2020-10-30
Sono terroristi islamici, ma non si può dire
Emmanuel Macron e Sergio Mattarella (Ansa)
Anche davanti alla strage di Nizza si alza il velo del politicamente corretto. Sergio Mattarella scrive a Emmanuel Macron che l'Italia condanna il fanatismo di «qualsivoglia matrice», come se non fosse chiara. E a sinistra, nessuno riesce a parlare di musulmani.Come si può pensare di affrontare - e magari sconfiggere - un nemico di cui non si è capito nulla? Vale la pena di chiederselo mentre, per l'ennesima volta, scorrono davanti agli occhi le immagini della violenza jihadista nel cuore dell'Europa. I politici si sono precipitati a diffondere frasi addolorate, ma basta scorrerle per rendersi conto che la maggior parte di costoro non è ancora riuscita - dopo anni - a comprendere la vera natura degli assassini e le motivazioni per cui ci attaccano. Partiamo dall'alto, dal presidente della Repubblica. Sergio Mattarella ha inviato a Emmanuel Macron un messaggio in cui, dopo le rituali espressioni di cordoglio: «Nel condannare quest'ulteriore, deplorevole gesto di violenza, manteniamo ferma la determinazione nel contrastare il fanatismo di qualsivoglia matrice, a difesa di quei principi di tolleranza che costituiscono il tessuto connettivo delle nostre società democratiche». Ma come «qualsivoglia matrice»? Per quale motivo non si riesce a dire che la «matrice» è islamica? Tale livello di negazione della realtà è paragonabile soltanto a quello mostrato da Enrico Letta, che su Twitter scrive: «Quel che sta succedendo è raccapricciante. Sono dei pazzi che vanno fermati». No, purtroppo non sono dei pazzi. Sono soldati al servizio di un culto perverso. Letta, che ama presentarsi come studioso, farebbe bene a dare un'occhiata a ciò che scrive Christopher Coker, illustre professore della London school of economics. In un bel libro intitolato Lo scontro degli Stati-civiltà (Fazi) egli spiega che le civiltà esistono eccome, e che la nostra oggi «è chiamata a lottare per la propria sopravvivenza, precisamente nel momento in cui il mondo non occidentale, intuendo che l'Occidente è in declino, sta riscoprendo i propri valori culturali, e in cui gli intellettuali occidentali si chiedono se sia eticamente accettabile parlare di civiltà». Non solo le civiltà esistono: esse si scontrano a vari livelli. Il problema è che, dalle nostre parti, in troppi non hanno capito perché alcuni fanatici rappresentanti della civiltà islamica ci stiano attaccando. Torniamo per un attimo alle dichiarazioni dei politici: più o meno, quelle provenienti dall'area progressista (quella culturalmente dominante a livello internazionale) sono tutte identiche. Dice il presidente della Camera, Roberto Fico: «Contro il terrorismo dobbiamo essere capaci di unirci come comunità, rispondendo con fermezza e affermando i nostri valori». I nostri valori? Ma quali sarebbero, esattamente? Sentiamo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Il vile attacco che si è consumato a Nizza non scalfisce il fronte comune a difesa dei valori di libertà e pace». E ora l'opinione del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: «Siamo e saremo sempre al fianco della Francia in difesa dei nostri valori comuni di libertà e democrazia». Ah, giusto: i nostri valori sarebbero libertà e democrazia. Ai quali va aggiunta, secondo i più, la «laicità». Ecco a tal proposito il pensiero di Monica Cirinnà del Pd: «La difesa della laicità e delle libertà individuali sono i fondamenti dello Stato e delle democrazie occidentali. Quanto accaduto in Francia è un attacco ai nostri valori più profondi». Stesse note suona Ivan Scalfarotto di Italia Viva: «Vicino con il cuore alla Francia e a tutti i francesi e ai valori di libertà e di laicità del grande Paese nostro vicino e fratello». Ancora Tommaso Nannicini, del Pd: «I valori di libertà, fraternità, uguaglianza e laicità prevarranno sempre sul fondamentalismo e sul terrore». E il suo collega Andrea Marcucci: «Laicità dello stato e libertà individuali sono il nostro faro. I fanatici non ce la faranno mai». Tocca poi a Valeria Fedeli: «Solidarietà alla Francia e piena vicinanza nella lotta contro ogni forma di estremismo, per la laicità dello Stato e la libertà di tutte e tutti».Rifletteteci bene. Un uomo che grida Allah akbar entra in una chiesa e fa strage: a voi sembra un pazzo? Vi sembra un terrorista di «qualsivoglia matrice»? Soprattutto: vi sembra che stia attentando ai valori di democrazia e laicità? Forse non è chiaro ai rappresentanti delle istituzioni che i jihadisti non ci attaccano perché «siamo laici», ma perché ci considerano infedeli. Sì, certo, si scatenano per le vignette di Charlie Hebdo, ma nei loro comunicati, nella loro pubblicistica ci dipingono tutti come crociati. È la civiltà cristiana che stanno attaccando, non quella «liberale». Non a caso hanno a ripetizione minacciato di distruggere il Vaticano, nel 2016 fecero irruzione in un'altra chiesa in Normandia e uccisero un sacerdote, Jacques Hamel. È un terribile paradosso: i cristiani vengono massacrati anche in virtù delle pagine satiriche di un giornale totalmente ateo, che gli stessi cristiani li fustiga ogni settimana da anni.Si discute di leggi contro l'omotransfobia e l'islamofobia, eppure nemmeno dinnanzi a manifestazioni mostruose e plateali come quelle viste in Francia si riesce a parlare di odio anticristiano. I soldati di Allah continuano ad ammazzare gente per contrastare una fede e una cultura che l'Europa per prima rinnega e svilisce. «In Francia, quella cristiana è, secondo i dati del ministro degli Interni, la religione più perseguitata con centinaia di casi di attacchi a luoghi o persone nel solo 2019», nota il leghista Lorenzo Fontana, autore di «una proposta di legge contro la cristianofobia e un ordine del giorno per impegnare il governo a occuparsi delle discriminazioni anti cristiane e di costituire un osservatorio italiano ed europeo sulla cristianofobia». Servirebbe, una legge del genere. Ma servirebbe anche che qualcuno, ogni tanto, si limitasse a osservare la realtà: uccidere una signora di 70 anni dentro una chiesa è odio anticristiano. È un attacco alla civiltà che i jihadisti identificano con la croce. Se continuiamo a negarlo non riusciremo mai ad affrontare i nemici che ci attaccano. Anzi, continueremo ad aiutarli come abbiamo fatto fino a oggi.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)