2022-11-25
Sparite le restrizioni da giustificare se ne infischiano dei morti in eccesso
Sempre più studi evidenziano che i decessi causati dal virus, usati per far digerire ogni diktat, erano inferiori alle stime ufficiali. Ma ora che l’extramortalità affligge più Paesi, tra cui l’Italia, nessuno ne indaga le cause.Se la pandemia è politica, lo è anche l’uso che si fa dei morti. Era per limitare i decessi da Covid che, dopo «Milano non si ferma», l’Italia lanciò il modello Speranza. Tuttora, con chi osi contestare la mesta stagione dei domiciliari, dei droni e del coprifuoco, riaffiora la logica del ricatto morale: «E le bare di Bergamo?».Delle vittime nessuno si preoccupa, però, quando non si può tirare in ballo il virus. Quando si tratta di indagare sull’extramortalità che continua ad affliggere pressoché tutti i Paesi europei, specie quelli che erano stati più rigidi. È uno strascico dei lockdown? Oppure - ipotesi più remota e più inquietante - giocano un ruolo i danni da vaccino? Una risposta univoca non c’è. E pare che in pochi si premurino di cercarla. Mercoledì, al convegno di Torino sul Covid, John Ioannidis ha demolito le statistiche mainstream, sfruttate dai governi per imporre o giustificare le serrate. L’Imperial College, ad esempio, avrebbe diffuso una simulazione secondo la quale fermare le attività aveva salvato oltre 3 milioni di vite in Europa. Eppure, l’istituto londinese, dove lavorava Andrea Crisanti, aveva elaborato una proiezione alternativa, più attendibile, che provava l’inefficacia delle chiusure. Perché, allora, l’ente raccontò solo una parte della storia?Proprio Ioannidis, un mesetto fa, aveva cofirmato un paper che correggeva al ribasso le valutazioni sulla letalità del Sars-Cov-2: spulciando decine di studi di sieroprevalenza, condotti in 38 Paesi diversi, il saggio calcolava che essa era fino a dieci volte inferiore delle stime negli under 40 non vaccinati. E da tre a sei volte minore negli adulti tra 40 e 69 anni. Un recentissimo preprint di tre scienziati tedeschi arriva a conclusioni simili. In Germania, nel 2020, non ci sarebbe stato alcun eccesso di mortalità; al contrario, si sarebbero contate 18.500 dipartite in meno rispetto alle attese. L’extramortalità è invece verificata per l’anno 2021, benché sia più contenuta rispetto alla versione ufficiale. Il nodo sta nel distinguere chi perde la vita a causa del virus dai defunti semplicemente positivi al test molecolare. Eppure, come notano gli autori della ricerca, i numeri gonfiati sono stati essenziali per puntellare «severe misure politiche, sociali ed economiche, attuate in tutto il mondo dalle autorità». Ci troviamo così di fronte a un paradosso. Sul Covid assassino si è basata una narrativa dell’emergenza, fatta di bollettini di guerra, drammatiche immagini dalle terapie intensive, angosciosi cortei di feretri. Naturalmente, ciò non significa che l’emergenza fosse falsa; solo che è stata cavalcata, allo scopo di serrare i ranghi. Di compattare un consenso, generato dalla paura, sui provvedimenti liberticidi più impressionanti dalla scomparsa dei totalitarismi novecenteschi. Stiamo scoprendo che i fondamenti di divieti e serrate, che credevamo oggettivi, in realtà erano molto friabili. E che il problema, semmai, si è manifestato in modo grave e più difficilmente spiegabile dal 2021 in poi: nonostante la combinazione tra vaccinazioni di massa e immunità naturale, nonostante l’arrivo di varianti meno patogene, nonostante lo svuotamento dei reparti Covid e delle rianimazioni, nelle nazioni occidentali si rileva una mortalità anomala. Tuttavia, nessuno sembra granché allarmato. Nessuno manifesta l’intenzione di vederci chiaro. Sì, emergono pezzi di verità: gli interventi dell’attuale premier britannico, Rishi Sunak, che la scorsa estate denunciava le omissioni dei tecnici fautori del lockdown; gli articoli dei quotidiani inglesi sull’epidemia di tumori, scatenata dai ritardi nei controlli e nelle terapie; la curiosa inchiesta di un investigatore del Massachussetts, che ha scandagliato i certificati di morte nello Stato dal 2015 a oggi e ha constatato un aumento, in concomitanza con i mesi delle vaccinazioni, di decessi per disturbi al cuore ed embolie. Quello che manca, però, è un’indagine sistematica, affidabile, gestita dagli organi competenti. Che non possono essere certo Pfizer e Moderna, impegnate a monitorare gli effetti collaterali cardiaci dei vaccini sul lungo periodo. Per la serie: abbiamo chiesto all’oste se il vino è buono.Insomma: come mai tutti tacciono? I vertici della sanità, in Italia, sono troppo impegnati con le tabelle sull’efficacia - scarsa - delle quarte dosi? E i media, dopo l’ondata di voyerismo per i pazienti intubati, non si chiedono perché si continui a morire troppo? Sorge un sospetto. Le vittime, che un tempo erano funzionali agli obiettivi di consolidamento del regime sanitario, ormai sono diventate motivo d’imbarazzo. Vuoi perché rischiano di smontare l’agiografia vaccinale - come sta succedendo negli Usa, dove la Kaiser family foundation s’è accorta che questa non è più la «pandemia dei non vaccinati». Vuoi perché gettano un’ombra sulle fallimentari strategie di contenimento del virus, se non sui profili di sicurezza dei vaccini stessi. Magari è solo malizia. Ma forse, se esistesse un macabro «campionato» dei morti, alcuni morti finirebbero nella serie B.
Silvio Berlusconi (Getty Images)