mente in questi giorni per due motivi. Il primo, neanche a dirlo, è il pasticcio dei vaccini, la cui responsabilità pesa tutta sulle spalle di Roberto Speranza. È lui che ha un filo diretto con il suo omologo tedesco, Jens Spahn. Ed è certo lui che nelle ore in cui la Germania decideva di sospendere il farmaco di Astrazeneca parlava con Aifa, cioè con l'Agenzia italiana del farmaco senza attendere il pronunciamento dell'Ema, ossia dell'autorità europea che ha rilasciato le certificazioni sui vaccini. Ora tutti provano a tranquillizzare le persone, dicendo che con le dosi dell'azienda anglo-svedese non si corre alcun rischio, ma è evidente che dopo l'allarme suscitato nei giorni scorsi sarà difficile convincere gli italiani a vaccinarsi con Astrazeneca, soprattutto se l'Istituto superiore di sanità lascia aperta la strada della possibilità di scegliere con che farmaco vaccinarsi. Detto in poche parole, le scelte di Speranza avranno conseguenze gravi sulla campagna di immunizzazione, perché l'Italia ha i frigoriferi pieni di fiale dell'azienda anglo-svedese, ed è in attesa di quelle di altri gruppi. Ma Draghi non deve fare i conti solo con i pasticci del ministro della Salute: ci sono anche quelli che combina il ministro del Lavoro. Il quale, prima ancora che il governo ottenesse la fiducia, anzi prima ancora che il presidente del Consiglio si presentasse in Parlamento, ha incontrato i sindacati, facendo promesse a destra, ma soprattutto a manca. Le conseguenze delle mosse dell'esponente Pd sono il decreto che estende il blocco dei licenziamenti che, senza adeguate compensazioni per le aziende in crisi, equivale a una sola cosa, ossia a costringerle a chiudere. Insomma, l'ex governatore della Bce va alla guerra contro il Covid e la disoccupazione con due ministri che rischiano di fare molti danni. Il risultato in tal caso sarebbe uno solo: bruciare il prestigio dello stesso Draghi, lasciando campo libero non solo a chi punta al Colle, ma anche a due ex presidenti del Consiglio come Enrico Letta e Giuseppe Conte, i quali friggono per riavere un ruolo di comando. Prova ne sia che l'esule parigino, appena tornato, si è messo a parlare di ius soli, cioè di cittadinanza agli stranieri. Un modo per accendere una miccia sotto la poltrona dell'attuale premier.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)