2024-04-11
Soumahoro, Colle, vescovi: tutti al Ramadan
Aboubakar Soumahoro (Ansa)
l deputato con gli stivali presenta una legge per trasformalo in festivo. Sergio Mattarella e Matteo Zuppi omaggiano l’islam. Intanto l’Europarlamento approva un patto sui migranti che riesce a scontentare chiunque: dalla Lega alle Ong.Fortunatamente si è schierato anche Aboubakar Soumahoro. Di questi tempi, l’endorsement del deputato è una garanzia: se lo dice lui, una buona parte degli italiani sa già che deve pensare l’opposto. È alla luce di questo paradosso che possiamo benedire la sua presa di posizione per rendere festivo il Ramadan in Italia. «Vorrei augurare dal profondo del cuore Eid Al Fitr Mubarak (Buona festa) a tutte le sorelle e a tutti i fratelli musulmani in Italia e nel mondo. Colgo l’occasione per comunicare che ho presentato una proposta di legge per rendere festivo il giorno dopo la fine del Ramadan, la festa di Eid Al Fit», ha scritto il parlamentare eletto con Verdi e Sinistra e attualmente finito nel gruppo Misto dopo le ben note vicende di cronaca che hanno riguardato i suoi parenti. Per Soumahoro, «oltre a rispettare i principi della laicità dello Stato e della pluralità religiosa previsti dalla Costituzione», il Ramadan festivo sarebbe «un modo concreto per riconoscere, aggiornare, adattare e armonizzare le leggi del nostro Paese con la realtà attuale e rinnovata. Infatti, l’Italia è cambiata, arricchendosi di pluralità, anche dal punto di vista religioso». Non volendo, il nostro affezionatissimo ha in realtà colto il punto essenziale. La polemica strettamente religiosa sul Ramadan rischia infatti di essere astratta e triviale se sganciata dal «cambiamento» reale della società di cui essa è sintomo. È la sostituzione di popolo, il problema scottante, la cui realtà è candidamente ammessa da Soumahoro, seppur pudicamente spacciata per «cambiamento arricchente». Ma, appunto, la goffaggine e l’impresentabilità del deputato di origini ivoriano bastano da sole a disinnescare la sua stessa proposta. Venato di un significato politico ben più sottile è invece il messaggio mandato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «In occasione della fine del mese di Ramadan rivolgo un cordiale augurio ai concittadini e agli ospiti che professano la fede islamica in Italia», ha detto l’inquilino del Quirinale, aggiungendo: «La Costituzione ci ricorda che tutte le confessioni religiose sono libere davanti alla legge, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano». Chissà se contrasta con l’ordinamento giuridico italiano la foto di fine Ramadan che rimbalza sui social dal quartiere Esquilino di Roma, che vede decine di fedeli che pregano all’aperto, su tappeti e lenzuoli stesi a terra, e qualche donna relegata più indietro, in una specie di recinto, lontano dagli occhi maschili. Lungi da noi giudicare diverse sensibilità culturali, ma se si trattasse di italiani, per molto meno ci beccheremmo un monito del Quirinale o, salendo la gerarchia delle fonti, un altro film di Paola Cortellesi. Certo, nel seguito del messaggio Mattarella ricorda l’importanza di «mutuo rispetto» e «responsabilità condivisa», come a dire che magari qualche piccolo sforzo si impone anche agli amici musulmani. Ma il richiamo alla Costituzione non suona del tutto anodino se calato nel suo contesto politico. Che è quello che ha già visto Mattarella scrivere alla scuola Iqbal Masih di Pioltello, nel Milanese, che ha deciso di chiudere per la festività islamica, proprio mentre il centrodestra polemizzava con la scelta. Stesso copione, del resto, seguito sul tema dei manganelli o di Ilaria Salis: nessuna polemica diretta con il governo, ma continue prese di posizione oblique al momento giusto. Ieri, peraltro, davanti ai cancelli della scuola di Pioltello chiusa c’erano diversi genitori a protestare, ponendo anche problemi di ordine strettamente pratico: «Non trovo giusto far saltare un ponte programmato da inizio anno, quello del primo maggio, per inserire questa giornata in cui noi lavoriamo tutti. Per stare a casa oggi ho dovuto chiedere questa settimana di ferie e rinunciare a quella di fine aprile e inizio maggio, dove la mia famiglia sarà invece a casa», ha raccontato una mamma, secondo quanto riportato dal Giorno.Quando non si mette in mezzo il Quirinale, del resto, ci pensano altri poteri. È accaduto a Turbigo, sempre vicino Milano, dove è intervenuto il prefetto contro il Comune, guidato dal sindaco di Fratelli d’Italia Fabrizio Allevi, che intendeva negare spazi comunali a un’associazione islamica che intendeva celebrare la fine del Ramadan. Alla fine il campo sportivo comunale è stato concesso e ieri la festa si è regolarmente tenuta. E ha partecipato anche il parroco, che ha portato pure il saluto dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Il quale, non contento, ha voluto anche inviare un messaggio a «fratelli e sorelle musulmani» in cui si è mostrato particolarmente entusiasta della coincidenza temporale tra Quaresima e fine del Ramadan. A Catania, l’arcivescovo Luigi Renna si è direttamente recato in moschea. Per eccesso di zelo, a Bologna, l’arcivescovo Matteo Zuppi ha inviato alla comunità islamica il suo «kull ‘am wa-antum bi-khayr». Intanto, ieri, da Torino a Napoli, migliaia di fedeli musulmani hanno celebrato la ricorrenza religiosa. Nel capoluogo campano la comunità pakistana ha pregato in piazza del Plebiscito. Prima del rito l’imam della mosche dei Quartieri spagnoli ha commentato la proposta di chiudere le scuole in questa ricorrenza. «Anche se non siamo stati noi a chiederlo, è una decisione che comunque accogliamo con gioia come indice di grande sensibilità e di rispetto reciproco». Uno dei presenti si è fatto notare per la maglia di Diego Armando Maradona. E se il Ramadan festivo non l’hanno chiesto loro, allora sarà stata la «mano de Dios». Ora sappiamo pure quale.
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