2021-05-23
A spasso nel tempo fra gli alberi con oltre mille anni
Su tutto l'arco alpino, ma anche nel Pollino, vivono delle piante che hanno più di dieci secoli. Al loro cospetto, si riflette su di sé.Per quanto mi piacciano sia i giardini storici che quelli botanici, i romantici o gli «inventati», poiché accumuli di secoli e rovine, c'è un ambiente che mi affascina ancora di più: anni fa lo chiami foresta scolpita, oggi forse adotterei il termine di giardino scolpito, ma non ha molta importanza. Si tratta di quei relitti di foresta di conifera che si trovano fra i 1.900 e i 2.100 metri delle nostre montagne, anzitutto sull'arco alpino, ma non soltanto. Di fatti se ne trovano anche sui monti del Massiccio del Pollino, cuore del Parco Nazionale che segnala e vigila il confine fra Basilicata e Calabria. Anni fa dedicai tutto un libro a questi luoghi, inizialmente si sarebbe dovuto intitolare L'Italia è una foresta, ma alla fine fiorì Il libro delle foreste scolpite. Ancora ora sento un brivido che mi attraversa quando lo ripenso, è un titolo al quale mi sono molto affezionato. In quarta di copertina, nella prima edizione si leggeva: «Ogni volta che un camminatore attraversa una foresta scolpita è come se inventasse un continente che non c'è». Il primo seme dell'idea di una eventuale perlustrazione me lo suggerirono i bristlecone pines, i pini dai coni setolosi che crescono fra le rocce bianche della California. Quei pini iniziarono ad attrarre l'attenzione dei botanici e degli studiosi nel 1948 quando un forestale del posto li segnalò al professor Edward Schulman dell'Università dell'Arizona, il quale se ne interessò, facendo diverse campagne di studio negli anni Cinquanta, portando nel 1958 alla pubblicazione di un articolo sul National Geographic Magazine che ha fatto, per così dire, storia: per la prima volta si accertava scientificamente l'esistenza di alberi con età superiore ai 4.000 anni. Raggiunsi quei luoghi, che ora portano i nomi del professore, ovvero Schulman Grove, e più su, un'oretta di macchina e di polvere dopo, il Patriarch Grove, dove esiste l'esemplare più grande della specie, un 1.500 anni. Qui continuano a indagare la materia e si è scoperto nel 2012 un albero di 5.062 anni, vivente. Ma cosa siamo noi, con tutte le nostre preoccupazioni, i nostri modesti desideri, le nostre rimuginazioni, di fronte ad un albero che «vive» da oltre cinque millenni? Quanta storia c'è dentro quel singolo albero che abbraccia miliardi di esperienze umane, tragedie e grandi invenzioni, figure magnetiche, dittatori, pittori, musicisti, poeti e persone comuni? Ma poi esistono le persone comuni?Lassù, accanto a questi pastori silenziosi di anime, nacque l'idea di capire se in Italia esistessero luoghi simili e dove e come. Essì, esistono, ve ne sono sulle Alpi piemontesi, valdostane, lombarde, venete, trentine e in Alto Adige, ma anche nel friulano (Carnia), e molto più a sud, al Parco Nazionale del Pollino. Cosa sono questi luoghi? Confini, punti del paesaggio dove le foreste di conifera che si sono coltivate nei secoli sui terreni scoscesi arrivano alle ultime stazioni, laddove la pietra la fa da padrone e gli alberi si fanno così bassi e piccoli da diventare radici o arbusti. Forse il cielo è troppo vicino, forse le nuvole sbattono contro le cime con troppa violenza, sta di fatto che è raro incontrare conifere al di sopra di queste soglie. Qui si possono incontrare alberi scolpiti, dal gelo, dalla neve, da estati secche, e dal dio del fulmini che si diverte a bersagliare tutto quel che può marchiare a fuoco. Eccole quindi le foreste scolpite, i giardini scolpiti.Un giardino scolpito molto rinomato torno a visitarlo fra pochi giorni, è il Giardino degli Dei sulla Serra di Crispo, nel Pollino, dove si incontrano alberi dalle forme più estreme e bizzarre, un carnevale delle morfologie arboree: alcuni sono spenti, alberi scultura senza vita, e altri ancora floridi. Adiacente al Giardino degli Dei c'è un'altra cresta, Serra delle Ciavole, sul cui versante meridionale è stato individuato Italus, un pino che ha 1.230 anni, presentato come l'albero più vecchio d'Italia, poiché la sua età è stata comprovata da un esame che ha unito carbonio radioattivo e dendrocronologia. Sappiamo - sì, ipotizziamo - che in Italia vi siano diversi alberi più annosi, quali ulivi, olivastri e castagni attribuiti di 2.000 e 3.000 anni, ma nessuno di questi è stato, per il momento, sottoposto agli stessi esami.A me più vicini risultano altri giardini scolpiti: ad esempio il bosco dell'Aleve in alta Val Varaita, nel Cuneese, la più vasta foresta di pino cembro delle regioni a nord ovest, con alberi splendidi che si manifestano intorno ai 2.000 metri. Oppure penso al bosco del Mont Avic, in Valle d'Aosta, dove cresce un pino particolare, il pino uncinato. Si lascia l'auto ai 1.300 e si risale immergendo in un continente dove l'uomo è assente, sebbene spesso in transito. Nel Bellunese una foresta scolpita di grande splendore cresce sopra Cortina, Forcella o Foresta di Lerosa, regno del pino cembro e del larice, oltre che di una foresta intricatissima di pino mugo, impenetrabile. In Trentino, sul Lagorai, c'è un camminamento di ore che oscilla intorno a quota 2.000, che parte da un rifugio, Manghenhütte e conduce al Re Leone, il maggiore pino cembro d'Italia. Ribattezzai questa rete di sentieri Grove dei Cirmoli Giganti. Sempre in Trentino, sopra le cascate della Val di Rabbi, cresce una scalinata di centinaia di scalini, accanto a una collezione di larici plurisecolari. Luogo magico è in Alto Adige la cima dell'Alpe di Tramin, al fondo di Val Sarentino, anche qui si abbandona l'auto fra gli umani e si risale per ore fino alle nebbie che popolano le cime sui 2.000 metri, dove crescono quelli che sono stati definiti i «pini primigeni», alberi plurisecolari, alcuni forse millenari, pini cembri. Quando ci andai il dio della Montagna non mi voleva e mi scatenò addosso venti furibondi e piogge a cataratte, ma io, piccolo uomo che sono, mi sono detto: È tutto qui quello che sai fare? Da solo ridevo sotto tutta quella buriana, stretto sotto il cappuccio di una giacca rossa, teoricamente impermeabile, ma alla prova dei fatti mica tanto, e mi ricordavo di quella buffa scena in un film americano, dove l'amico di Forrest Gump, il tenente Dan, lotta sulla sua piccola imbarcazione contro la tempesta che spezza i mari. Li raggiunsi quei pini, neri come la notte, circondati da nuvole e da nebbie vorticose che resero quell'esperienza, e quella visione, indimenticabili.