2024-02-02
Sopralluogo pure al Meyer di Firenze. Si allarga lo scandalo dei bimbi trans
La struttura più adatta agli adolescenti che vogliono cambiare sesso è proprio l’ospedale specializzato in neuropsichiatria infantile. Ma il Careggi, anziché reindirizzare lì i pazienti, procedeva con i farmaci.Il Careggi, azienda ospedaliera integrata con l’Università degli Studi di Firenze, somministra un farmaco che blocca la pubertà a pazienti che «hanno intorno agli 11 anni», come ha dichiarato al Corriere della Sera l’endocrinologa Alessandra Fisher. E il neuropsichiatra infantile si fa vedere una sola volta al mese. Già queste due notizie devono allarmare ogni persona di buon senso, e meno male che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha fatto ispezionare il reparto che tratta la disforia di genere all’edificio Cubo del policlinico. In attesa di conoscere l’esito di quel controllo, sarebbe interessante capire come mai bambini, che soffrirebbero per sentirsi con un’identità di genere diversa dal proprio sesso, non vengono presi in carica all’ospedale Meyer. Centro di eccellenza pediatrica, «è anche l’unico riferimento in Toscana per la psichiatria dell’infanzia e adolescenza, con alcuni dei migliori specialisti in campo nazionale», fa notare il consigliere regionale di Fdi, Diego Petrucci, ancora in attesa di una risposta alla sua interrogazione. Perché dei giovanissimi devono iniziare un trattamento farmacologico con la triptorelina, una molecola sintetica che - se somministrata in modo prolungato - inibisce l’ormone che regola le funzioni testicolare e ovarica, in un centro dove non c’è un neuropsichiatra infantile? L’Aifa nel 2019 ne ha autorizzato l’utilizzo off label, in casi selezionati di disforia di genere «con diagnosi confermata da una équipe multidisciplinare e specialistica, composta da specialista in neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, endocrinologia pediatrica, psicologia dell’età evolutiva e bioetica». Se al Careggi il neuropsichiatra infantile visita una sola volta nell’arco di 30 giorni, quali percorsi si stanno seguendo? Ad Alessandra Arachi del Corriere, la mamma di una ragazza che voleva cambiar sesso ha raccontato che «le dottoresse del reparto di Careggi hanno consigliato a sua figlia di prendere il testosterone dopo appena due sedute psicologiche, una di queste online». Troppo poche, senza psicoterapia non si può dare a delle creature la triptorelina ogni 28 giorni, fino ai 16 anni. L’Aifa indica come inizio trattamento lo «stadio puberale secondo Tanner 2-3», cioè tra 9,3 e 12,2 anni e tra 12,2 e 14,8 anni. «Pazzesco», tuona l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, che aveva scritto al ministro Schillaci, «sappiamo benissimo che quasi la totalità dei piccoli superano il momento disforico con la terapia psicologica».La Regione Toscana, rispondendo alle interrogazioni del senatore Maurizio Gasparri e del consigliere regionale Marco Stella, entrambi di Forza Italia, ha dichiarato che i pazienti con disforia di genere presi in carico hanno in media 15,2 anni. Il Careggi ha ammesso che sono intorno agli 11 anni, un’età a dir poco sconvolgente per decidere di bloccare lo sviluppo puberale fino a circa 4 anni. Quale team di esperti valuta la somministrazione di un farmaco carente di studi clinici e di follow-up a lungo termine? «Mi risulta che lo scorso anno fossero 86 bambini in trattamento», rivela Petrucci. Ieri, il sito del Careggi è rimasto non accessibile per un paio d’ore. Terminato il «disguido tecnico», l’équipe «Incongruenza/disforia di genere e stati intersessuali in età evolutiva e adulta», che fa capo all’Unità di incongruenza di genere, diretto dalla professoressa Linda Vignozzi, risultava composto dall’endocrinologa Alessandra D. Fisher, dalla psicologa e psicoterapeuta Jiska Ristori e da Giovanni Castellini, professore associato di psichiatria (non infantile) dell’università di Firenze. Viene dichiarato che il team «lavora in stretta collaborazione con tutte le figure professionali che possono essere coinvolte nel percorso». Curioso, però, che sia nel 2018, sia nel 2019, i finanziamenti di complessivi 47.000 euro per i progetti di ricerca «Disforia di genere in età evolutiva: impatto psico-emozionale dell’individuo e nella famiglia», siano stati assegnati a esperti del dipartimento universitario di neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino, che ha sede presso l’ospedale pediatrico Meyer. Non a ricercatori del Careggi. Dove, il 14 ottobre del 2021, due fratelli di nome Giulio e Guido cambiarono di sesso. Il giorno del loro diciottesimo compleanno, erano diventati Giulia e Gaia, a 23 anni completarono la trasformazione a base di massicce dosi di ormoni con un intervento di ricostruzione sessuale. Il Careggi si è sempre attivato per promuovere il diritto al cambio di sesso, anche con seminari come quello online dello scorso luglio promosso dall’università di Firenze per affrontare «sotto il profilo scientifico il percorso delle persone transgender nell’affermare il genere in cui si riconoscono». Guarda caso, c’erano Jiska Ristori, Alessandra Fisher, Giovanni Castellini (il suo contributo riguardava «Il peso della transfobia»), mentre le conclusioni erano affidate a Linda Vignozzi. Il gender gestito in modo scientifico per una battaglia ideologica sulla pelle dei bambini? «Ci auguriamo proprio che non sia così», commenta Petrucci, che ieri in un sopralluogo al Meyer programmato da tempo ha raccolto un forte malcontento dei medici per la gestione in altra sede della disforia. Intanto, dal ministero della Salute fanno sapere che è ancora in corso la valutazione di tutti gli elementi e i documenti acquisiti durante l’ispezione dei giorni scorsi.
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