2023-06-27
Spendiamo milioni per custodire miliardi di mascherine da buttare
«Report» scopre il costoso affitto dei magazzini dove sono accatastate montagne di Dpi destinate al macero. Intasate di «rifiuti speciali» anche le cantine delle scuole. Il pasticcio dei soldi dati a Fca in cambio di... nulla.L’epopea delle mascherine comprate durante i 26 mesi dell’emergenza Covid somiglia sempre di più a una sorta di maledizione. Nel caso non fossero abbastanza le inchieste giudiziarie che, a partire dalla struttura commissariale allora guidata da Domenico Arcuri per arrivare a diverse Regioni, hanno raccontato una lunga serie di irregolarità, adesso emerge anche il problema degli «avanzi». A rivelarlo un servizio della trasmissione televisiva Report andato in onda ieri sera. Secondo quanto ricostruito dall’inviato, stipati in 30 magazzini della Sda, società controllata da Poste italiane, che ha fornito supporto logistico alla struttura commissariale, tra mascherine, tute, guanti, siringhe, flaconi, e detergenti ci sarebbero circa 3 miliardi di pezzi inutilizzati. Va ricordato che a questa cifra vanno aggiunte le mascherine sequestrate nell’autunno di due anni fa dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla maxicommessa da 801 milioni di mascherine costate 1,2 miliardi di euro. Ad aprile 2021, dopo la notizia dei primi sequestri, i pm capitolini avevano chiesto agli uffici del commissario una relazione sui dispositivi residui. Ricevendo come risposta che, al 12 aprile 2021, giacevano ancora in magazzino 161 milioni di mascherine non conformi, di cui molte stipate nei centri logistici di Sda in Lombardia, Piemonte e Lazio. Numeri che fanno capire quanto gli acquisti per l’emergenza siano stati fatti accaparrando materiale quasi in maniera compulsiva, con un costo enorme per le casse dello Stato. Sul sito dell’osservatorio Covid 19 della fondazione Openpolis per i soli dispositivi di protezione (mascherine, guanti, tute, eccetera) risultano in tutta Italia bandi per 12,31 miliardi di euro, di cui 8,52 miliardi riferiti a procedure negoziate e 954 milioni ad affidamenti diretti. Il totale degli importi di aggiudicazione ricostruito, 6,39 miliardi di euro, è da considerare solo parziale, visto che sul sito (aggiornato al 12 aprile 2022) compare una precisazione: «Per molti lotti non disponiamo dell’importo di aggiudicazione». Questo perché «per una buona parte dei lotti» presenti nella Banca dati nazionale dei contratti pubblici di Anac «non sono presenti le informazioni successive alla pubblicazione della gara e quindi lo stato (se aggiudicato, annullato, deserto, …), l’eventuale importo e data di aggiudicazione e l’azienda vincitrice». I dati ufficiali della struttura commissariale, aggiornati al 31 marzo 2022, evidenziano che per le sole mascherine i tre commissari che si sono succeduti, Arcuri, il generale Francesco Paolo Figliuolo e il suo collega Tommaso Petroni hanno speso 2,31 miliardi di euro. Il materiale che rischia di finire nei termovalorizzatori avrebbe un valore di circa 600 milioni, ma fare una stima esatta su quanto sono state pagate le rimanenze al momento dell’acquisto è molto difficile. In compenso, la loro giacenza negli scatoloni continua a pesare sulle casse dello Stato. Secondo il servizio di Report infatti, dalle rendicontazioni dell’ex struttura commissariale, emergerebbe che nel 2022 per tenere in deposito il materiale avanzato dell’emergenza Covid sarebbero stati spesi 85 milioni di euro. Come se non bastasse, molto del materiale fermo nei depositi, sta per scadere. Secondo Report il governo si preparerebbe a mandare al macero 550 milioni di pezzi non più utilizzabili tra mascherine, guanti, tute. Nel tempo il governo ha pubblicato sei manifestazioni di interesse, di cui cinque per cessione onerosa. Tradotto, ha cercato di vendere il materiale che in questo momento è fermo nei magazzini. A quanto sembra senza grande successo, visto che dai tentativi di vendita sarebbero stati ricavati solo 150.000 euro. Del resto il mercato delle mascherine e degli altri prodotti introvabili durante l’emergenza è cambiato, si trova tutto ovunque e a prezzi molto più competitivi di quelli a cui sono stati acquistati. Il rischio quindi è di dover pagare per smaltire il materiale, come già successo a Brescia, con le famose «mascherine di comunità», prodotte nella fase più critica della pandemia e prive di validità scientifica. A marzo 2022 in uno degli impianti del gruppo A2a sono stati smaltiti più di 200 milioni di mascherine. Una procedura complessa, che prevede prima il recupero di tutti quelli che sono gli «imballaggi terziari», poi la triturazione delle mascherine e infine lo smaltimento nel termovalorizzatore. L’alternativa, come prevede un avviso di donazione emesso dal governo, sarebbe quella di donarle alle scuole. Che però hanno anche loro i magazzini pieni delle mascherine distribuite agli istituti scolastici, ormai inutili. Dispositivi che nessuno ritira e che i dirigenti scolastici dovrebbero far smaltire andando a intaccare il budget dell’istituto. A completare il quadro ci sarebbero anche i 19 macchinari comprati dal governo nel 2020 e affidati a Fca per produrre mascherine, inutilizzati nei capannoni della casa automobilistica da oltre un anno e mezzo. A dicembre il generale Petroni, capo della struttura commissariale, avrebbe chiesto al ministero della Salute cosa fare con questi macchinari, senza ottenere risposta. In automatico è quindi scattato un nuovo affidamento, costato 600.000 euro.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
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