2018-10-22
Le casse dei professionisti italiani investono 36 miliardi nell'economia reale. Ma all'estero
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Solo tra il 2016 e il 2017 il valore del patrimonio totale delle casse è aumentato di 5,3 miliardi (il 6,6% in più). Una buona notizia, visto l'andamento del mercato del lavoro che predilige il precariato e dunque il proliferare di contratti poco remunerativi. I più «esterofili» sono i fondi pensione: hanno puntato sul Pil tricolore 38,3 miliardi di euro, mentre gli investimenti non domestici hanno raggiunto quota a 79,5 miliardi.Nonostante le prestazioni offerte nel 2017, nelle tasche dell'Enpam (medici) sono rimasti 998 milioni di euro, una cifra che distacca di gran lunga il secondo istituto in classifica. La cassa forense che si prende cura delle pensioni degli avvocati ha chiuso l'anno passato con un saldo positivo per 659 milioni di euro.In difficoltà ci sono i geometri e soprattutto i giornalisti. Ogni 100 euro che l'Inpgi incassa da contributi ne spende 132,5 per pagare le pensioni, per tutte le altre prestazioni e per le spese di gestione.Lo speciale contiene tre articoli.Se ne parla poco. Sembrano rappresentare solo una questione per addetti ai lavori. Ma le casse professionali sono di fatti i salvadanai dei professionisti italiani. Casseforti che investono il denaro dei lavoratori con l'obiettivo di poter offrire loro un futuro migliore. La Covip, la Commissione di vigilanza dei fondi pensione, ha presentato il «Quadro di sintesi» sui dati relativi al patrimonio delle Casse professionali e alla loro gestione finanziaria al 31 dicembre 2017.La buona notizia è che, in media, le casse professionali hanno visto il loro patrimonio salire negli ultimi anni. Solo tra il 2016 e il 2017 il valore del patrimonio totale delle casse è aumentato di 5,3 miliardi (il 6,6% in più). Una buona notizia, visto l'andamento del mercato del lavoro che predilige il precariato e dunque il proliferare di contratti poco remunerativi sia in termini economici che previdenziali. Eppure dal 2011 al 2017, le attività totali delle Casse sono cresciute complessivamente del 53,2% (da 55,7 a 85,3 miliardi di euro).Certo, non tutte le casse sono uguali. Circa il 73% delle risorse complessive del settore fa capo a cinque istituti: l'Enpam, l'ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri, Inarcassa, la cassa nazionale di previdenza e assistenza di ingegneri e architetti liberi professionisti, la Cassa dottori Commercialisti e Enasarco, quella che tutela gli agenti di commercio. Ovviamente le differenze sono riconducibili alle caratteristiche economiche, sociali e demografiche delle diverse platee di riferimento, ma si può affermare che la maggior parte degli enti godono di buona salute. Il problema è che sulla dinamica di crescita dell'attivo incidono i contributi raccolti e le prestazioni erogate: la differenza tra i primi e le seconde è positiva per tutte le Casse ad eccezione dell'Inpgi (il calcolo interessa solo la parte che riguarda i giornalisti assunti e non i freelance che fanno riferimento alla cosiddetta Inpgi 2) e della Cassa geometri. In questi due casi i servizi erogati hanno superato i contributi dei professionisti. Ma come investono questi enti i soldi dei contribuenti? Gli investimenti immobiliari, 19,4 miliardi di euro nel 2017 (19,1 nel 2016), si sono ridotti in percentuale negli ultimi due anni dell'analisi (22,7% contro il 23,8 del 2016); tra le diverse componenti, l'incidenza delle quote di fondi immobiliari (pari al 16,1%) è in leggero aumento, mentre diminuisce quella degli immobili detenuti direttamente (dal 7,3 al 6%). Per queste istituzioni l'investimento obbligazionario resta preponderante. Gli investimenti in titoli di debito, 