2022-01-14
Mentre Speranza dà la caccia ai no vax in farmacia mancano persino gli antibiotici
Zitromax introvabile fino a febbraio: gli italiani lasciati a sé stessi ne hanno fatto scorta. E il ministero continua a disinteressarsene.Lo Zitromax è diventato introvabile. Pfizer, la casa farmaceutica che lo produce, ha annunciato che tornerà disponibile a fine febbraio. Lo segnala anche Federfarma ma non è l’unico farmaco a mancare dagli scaffali. L’antibiotico a base di azitromicina è molto richiesto in questo periodo dell’anno e viene prescritto per evitare sovra infezioni batteriche da Covid. I farmacisti suggeriscono che si sostituiscano le prescrizioni di azitromicina con farmaci antibiotici simili come MacLadin e Klacid, peccato che anche il principio attivo della Claritromicina sia carente da molte settimane. I riflettori si sono accesi sullo Zitromax perché ora tutti lo richiedono, ma nel pieno del boom delle bronchioliti a novembre erano gli antibiotici più usati in pediatria a scarseggiare. Ciclicamente sono moltissimi i farmaci ad andare in carenza e questo non dipende solo ed esclusivamente dall’elevata richiesta. E neanche dal Covid come invece ha suggerito Roberto Burioni in un tweet. La virostar se la prende con gli stessi pazienti, rei di assumere un farmaco non presente nelle linee guida per curare il Covid. Anche Aifa, in una nota ha scoraggiato l’uso di questo antibiotico per curare il Covid e Matteo Bassetti ha aggiunto che la sua assunzione non serve a nulla. Il problema, tuttavia, è che le persone sono semplicemente terrorizzate, anche perché i medici non riescono a star dietro ai pazienti. Il caos deriva anche dal fatto che le linee guida del governo dopo due anni sono rimaste quelle di assumere Tachipirina in caso di bisogno e di rimanere in vigile attesa. E nella carenza di informazioni, ognuno fa incetta di quel che può.Come già anticipato dalla Verità, non è solo lo Zitromax a risultare carente. Le farmacie infatti continuano ad avere problemi a ordinare diversi farmaci come l’Augmentin, il MacLadin, il Veclam, il Clenil ma anche il paracetamolo. E ancora Fluimocil e Fluibron. La lista è lunghissima e in continuo aggiornamento. Alcune richieste possono essere evase con i generici, altre no. Con buona pace dei pazienti che si curano come meglio possono.L’ipotesi della speculazione sul prezzo dei farmaci suggerita da alcuni farmacisti è sicuramente plausibile, ma poteva valere fino a qualche anno fa, oggi non spiega questo livello di carenza e le cause sono da imputare ad altri problemi. L’ipotesi di cui nessuno sembra tener conto deriva da problemi di carattere geopolitico. Nomisma era già intervenuta su questo con un Osservatorio sul sistema dei farmaci generici, esprimendo particolare attenzione sulla scarsità dei principi attivi. Massima concentrazione sulle delocalizzazioni, viste da Unione Europea come un vantaggio nella catena del valore, ma che oggi stanno mostrando tutta la loro criticità. Si stima infatti che metà dei principi attivi sia prodotto in Cina e in India. Purtroppo questo non sembra essere un problema per il sottosegretario al ministero della Salute Pierpaolo Sileri che, interpellato su questo, ha precisato che il problema della carenza dei farmaci si risolve importando dall’estero e che in ogni caso si tratta di un argomento che riguarda l’Agenzia italiana del farmaco. Invece è proprio Roberto Speranza a doversi prendere la responsabilità di questa situazione. Il ministro della Salute ha concentrato la sua attenzione solo sul Covid e sui novax dimenticandosi di tutto il resto. A due anni e mezzo dal suo insediamento la lista dei problemi nella sanità diventa sempre più lunga: i farmaci mancano, i medici di base sono allo sbando, costretti ad agire come meri burocrati, molti malati non riescono a curarsi a causa dei protocolli Covid. Tutto questo eccesso di burocrazia sta facendo perdere le cure e i farmaci a milioni di persone. La colpa come sempre viene attribuita ai no vax ma dovrebbe essere il ministro della Salute ad occuparsi del fatto che le cure vengano garantite a tutti. Dall’inizio della pandemia le azioni di Speranza vengono continuamente difese senza motivo, ma la crisi dei farmaci carenti è diventata ormai sistemica anche e soprattutto perché al ministero se ne sono disinteressati. Chi, se non il ministro della Salute, dovrebbe occuparsi di questo?La carenza di medicine è una minaccia alla sicurezza globale e se esiste anche solo il sospetto che la Cina stia operando anche in questo campo delle politiche di chiusura delle esportazioni è necessario agire subito e con forza. Oltretutto far passare il messaggio che si possano sostituire alcuni farmaci con altri è rischioso: uno studio di Bmj ricorda come il fenomeno dei batteri antibiotico resistenti sia dovuto non solamente a un uso smodato di questi farmaci ma anche e soprattutto all’utilizzo di antibiotici inappropriati e quindi non adatti al tipo di infezione che si intende curare. Oggi tutti si scandalizzano per la mancanza di Zitromax nelle farmacie, nelle prossime settimane toccherà ad altri farmaci carenti, ma tutto questo era ampiamente prevedibile, solo che nessuno nel governo ha pensato mai di intervenire. Quello della carenza di farmaci e di principi attivi è un tema da affrontare con urgenza, lo conferma anche un rapporto del Pgeu (Pharmaceutical Group of the European Union) sullo shortage farmaceutico. Nel 2020 tutti i Paesi dell’Unione Europea hanno subìto il fenomeno della carenza di medicinali in modo più significativo per le terapie atte a trattare le malattie croniche a maggiore prevalenza. Il 92% delle segnalazioni riguardavano carenze per le cure cardiovascolari, l’84% carenze per le terapie atte a curare le patologie respiratorie. Le conseguenze sui pazienti hanno significato l’interruzione del trattamento nell’80% dei casi e la cattiva gestione dello stesso nel 50% dei pazienti.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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