2020-04-23
Spadafora applica lo schema Conte: non si decide nulla manco sul calcio
Vincenzo Spadafora (Ansa)
Il ministro è possibilista sulla ripresa degli allenamenti, però per i campionati «si vedrà». Tratta la Serie A come gli amatori. Sta trattando Cristiano Ronaldo come un corridore della domenica, sta chiedendo a Zlatan Ibrahimovic di allenarsi attorno al palazzo e non più di 20 minuti come Ugo Fantozzi. Il ministro allo Sport Vincenzo Spadafora cammina sulla linea del fuorigioco, incapace di distinguere un professionista da un amatore del jogging al parco Sempione o a villa Borghese. Alla Federcalcio che gli chiede di poter ripartire per non perdere un altro miliardino, salvaguardando la salute degli atleti, risponde con noncuranza: «Nei prossimi giorni decideremo la ripresa graduale degli allenamenti, quanto ai campionati si valuterà con il comitato tecnico scientifico. Il riavvio va spinto, ma anche tutelato». La classica palla in tribuna.Allenamenti forse, partite a porte chiuse chissà. Come se avesse di fronte un immenso oratorio e non professionisti che si allenano con il preciso scopo di giocare ai massimi livelli. Più facile la ripresa dopo il 4 maggio per gli sport individuali, quindi per Federica Pellegrini e Filippo Tortu. Il ministro non ha alcuna voglia di prendere decisioni, come molti suoi colleghi del governo giallorosso che in questi 40 giorni hanno preferito delegarle alle 15 task force, messe in piedi per tenere un distanziamento sociale dalle responsabilità. Lo si intuisce da un dettaglio significativo: la dichiarazione non esce dall'incontro con i rappresentanti del pallone ma dal question time del Senato. «La ripartenza è necessaria in considerazione non solo del valore economico ma anche di quello sociale dello sport», sottolinea come principio, poi non va un millimetro oltre. Se fosse una gara di salto in lungo sarebbero tre nulli.Nella videoconferenza di due ore con il gotha del pallone non succede nulla se non il palleggio sul posto di Spadafora. Dopo aver ascoltato Gabriele Gravina (presidente Federcalcio), Cosimo Sibilia (vice), i presidenti delle tre leghe di A, B e LegaPro, Damiano Tommasi per i calciatori, Marcello Nicchi per gli arbitri, Renzo Ulivieri per gli allenatori e i medici Paolo Zeppilli e Maurizio Casasco, il ministro del Movimento 5 stelle stila una lettera dorotea con la quale spiega che «nei prossimi giorni, dopo un confronto con il ministro della Salute e il comitato tecnico scientifico, emaneremo le disposizioni aggiornate in merito alla possibilità e alle modalità d'una ripartenza degli allenamenti nella massima sicurezza per atleti e tecnici». Così la Serie A della compattezza ritrovata («Vogliamo tornare in campo») in nome della sicurezza, della regolarità della stagione e del business, rimane con un pugno di mosche in mano. Il tempo che per Spadafora è una variabile secondaria, per il sistema calcio è fondamentale e gioca contro. Difficile che un politico impegnato nella melina lo comprenda, ma l'atteggiamento è illuminante se trasferito a molti altri campi (di sicuro più determinanti) dell'emergenza. La stessa flemma ha accompagnato l'esecutivo nella reazione strategica al coronavirus, nell'approvvigionamento di mascherine e respiratori polmonari, nella mancata zona rossa a Bergamo e nel far decollare l'helicopter money, rimasto ingloriosamente a terra. Con un'aulica metafora, girano solo le pale.Quello di fastidio represso è il sentimento comune (per una volta spontaneo) a tutti i presidenti. Da quelli con gli scarpini nel bagagliaio della limousine come Claudio Lotito e Aurelio De Laurentiis a quelli più scettici come Massimo Cellino, Steven Zhang e Urbano Cairo. Quest'ultimo, dopo aver visto i report di vendita della sua Gazzetta dello Sport nei weekend senza calcio, sta peraltro cambiando velocemente idea. Tutti fermi senza certezze mentre i calciatori tornano alla base per la ripartenza e mentre sull'ipotetica stagione estiva del pallone aleggiano quesiti non secondari. La Lega li ha messi sul tavolo della Federcalcio e sono fondamentalmente quattro.Il primo è legale. In ottemperanza all'obbligo di ripresa degli allenamenti per la prosecuzione del calendario su chi incombe la responsabilità patrimoniale e penale in caso di contagio degli atleti? Il secondo e il terzo quesito sono sanitari: in caso di nuovo contagio di un calciatore scatterà l'obbligo di quarantena per tutta la squadra? Quali saranno le conseguenze sul campionato? Il quarto è normativo: come ci si pone di fronte a contratti che scadono il 30 giugno 2020 (i cosiddetti prestiti o le scadenze naturali)? Urgono strumenti di proroga che, considerati gli intrecci di calciomercato in essere, vanno concordati con le federazioni straniere.La ripresa, sollecitata anche dall'Uefa, risolverebbe il problema della classifica. Con una graduatoria congelata e uno scudetto non assegnato (anche la Juventus è d'accordo) andrebbero in Champions league Juventus, Lazio, Inter e Atalanta. Ma a far sorgere dubbi c'è una frase dell'esecutivo europeo che prevede l'inserimento del ranking Uefa fra gli elementi di valutazione. In questo caso Inter e Atalanta potrebbero essere penalizzate a favore di Roma e Napoli. Si prevedono uragani mediatici, meglio attendere le pennichelle di Spadafora e prendere atto della ricetta del virologo Lotito per schiantare il virus. «Un grammo di vitamina C e D al giorno per tre mesi, aglio per la pressione bassa e cioccolata per stimolare il cuore». L'ayatollah Burioni non conferma.