31,2 miliardi (27,9 nel 2016) costituiscono il 36,6% dell'attivo, registrando un aumento di 1,7 punti percentuali rispetto al 2016; tra le diverse componenti, gli investimenti diretti in bond complessivamente scendono passando dal 24,4 al 22,4%, ma aumenta dal 10,5 al 14,3% la componente obbligazionaria investita nei fondi obbligazionari; In crescita anche gli investimenti azionari: 14,8 miliardi di euro (13,3 nel 2016) formano il 17,3% dell'attivo (16,6 nel 2016); tra le diverse componenti, restano sostanzialmente stabili gli investimenti diretti, mentre si registra un aumento dal 7 al 7,8% della componente azionaria nei fondi.Le casse professionali (suddivise tra enti di previdenza e fondi pensione di categoria) investono il loro tesoretto anche nell'economia reale, maggiormente fuori dall'Italia. Gli investimenti domestici degli enti di previdenza ammontano a 34,4 miliardi di euro, mentre gli investimenti non domestici si attestano a 36,9 miliardi. Ancora più «esterofili» i fondi pensione: hanno investito nell'economia italiana 38,3 miliardi di euro, mentre gli investimenti non domestici hanno raggiunto quota a 79,5 miliardi. In linea di massima, dunque, il sistema delle casse previdenziali funziona. Questi enti riescono a raccogliere e a reinvestire i contributi dei loro iscritti offrendo un effettivo per gli associati e, in molti casi, mostrando una salute decisamente migliore dell'Inps che ha chiuso il bilancio 2017 con un buco da 6,3 miliardi.INFOGRAFICA!function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/speciale-lunedi-2613798843.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-ente-dei-medici-e-quello-piu-in-salute-enasarco-mette-a-segno-147-milioni" data-post-id="2613798843" data-published-at="1758066127" data-use-pagination="False"> L'ente dei medici è quello più in salute. Enasarco mette a segno 147 milioni L'analisi Covip offre una chiara fotografia di quali sia lo stato di salute delle casse professionali italiane. L'ente previdenziale di medici e dentisti è di gran lunga quello che sta meglio. Nonostante le prestazioni offerte nel 2017, nelle tasche dell'Enpam sono rimasti 998 milioni di euro, una cifra che distacca di gran lunga il secondo istituto in classifica. La cassa forense che si prende cura delle pensioni degli avvocati ha chiuso l'anno passato con un saldo positivo tra prestazioni e contributi per 659 milioni di euro.L'ente previdenziale di ingegneri e architetti, Inarcassa, ha chiuso il 2017 con 425 milioni di saldo, poco meno della cassa dei dottori commercialisti (Cnpadc) che ha chiuso i conti dell'anno scorso a quota 468 milioni.C'è poi Enasarco, la cassa degli agenti di commercio, che ha messo a segno un 2017 con 147 milioni di euro. Questi cinque enti rappresentano insieme il 73% degli istituti. Tutte le altre casse previdenziali presenti in Italia hanno chiuso l'anno passato con cifre più modeste, ma pur sempre positive. L'Enpaf, che segue i farmacisti, ha finito a 115 milioni di euro.Ben meno hanno messo da parte i ragionieri. La loro cassa, Cnpr, ha chiuso con un attivo di 42 milioni. Gli addetti del mondo dell'agricoltura hanno ad esempio chiuso con 34 milioni, cifre che scende decisamente nel caso della gestione separata di questo ente, quella che interessa gli agrotecnici e i periti agrari. In questo caso il saldo si è chiuso pericolosamente vicino allo zero rispettivamente a quota 3 e 7 milioni di euro.La Cassa nazionale del notariato ha invece chiuso con 57 milioni di attivo, valore inferiore all'Enpap che segue gli psicologi (89 milioni), ai periti industriali laureati con l'Eppi (74 milioni) e ai 65 milioni realizzati dall'Enpacl, la cassa dei consulenti del lavoro. All'appello non mancano l'Epap, la cassa pluricategoriale per