2020-09-03
«Sono in Italia i 10 miliardi di euro degli eredi dello scià di Persia»
I nipoti della regina Soraya volevano trasferire i fondi dalla Svizzera a San Marino con un tir carico di banconote, ma il piccolo Stato del Titano ha rifiutato l'offerta. Il mistero dei passaporti diplomatici.Un camion con dieci miliardi di euro (ma c'è chi parla di una cifra molto superiore) in banconote da 500 era pronto a partire dalla Svizzera con destinazione San Marino. Il prezioso carico doveva giungere nella piccola Repubblica non appena i suoi proprietari, i discendenti dello scià di Persia, avessero ottenuto passaporti diplomatici, cittadinanza e protezione. Potrebbe sembrare il capitolo di un romanzo di Frederick Forsyth ed è, invece, la vicenda che emerge da alcuni esposti presentati presso il Tribunale del Monte Titano e che Panorama ha rivelato nel numero in edicola.Nell'estate 2019 la segretaria di Stato per le finanze Eva Guidi e la presidente della Banca centrale di San Marino Catia Tomasetti ricevono «la proposta indecente» di investimento da 10 miliardi di euro da parte di misteriosi investitori iraniani. Questi non si presentano personalmente, ma si fanno rappresentare da un imprenditore, Andrea Negri, già Gran maestro della Serenissima loggia di San Marino e fondatore nel febbraio del 2020 del movimento politico Indipendenza sammarinese, di cui ha lasciato la presidenza a giugno.Ma leggiamo Panorama: «Inizialmente era partito come progetto di investimento di quadri di grande valore per 500 milioni di euro, per poi diventare un possibile deposito miliardario. A effettuarlo dovevano essere due facoltosi cittadini iraniani, a loro dire, appartenenti “alla famiglia reale". La coppia avrebbe proposto di portare a San Marino soldi depositati presso la banca svizzera Ubs, producendo come prova dell'esistenza del tesoro un “certificato fondi". Se l'accordo fosse andato a buon fine, un camion avrebbe trasferito 20 milioni di banconote da 500 euro impilate in bancali». Il piano prevedeva che i presunti eredi dello scià avrebbero donato 1 miliardo alla nuova, piccola patria e per quattro anni avrebbero devoluto il 30 per cento dei proventi da investimenti alle casse statali, ma in cambio richiedevano per un ristretto gruppo di persone la cittadinanza sammarinese e il passaporto diplomatico irrevocabile.Un mese dopo i primi contatti con il governo, a fine agosto 2019, Negri contatta direttamente la Tomasetti, inviandole questo messaggio Whatsapp: «La disturbo per chiedere un appuntamento riservato possibilmente presso i nostri uffici di Roma per illustrarle il nostro progetto di investimenti a San Marino e gli enormi vantaggi a esso collegati». La presidente fa sapere di non essere disponibile a un colloquio fuori dal territorio sammarinese e segnala la vicenda all'Antiriciclaggio. La stessa cosa ha fatto la Guidi: «Ci tengo a far presente che nel percorso di piena trasparenza e collaborazione internazionale in materia fiscale, finanziaria e dell'antiriciclaggio che ha portato San Marino dopo un lungo lavoro a mettersi in linea coi migliori standard, le proposte ricevute (mostra di quadri celebri prima e deposito di contanti poi) non rivestivano quei caratteri di trasparenza e di sicurezza che devono caratterizzare sia i piccoli che i grandi investimenti».Negri, contattato dalla Verità, conferma la trattativa: «Sì ero il portavoce di questi iraniani. Si trattava di una proposta di trasferimento di fondi depositati in parte presso la Deutsche bank in Germania e in parte presso la Ubs in Svizzera. A fare l'offerta erano due nipoti della famosa regina Soraya». Soraya Esfandiary Bakhtiari, morta a Parigi nel 2001, ha sposato nel 1967 l'ultimo scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi. Il padre di Soraya era stato ambasciatore dell'Iran nella Repubblica federale di Germania. I presunti nipoti, continua Negri, «volevano trasferirsi presso di noi a San Marino e per questo abbiamo preparato un programma che abbiamo consegnato alla Guidi. Era stato messo tutto nero su bianco, compreso ciò che potevano donare a San marino». E perché non se ne fece nulla? «Perché la Guidi mi comunicò che non era interesse dello Stato di San Marino di collaborare con queste persone. E lì è finita la storia. Ed è un peccato, perché avevano dei progetti veramente importanti come quello del museo con alcune delle opere d'arte più importanti al mondo». Si ricorda i nomi di questi presunti mecenati? «No, non me li ricordo. In fondo è passato più di un anno. Comunque le posso dire che, visto che a San Marino li avevano rifiutati, abbiamo portato questi fondi in Italia. Che ottusità! Noi avevamo chiesto al governo di approfondire tutta la questione, avevamo consegnato copia dei passaporti di questi signori, il governo aveva tutto…». Sì, ma pretendevano lasciapassare diplomatici… «Volevano stare tranquilli e quindi volevano avere passaporti diplomatici, la cittadinanza e la protezione personale quando fossero stati a San Marino. In cambio avrebbero regalato un miliardo». Certo la storia avrebbe insospettito chiunque, si parlava di un camion con 10 miliardi in banconote da 500 euro. «I fondi giacenti preso l'Ubs erano in contanti e corrispondevano a quell'importo. Era scritto nei certificati di deposito che sono stati consegnati alla Guidi. E siccome mi sembrava giusto che questa cosa diventasse di dominio pubblico portai i documenti anche all'opposizione, alla Democrazia cristiana di Giancarlo Venturini. Non volevo problemi. E sono stato buon profeta, visto quello che scrivete adesso». Ha letto delle segnalazioni all'Antiriciclaggio e al Tribunale? «Non mi è arrivato nessun avviso di indagine, io non ne so niente».