2020-05-08
Spadafora fa melina e lascia il calcio ancora senza pallone
Vincenzo Spadafora ( Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images)
Ennesimo vertice inconcludente sulla Serie A. La Lega Pro alza bandiera bianca: non si riprende. Il Monza di Silvio Berlusconi va in B.«Invece di dare risposte hanno fatto domande». Ancora uno 0-0 nella sfida tra Federcalcio e Comitato tecnico scientifico, vale a dire fra chi vuole far ripartire il mondo del pallone e chi vuole mandarlo in terapia intensiva fino a settembre con il rischio di un collasso economico. Nella riunione di ieri gli esperti del ministero della Salute hanno fatto catenaccio, tirando la palla in tribuna su due temi specifici: il numero di tamponi da effettuare sui calciatori e la procedura dei club di Serie A e B nel caso di un giocatore positivo. Sono argomenti decisivi e gli interlocutori non trovano un punto d'incontro da un mese. Da una parte il protocollo dei medici sportivi prevede controlli preventivi a tappeto in ogni fase degli allenamenti, verifiche prima e dopo le partite, e in caso di positività isolamento immediato del calciatore e tamponi al resto della squadra. Dall'altra il Cts continua ad alzare l'asticella, anche preoccupato da casi come quello della Fiorentina, dove ieri sono stati trovati positivi tre giocatori (asintomatici) e tre medici dello staff. Il comitato sarebbe propenso a fermare di nuovo tutto al primo contagiato e chiede tamponi in numero esorbitante, per poi sottolineare che verrebbero sottratti ai cittadini e trasformare il confronto in una sottile denuncia di ingiustizia sociale. È stato anche detto dai rappresentanti scientifici del governo che i tamponi dovrebbero essere processati con urgenza e che la mancanza di disponibilità potrebbe creare problemi soprattutto in Lombardia. Bizzarra convinzione perché è la regione che ne ha effettuati di più in assoluto ed è dotata del maggior numero di laboratori a supporto. La sensazione è sempre quella di una volontà degli uomini di scienza a chiudere, di un'accidia anticalcio con retrogusto ideologico, tesa a una strategia dilatoria fino ad arrivare a un punto di non ritorno. Un effetto è stato ottenuto: la Lega Pro ha alzato bandiera bianca e ha chiesto al consiglio federale lo stop definito con classifiche congelate. Vicenza, Reggina e il Monza di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani salgono in B. La quarta dovrebbe essere il Carpi. La delegazione guidata dal presidente federale Gabriele Gravina spera di poter ripartire con gli allenamenti collettivi il 18 maggio e con le partite entro il 10 giugno. I risultati del summit saranno riportati al ministro della Salute, Roberto Speranza, che prenderà la decisione di dare l'eventuale fischio d'inizio in sintonia con il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. E con la supervisione del premier, Giuseppe Conte, il quale sembra deciso a entrare in gioco per non mandare in liquidazione un movimento da 5 miliardi l'anno.Dopo il vertice, Spadafora è intervenuto su Facebook mostrando un certo ottimismo in controtendenza rispetto al mood «chiudiamo tutto» che ha caratterizzato finora il suo operato. «So che c'è stato un confronto molto approfondito, il Cts stenderà una valutazione. Mi auguro che le questioni problematiche si siano risolte e che il 18 possano riprendere gli allenamenti di squadra non solo nel calcio ma anche in tutte le altre discipline sportive. Tutto ciò compatibilmente all'evoluzione nei prossimi dieci giorni dell'emergenza sanitaria». Il ministro Signornò deve avere soppesato due novità: l'idea di Conte di commissariarlo e le ripartenze annunciate in mezza Europa. La Bundesliga (con la benedizione di Angela Merkel) e il campionato polacco ricominciano entro fine maggio, la Premier league ha fissato l'8 giugno, in Spagna c'è l'intenzione di riaprire il 13 giugno. Volontà positive che tengono conto sia dell'evoluzione epidemiologica, sia delle enormi implicazioni economiche. Perfino la Francia, che aveva chiuso tutto in gran fretta (anche perché Canal Plus aveva bloccato i pagamenti dei diritti tv di aprile) ci sta ripensando. Ieri il presidente del Lione, Jean Michel Aulas, ha detto: «Siamo sulla strada sbagliata, ma forse non è troppo tardi provare a immaginare una svolta coerente. Lo stop può costare centinaia di milioni al calcio francese».Se in pubblico Spadafora si sta ammorbidendo, nelle trattative criptate è molto meno malleabile. Secondo alcuni presidenti sta provando a spaccare il fronte e continua a trincerarsi dietro la frase «non sono io a voler fermare il campionato ma gli italiani, il 64% non vuole la ripresa, lo dice un sondaggio. Però io non guardo i sondaggi». In realtà la coperta di Linus del ministro è corta, il sondaggio di Comin&Partners è del 25 aprile, effettuato su un campione di sole 1.000 persone (gli appassionati censiti sono 33 milioni), metà delle quali non tifose. Motivazione del no: «Pericolo sanitario». In presenza di protocolli di sicurezza avrebbero risposto in modo ben diverso. Usando la stessa malizia, il 70% degli interpellati sostiene che «durante la quarantena il pallone mi è mancato».
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