agronomi, forestali, attuari, chimici e geologi che ha chiuso l'anno con 45 milioni, l'Enpapi degli infermieri liberi (72 milioni di saldo), la Fasc, il fondo agenti spedizionieri e corrieri (17 milioni), quello dei veterinari (Enpav, con milioni), dei biologi (Enpab, con 38 milioni). Meno incoraggiante, invece, la posizione dell'Onaosi, l'ente previdenziale degli orfani sanitari che ha concluso l'anno con un attivo di 4 milioni. È chiaro che il buon andamento di queste casse sia legato a doppio nodo con il mercato del lavoro. Senza la creazione di nuovi posti di lavoro che garantiscono contributi freschi, il rischio è che gli iscritti si trovino a pagare per le prestazioni senza la possibilità di avere accesso, però, a capitali freschi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/speciale-lunedi-2613798843.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="in-difficolta-ci-sono-i-geometri-e-soprattutto-i-giornalisti" data-post-id="2613798843" data-published-at="1758066127" data-use-pagination="False"> In difficoltà ci sono i geometri e soprattutto i giornalisti In mezzo a tanti istituti previdenziali sani ce n'è sempre qualcuno "malato". Secondo lo studio Covip sul 2017, ad avere la peggio l'anno scorso sono stati i giornalisti e i geometri. Gli enti che curano la vecchiaia di queste due categorie di professionisti l'anno scorso hanno pagato più di quanto non abbiamo incassato. E non di poco: la cassa dei geometri ha chiuso in passivo tra contributi e saldo per 43 milioni, ben peggiore la situazione dell'Inpgi che ha terminato l'anno a -176 milioni di euro.Del resto non è un caso se si tratta di due professioni che hanno sentito il peso della crisi. Nel caso dei geometri, si tratta di quella del mattone, per i giornalisti quella dell'editoria. La crisi dell'edilizia ha pesato non poco sulle spalle dei geometri: dal 2009 al 2016 l'evasione contributiva è salita di sei punti percentuali, passando dal 16,7 al 22,7%. In questo lasso di tempo gli iscritti sono inoltre diminuiti di quasi il 6%, scendendo dai 95.036 agli 89.472 del 2016. Per recuperare le somme dovute la Cassa geometri, per gli importi fino a 2.500 euro mai andati a ruolo, ha avviato la cosiddetta "riscossione gentile" che prevede un contatto diretto con l'iscritto e la possibilità di pagare in maniera agevolata. Ancora peggiore la situazione dell'Inpgi, l'istituto previdenziale dei giornalisti. Ogni 100 euro che l'Inpgi incassa da contributi ne spende 132,5 per pagare le pensioni, per tutte le altre prestazioni e per le spese di gestione.Il problema è che ad essere in crisi non è tutta l'Inpgi, ma a gestione sostitutiva dell'Assicurazione generale obbligatoria, che paga e dovrebbe garantire la pensione a tutti i giornalisti che sono lavoratori dipendenti. La crisi, per fortuna, non riguarda la gestione separata, quella di chi è freelance. Del resto, i giornalisti regolarmente assunti sono sempre meno. L'anno scorso, ha detto la presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni, c'è stata una diminuzione di 889 rapporti di lavoro, scesi da 16.045 a 15.156. Mentre le pensioni erogate sono state 388 in più, da 9.010 a 9.398 (7.114 dirette e 2.284 a superstiti). «Negli ultimi cinque anni», afferma Macelloni nella relazione Inpgi sull'andamento dell'ente, «la categoria ha perso quasi 3.000 lavoratori attivi». Il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati continua a scendere, è diminuito da 1,76 del 2016 a 1,60 nel 2017. Una discesa vertiginosa: era circa 1,8 nel 2015 e 1,97 nel 2014. In questo caso dovrebbero essere le istituzioni a muoversi, d'accordo le rappresentanze di categoria. Altrimenti, di questo passo, geometri e giornalisti rischiano di non essere più tutelati e di non avere più una pensione.