2021-04-28
Speranza accantona gli esperti «sgraditi»
L'ideologia prevale sulla salute: il ministro ha affidato l'aggiornamento delle linee guida per le terapie domestiche solo ai medici politicamente affini. Escluso il Comitato di Erich Grimaldi, impegnato per giorni in un inutile confronto con Pierpaolo Sileri, Matteo Bassetti e Giuseppe Remuzzi.La fonte, parecchio autorevole e solitamente molto elegante nei modi, a un certo punto lascia le briglie alla stizza: «Ormai siamo alla declinazione del Covid secondo ideologia». E in effetti l'affermazione è difficile da contestare: ormai è evidente che al ministero della Salute si valutino le azioni non sulla base delle evidenze scientifiche e nemmeno seguendo il buonsenso, ma privilegiando l'interesse di cordata. Bella scoperta, potrebbe dire qualcuno: da sempre funziona così. Il punto è che, in questo caso, ad andarci di mezzo è la salute dell'intera popolazione. Un caso emblematico è quello riguardante le cure domiciliari. Lunedì in tarda serata, il ministero ha diffuso il nuovo protocollo contenente le indicazioni su come combattere il virus ai primi sintomi. Una strana coincidenza: proprio lunedì mattina il nostro giornale aveva svelato che il protocollo era pronto già il 30 marzo, ma Roberto Speranza e soci continuavano a tenerlo fermo. E già questo dettaglio sarebbe sufficiente a suscitare un bel po' di irritazione.Sul tema, tuttavia, c'è molto altro da aggiungere. Leggendo il protocollo, infatti, si ha l'impressione che sia stato composto seguendo il manuale Cencelli più che gli studi clinici. Le linee guida sulle terapie domestiche emanate dall'Aifa mesi fa (e sospese dal Tar prima che il ministero facesse ricorso al Consiglio di Stato) prevedevano «paracetamolo e vigile attesa». Ebbene, le nuove indicazioni sono sostanzialmente identiche, con l'aggiunta dei Fans (antinfiammatori non steroidei). C'è poi un'apertura sull'utilizzo di anticorpi monoclonali, ma sarebbe stato davvero assurdo non prevederla visto che l'Italia - dopo averne rifiutate 10.000 dosi gratuite proposte dal colosso farmaceutico Eli Lilly - ha deciso di investire denaro sull'acquisto. Tuttavia, rimane ancora un'enorme disparità fra Regioni sull'utilizzo di questi rimedi. In compenso, nel protocollo non si accenna all'idrossiclorochina, non si parla di antibiotici (che alcuni medici sul territorio pare continuino a utilizzare con successo) e l'uso dell'eparina resta limitato ai soli pazienti allettati. Dubbio legittimo: che c'entrano le sopraelencate questioni tecniche con la politica? Purtroppo, c'entrano eccome. In buona sostanza il ministero non ha tenuto conto delle indicazioni e delle esperienze di alcuni (molti) medici e ricercatori sul campo. E il motivo per cui non lo ha fatto è che questi studiosi non sono esattamente graditi al ministro della Salute. Un'altra fonte, anch'essa estremamente autorevole, ci ha raccontato come si sia giunti alla formulazione del protocollo sulle terapie domestiche, e si tratta di una narrazione non proprio piacevole. Per mesi il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, si è speso affinché i medici territoriali impegnati sulle cure domiciliari potessero confrontarsi con le istituzioni. Infine ha ottenuto che, venerdì scorso, si incontrassero i rappresentati del Comitato cure domiciliari (guidato dall'avvocato Erich Grimaldi) con i vertici di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). L'idea era che gli esperti che collaborano con il comitato - medici come Andrea Mangiagalli e Luigi Cavanna - potessero collaborare con esperti del calibro di Matteo Bassetti e Giuseppe Remuzzi alla produzione di un protocollo condiviso per le terapie domestiche. Remuzzi da tempo sostiene l'importanza di curare il virus ai primi sintomi, lo ha ribadito proprio lunedì a Stasera Italia. Bassetti, dal canto suo, è notoriamente attento al dialogo con il territorio. Per far funzionare a dovere le terapie domiciliari, infatti, serve - prima ancora dei farmaci - un preciso atteggiamento. Bisogna che i medici di base vadano a casa dei pazienti per visitarli, e che comunichino a chi sta in ospedale e alle istituzioni ciò che hanno riscontrato sul campo. Lo scambio dev'essere continuo e profittevole. È con questo spirito che Cavanna, Mangiagalli, Bassetti e Remuzzi si sono seduti allo stesso tavolo venerdì. Nessuno di loro, però, e nemmeno il sottosegretario Sileri, immaginava si trattasse solo di una perdita di tempo. Al ministro Speranza, infatti, non era affatto gradita l'idea che a occuparsi delle cure domiciliari fossero i professionisti che abbiamo citato. No, lui voleva affidare il compito a uomini politicamente affini. E infatti, all'insaputa di tutti, aveva già dato incarico ad altri di stilare un protocollo. Per la precisione, se ne sono occupati Franco Locatelli, Nicola Magrini, Giuseppe Ippolito, Silvestro Scotti, Massimo Galli e Giovanni Rezza. In pratica, la crema della sinistra medica ministeriale. A Speranza non importava nulla del Comitato cura domiciliare, dei suoi mille medici territoriali e dei luminari (anche stranieri) che lo supportavano. Dunque lo ha tagliato fuori da ogni discussione. Allo stesso modo, il ministro non gradiva che a gestire una pratica delicata come il protocollo fosse, assieme ad Agenas, uno come Bassetti: troppo poco organico, troppo critico. Quanto a Remuzzi e Mangiagalli? Fumo negli occhi. «L'approccio del ministero, non da oggi», dice una delle nostre fonti, «è il seguente: qui comandiamo noi, decidiamo noi, e non rompeteci l'anima». Ed ecco il risultato: alcuni medici di fama hanno perso ore preziose, il sottosegretario Sileri è stato scavalcato, un comitato che rappresenta migliaia di cittadini è stato preso in giro, e - soprattutto - il protocollo prodotto dal ministero è arrivato in clamoroso ritardo ed è decisamente deludente. Erich Grimaldi annuncia che il suo gruppo manifesterà l'8 maggio in piazza del Popolo a Roma e non è escluso che faccia ricorso al Tar contro il protocollo. Ma il problema riguarda tutta la popolazione, non soltanto il Comitato cure domiciliari. Ieri Matteo Salvini ha dichiarato che, prima di decidere come votare sulla mozione di sfiducia a Speranza proposta da Fratelli d'Italia parlerà con il sottosegretario Sileri «per chiedergli come ha lavorato e come sta lavorando con Speranza». Ecco, il modo in cui si lavora con Speranza al ministero è quello che abbiamo descritto: le decisioni sulla salute degli italiani si prendono seguendo l'ideologia.
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